“Ambiente & Lavoro” secondo il ‘Laboratorio Synthesis’ una opportunità per il futuro

In occasione del Congresso 2022 della Camera del Lavoro della provincia di Alessandria si è distribuito un documento riportante  il significativo titolo “ Non c’è più tempo” in cui, oltre che ripetere refrain ben noti e che posso stanno incidendo nonostante le varie COP, prova a affrontare concretamente questioni che riguardano sia il Lavoro che l’ambiente. Vediamo di che si tratta.

La “Piattaforma LABORATORIO SYNTHESIS” uno spazio di discussione e approfondimento per tutti coloro i quali ritengono importante una sintesi  positiva tra necessità dell’Ambiente e del Lavoro

La “Piattaforma LABORATORIO SYNTHESIS” nasce dall’esigenza di dare voce a tutti coloro i quali (cittadine e cittadini) si sentono in qualche modo vicini allo spirito vero dell’ambientalismo positivo  delle origini, quello che ha portato Alexander Langer a farne parte prima e a suggerirne le correzioni necessarie per migliorare e fare proposte credibili e adeguate ai tempi.

Uno “spazio di discussione libero, aperto” con le rappresentanze migliori del centro-sinistra in politica e del miglior sindacalismo come riferimento, interessante anche per chi opera nel quadro del rinnovamento della società, delle modalità di lavoro, della cultura, dell’arte, dell’istruzione, della medicina, del commercio in modo democratico, inclusivo, rispettoso dei dettami della nostra Costituzione Repubblicana e dei principi fondati sulla Lotta della Resistenza.

Una “palestra di vita e di positività” che vede impegnati amici, sostenitori e aderenti, con il solo scopo di contribuire ad approfondire temi, riannodare fili (eventualmente) spezzati, creando le premesse per grandi affermazioni di chi crede nella necessità di una inversione radicale dei criteri fondanti l’attuale modello di sviluppo.

E’ proprio Alexander Langer nell’articolo I verdi e la sinistra (1985) ad analizzare con lucidità il rapporto tra “verdi” e “rossi”, tra centro e periferie, tra intellettuali e “ruspanti”, interpretando categorie, partiti, politica come strumenti di una mediazione instancabile di  pensiero che si fa “ azione”. Il discorso di fondo dell’articolo sviluppa concetti presenti l’anno successivo nell’introduzione a La politica dei Verdi (F. Capra e C. Spertnak, La politica dei Verdi. Culture e movimenti per cambiare il futuro dell’Europa e dell’America, Feltrinelli, Milano 1986).                                                                                                             L’attualità di questo discorso – tra realismo o fondamentalismo, conservatorismo o progressismo – mette in questione un’utopia “rinchiusa nell’astrattezza intellettuale o ideologica” e suggerisce invece un’apertura alle pratiche, all’esperienza. Individuando la matrice intellettuale e la base sociale del discorso ecologista nelle élite metropolitane, private dal rapporto diretto con la natura, Langer sottolinea come i Verdi possano scegliere “di caratterizzarsi come catalizzatori di una profonda riforma della politica, in nome della vivibilità del presente e del riguardo per le generazioni future o di ricadere nell’ambito dei movimenti effimeri che fanno una loro stagione e irradiano un qualche messaggio, ma poi non riescono a mettere radici durature nel tempo” (dalla citata introduzione del 1986).

Esattamente ciò che si prefigge la “Piattaforma LABORATORIO SYNTHESIS” per poter cambiare paradigma guardando all’esperienza di quelle comunità che resistono allo sviluppo industriale e allo sfruttamento turistico e commerciale per trovare valori, pratiche e relazioni da “conservare”.

Il  pensiero  di Alexander Langer sul rapporto con l’ambiente e tra le persone – oggi emergente nell’importanza della tutela costituzionale dei “beni comuni”– sarà sistematizzato in La conversione ecologica potrà affermarsi soltanto se apparirà socialmente desiderabile (1994). Qui come in altri scritti degli anni ’90, il motto olimpico citius, fortius, altius (più veloce, più forte, più alto) – che già negli anni ’80 Langer usava per caratterizzare la società capitalista – viene rovesciato in lentius, profundius, suavius (più lento, più profondo, più dolce) per attuare una conversione ecologica individuale e sociale e poter costruire un benessere reale basato sulla qualità anziché sulla quantità.

 

A questi insegnamenti di libertà, concretezza, democrazia e apertura intellettuale, intende attenersi la “Piattaforma LABORATORIO SYNTHESIS”.

