I Verdi di “Piattaforma Green Synthesis” sulla indicazione del “sito meno inidoneo”

Tutti i nodi vengono al pettine e anche la “questione scorie nucleari” sta trovando il suo naturale epilogo. La responsabilità degli atteggiamenti che hanno caratterizzato le considerazioni delle associazioni ambientaliste, in prima linea Legambiente, ProNatura e Italia Nostra, stanno per scontrarsi con la dura realtà delle nuove definizioni di siti che vanno ad interessare alcune zone del centro Italia. La cosiddetta “Tuscia”, al confine tra Toscana e Lazio, pare la più interessata dalla nuova carta dei siti destinati al confinamento di ciò che resta della storia del “nucleare civile” e di tutti i materiali di origine industriale o ospedaliera interessati da contaminazione nucleare. “Non diciamo sempre no a prescindere” anzi “siamo alla ricerca – insieme alle autorità tecniche e amministrative – del sito meno inidoneo” perchè non è ammissibile che l’Italia non abbia un sito adeguato allo stoccaggio a breve e medio termine di scarti contaminati. I “Verdi” giustamente hanno sposato, non più di sei mesi fa, questa posizione e a tale indicazione ci atteniamo. Dispiace dover leggere su diverse pubblicazioni dell’area centrale italiana rilievi che non dovrebbero essere profferiti, tanto meno da chi si professa “difensore del territorio”. Altiero Grandi già parlamentare DS dell’associazione “Si alle rinnovabili No al nucleare”, per esmpio, si esprime senza problemi nel modo seguente.

“Costruire il deposito delle scorie a Montalto di Castro e nella Tuscia è inaccettabile perchè le caratteristiche socio-economiche della zona soprattutto dopo la bonifica (vocazione agricola specializzata e turismo) e quelle socio-culturali (parco di Vulci, area di Tarquinia, Ansedonia ecc.) obbligano a farsi carico delle condizioni attuali della zona, che non può essere degradata. Così c’è il grave rischio di inquinamento radioattivo delle falde acquifere interne, la cui contaminazione finirebbe con l’inquinare il mare in cui finiscono i corsi d’acqua. La viabilità verrebbe sottoposta a transiti pericolosi per decenni per trasportare le 90.000 tonnellate di scorie radioattive. Transiti pericolosi che costituerebbero una servitù importante sulla viabilità e sempre a rischio di incidenti e attentati. Né si possono dimenticare eventi sismici come quello di Tuscania. Andrebbero ridefinite perfino le modalità di sorvolo della zona del deposito, senza trascurare possibili attentati e quindi un sito di questa natura verrebbe inevitabilmente militarizzato per la fase di costruzione e per la successiva custodia”.  (.1.)

“Le scorie nucleari radioattive sono pericolose, le emissioni e i relativi pericoli sono reali e la gestione dei problemi deve essere all’altezza delle preoccupazioni e dei pericoli e soprattutto non ci può essere una gestione all’insaputa delle popolazioni che ne subirebbero le conseguenze”.  (.1.)

In linea, d’altra parte con decine di Comuni comunali (con le immancabili delibere di “sicura esclusione del nostro territorio” con tanto di presa di  posizione ufficiale della regione Lazio (.2.) . Il presidente Zingaretti ha provato a metterla sul ragionevole evitando toni da crociata, pur segnalando la non idoneità del territorio da lui amministrato a fini di stoccaggio nucleare. Ne ha ricavato insulti e atteggiamenti squadristici che hanno sfruttato l’occasione per pubblicità elettorale di basso livello (.3.).  Lo ribadiamo….unica soluzione l’identificazione del “sito meno inidoneo” per alleggerire la pressione sugli stoccaggi attuali (prevalentemente presso ex centrali nucleari o centri ri ricerca o produzione di combustibile) assolutamente più pericolosi, meno controllati e totalmente fuori dai prìarametri di messa in sicurezza oprevisti dalla normativa UE. Anche qui “staremo a vedere”

.1. http://www.tusciaweb.eu/2021/06/deposito-scorie-nucleari-rischio-si-faccia-nella-tuscia-concreto/

.2. Scorie nucleari nel Lazio, il Consiglio regionale dice no

.3. “Rifiuti radioattivi nella Tuscia, infondate le accuse di Gioventù Nazionale a Zingaretti”

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