1948-1978 e poi… il declino

Che bello ricordare, per chi era presente, i politici del dopoguerra, che si facevano ricucire i paltò sdruciti dalle rispettive mogli.

Che bello ricordare i vari De Gasperi, Nenni, Togliatti ed anche i successivi Fanfani, Moro, Malagodi, La Malfa, che avevano talora un’aria apparentemente ingenua, ma in realtà tante capacità nascoste, e li abbiamo visti all’opera.
Ma questa stagione è purtroppo terminata nel 1978, con la morte straziante di Aldo Moro e, pochi anni più tardi, con quella di Enrico Berlinguer, che, con un possibile “compromesso storico”, avrebbero forse portato l’Italia ad un superiore livello di civiltà. Tutto inutile.
Nenni ha commesso l’errore fatale di passare il testimone ad un rampante Bettino Craxi, il re degli avventurieri, e con la sua coorte di De Michelis, Martelli e gli altri corsari ha portato l’Italia in mari sempre più tempestosi, sempre più lontani da un’etica politica che, nonostante tutto, derivava dalla Resistenza.
E’ inutile stare a fare considerazioni piuttosto ambigue sulla figura di Craxi: io lo vedrei come il padre di un altro avventuriero di alto bordo, cioè il cavalier Silvio Berlusconi, che, dopo aver fatto tanti soldi con l’aiuto implicito/esplicito di Craxi, si è ritrovato quasi senza saperlo padrone del vapore.
Certo, Tangentopoli ha distrutto tanti partiti e ne ha lasciato soltanto uno dal passato, quel Partito Comunista che, progressivamente, si è imbastardito con le direzioni di Ochetto, D’Alema e Veltroni, per poi intrecciare piante e fiori dei vari Rutelli e Prodi, quest’ultimo distruttore dell’industria pubblica.
Berlusconi ne ha fatte di tutti i i colori, in nome di un presunto liberalismo si è alleato con i neofascisti e con la Lega di Umberto Bossi, ed ha portato avanti la sua politica sfrenatamente liberista, ma ad uso personale.
E così di anno in anno siamo arrivati al 2008, all’anno della crisi da cui l’Italia non è mai uscita, per poi ritrovarsi, come sappiamo, dentro la micidiale minaccia del Coronavirus.
Nel frattempo, dal 2008 in avanti, sono apparsi personaggi degni di un Teatro delle marionette, con un riapparire di una Destra rappresentata dalla Lega del Gran Turco Salvini, figlio prima di Umberto e poi di Benito, mentre la Piccola Anguria romana rilanciava slogan dannunziani, ma con molto minor vigore poetico.
Il cavalier Berlusconi, imbalsamato nei suoi vestiti firmati Saraceni, si rivolge ad un pubblico sempre più scalcinato, accompagnato soltanto dalle sue “girls”.
Il PD, che si arroga il titolo di partito di Sinistra, è guidato da personaggi grigi e tristi, ed il nuovo segretario, inerte e ripetitivo, ha soltanto una cosa che lo salva: il cognome Montalbano.
Il Mastro Ciliegia di Firenze dà vivacità alla farsa, esibendosi in una serie di contraddittori, fini a se stessi. Inutile parlare dei Grilli parlanti e dei Vesuviani, che semplicemente non esistono.
Questo è il panorama dell’Italia al tempo del Coronavirus: un’Italia che non soltanto si allontana sempre più dall’Europa, ma che si allontana anche da se stessa, in un movimento centrifugo di tutte le regioni da una Roma sempre più lontana e sconclusionata, incapace di comprendere le ragioni e le regioni produttive ed avvitata su se stessa, come del resto da centocinquanta anni.
Girgio Penzo

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