Quasi quarant’anni fa, Langer affermava infatti che lo “sviluppo sostenibile” poteva “sembrare la magica quadratura del cerchio, ma non era altro che la legittimazione di un nuovo ordine mondiale in cui i paesi del Sud dovevano imparare a usare le risorse con più parsimonia e razionalità, per permettere a quelli del Nord di mantenere il proprio stile di vita.” Per “ Laboratorio Synthesis” come per  Langer, invece, una crescita più umana, intesa come coscienza condivisa, sceglie modelli desiderabili, eco-logici o eco-nomici (etimologicamente normativi del rapporto esseri umani ambiente), intelligenti. Anziché il consenso basato sulla paura – della catastrofe apocalittica, del cambiamento climatico o della pandemia – propone un ethos dell’autolimitazione, della semplicità e, in definitiva, della vivibilità anche nel presente.

Proprio gli obiettivi per cui opera “LABORATORIO SYNTHESIS ”

Un impegno: Cambiare l’Europa

L’Unione Europea ha attraversato diverse crisi a causa dei trattati costitutivi con impianto neoliberista che codificano sostanzialmente una unione economica marcatamente competitiva/autodistruttiva anche all’interno degli stessi Stati della Ue senza prevedere forme di cooperazione e solidarietà tra i membri e senza previsione di difesa  unica con dipendenza assoluta eterodiretta dalla Nato, senza politiche estere unitarie il cui esito si manifesta palesemente con la crisi dei flussi migratori,  con l’afasia sulle crisi geopolitiche in nell’area del Mediterraneo come la guerra continua in un Medio Oriente.

I recentissimi fatti che hanno coinvolti diversi rappresentanti, anche italiani, delle massime organizzazioni dirigenziali dell’Unione ci devono far riflettere. Ci devono imporre maggior rigore nella selezione e nel sostegno delle rappresentanze politiche 8specie se di area progressista) e ci impongono una ancor maggiore capacità di controllo e reazione in caso di illeciti, purtroppo – sempre più spesso – all’ordine del giorno.

Senza una radicale revisione dei trattati vigenti  e senza la modifica dello Statuto della BCE  in senso  keynesiano, il più possibile egualitario – cooperativistico e solidale, che permetta al potere pubblico di prevalere sul potere privato delle  multinazionali, non si potranno avere risultati di qualità. Infatti non si può pensare a una puntuale transizione ecologica, comunque indispensabile nei tempi brevi, prima di incorrere nella catastrofe climatica.

Noi, appartenenti alla “Piattaforma Laboratorio Syntesis”, operiamo in questa prospettiva di cambiamento radicale del modello di economia, moneta e finanza della Ue.

Il nostro potrebbe essere un ruolo importante  che porterà in dote nella Casa europea  un illuminante riferimento, che ci dovrebbe sempre essere di ispirazione.  Si tratta della Costituzione italiana, con Principi fondamentali, laicità dello Stato,  diritti civili, sociali, lavoro e modello economico a trazione  pubblica, di cui si trovano tutti i riferimenti nel titolo terzo della carta Costituzionale (Rapporti economici).

Solo in questa prospettiva potrà essere superata l’endemica crisi economico-finanziaria, sociale e politica già fin d’ora non più in grado di garantire il miglioramento delle condizioni di vita della maggior parte dei cittadini né la pari dignità di ciascuno; una crisi etica, che si manifesta nelle posizioni dissonanti in tema di ospitalità per chi giunge stremato nell’area comunitaria e che presenta le falle di sempre nel rapporto con chi vive in aree povere o pericolose del mondo.

Ma la crisi sanitaria e economica causata dalla pandemia può provocare anche una virtuosa  accelerazione della costruzione degli stati uniti d’Europa e allontanare la crisi degli ultimi anni.

La stessa BCE ha imboccato la strada di politiche monetarie orientate a un modello espansivo. Infatti l’unione europea ha istituito tre fondi che garantiscono risorse importanti per i singoli stati sia come prestiti con tassi di interessi quasi zero sia a fondo perduto per affrontare la crisi.

Si tratta di vere iniziative che vanno nella mutualizzazione del debito che tutti i veri progressisti e ambientalisti devono sostenere e sapere utilizzare nei singoli Stati.

Deve essere avviata una vera e propria revisione e ristrutturazione dei debiti a carico del bilancio dell’Unione (specie di quelli a valenza sociale ed ecologica) prevedendo anche la possibilità della loro cancellazione a fronte della impossibilità della loro restituzione).

Bisognerà prevedere la revisione dei contratti con Nazioni esterne all’Unione Europea che prevedano la vendita o l’utilizzo di materiali bellici di qualunque tipo prodotti all’interno della nazione italiana e dell’intera Unione Europea.

Inoltre, a livello europeo, è necessario che siano stanziati contributi finalizzati alla riconversione dell’industria delle armi.

L’analisi della situazione emergenziale/pandemica ha messo in evidenze le enormi fragilità e contraddizioni del sistema sanitario sia nella sua organizzazione territoriale che ospedaliera.

La Politica deve, quindi, impegnare le proprie energie a ristrutturare il sistema, rilanciando in primo luogo, il Sistema Sanitario Nazionale rispondente a criteri e valori costituzionali che non possono oggi essere più lasciati da parte ma che devono essere attuati.  E’ però necessario ripartire da assunti completamente diversi. Infatti, oggi più che mai nessun sistema economico può sopravvivere senza una sanità forte.

Se in futuro, come ci viene ricordato da più parti, a causa del riscaldamento globale (e il conseguente inquinamento globale) saremo sempre più esposti a pandemie virali, non vi sarà alcun sistema produttivo praticabile o efficiente se non accompagnato da un sistema sanitario pubblico forte, in grado di affrontare le emergenze e curare le persone.

E’ così, quindi, che la SALUTE deve essere riconosciuta come un bene destinato a tutti, e il cui valore va globalmente difeso. Non si può più prescindere dal dare piena applicazione a quanto già indicato nella Costituzione stessa all’art 32.

La sanità deve essere organizzata per rispondere ai bisogni del singolo, in modo organico ed efficiente. In tal senso deve essere dato ancora maggior rilievo ai principi di prevenzione primaria che devono essere fortemente rafforzati nell’ambito della promozione di un ambiente più salubre, fino alla visione delle città più a misura d’uomo, riducendo la concentrazione delle persone.

Le reti sanitarie, ospedaliere e territoriali, devono sviluppare maggiore coordinamento ed interrelazione, e maggior finanziamenti vanno garantiti alla ricerca in ambito sanitario. Non deve essere dimenticato il ruolo fondamentale della Medicina Territoriale che deve essere oggi sviluppata e migliorata, con l’inserimento di nuovi e più efficaci modelli organizzativi assistenziali che prevedano anche altre figure professionali importanti quali l’Infermiere di Comunità.

Infine, e non ultimo, deve essere modificato radicalmente l’approccio al Sistema Sanitario Pubblico, che deve essere valorizzato e reso solido regolamentando anche in modo stretto, l’integrazione tra pubblico e privato, privilegiando assolutamente il Pubblico per il quale devono essere ripensati i modelli di finanziamento che, negli ultimi 10 anni, sono stati fortemente svilenti, concorrendo a depotenziare, smantellare e svilire gli ospedali pubblici a tutto vantaggio dei soggetti di natura privata.

Come pure è necessario porre in essere una riforma del Titolo V della Costituzione, rimettendo l’organizzazione del sistema sanitario a livello centrale, evitando così la realizzazione di tanti sistemi sanitari regionali diversi .

Modello economico neoliberista urgentemente da riformare

Il modello economico neoliberista egemonico della Ue attuale presuppone l’economia totalmente assenza di interventi in campo economico da parte degli Stati e  in nome della libera concorrenza addirittura la Commissione Europea – organo esecutivo – può comminare penalità pecuniarie agli Stati che interferiscono.

La direttiva dell’Unione Europea 2006/123/CE, conosciuta come Direttiva Bolkestein in forza di diritto è adibita a ciò. Inoltre imprese private possono denunciare gli Stati che interferiscono con la loro attività a un tribunale sovranazionale che può sanzionale gli Stati stessi. Per questione emblematica si può citare la causa alla Germania per la dismissione di centrali nucleari da parti di imprese costruttrici. Tutto questo in palese contrasto con il modello economico di cui a titolo terzo citato ella Costituzione italiana.

Inoltre la gabbia in campo economico neoliberista della Ue si chiude avendo gli Stati della Ue assegnato a  “BCE istituzione privata”  le politiche monetarie, privatizzato credito e mercati finanziari senza alcuna possibilità di intervenire. Questa la causa della crisi in atto che persegue ciecamente  questo assioma ideologico neoliberista che vieta  alla mano pubblica di intervenire nell’ambito economia, moneta credito e mercati finanziari.

Assistiamo  in questa fase post-pandemica, che ha accentuato la crisi del modello neoliberista della Ue, l’ingolfarsi delle misure del PNRR adottate  obtorto collo dalla BCE e dalla Commissione europea  sotto spinta del Parlamento Europeo al fine di evitare la dissoluzione della Ue stessa. Urge, pertanto, un processo equilibrato di  tassazione alle multinazionali e alle aziende fantasma inglobate in complessi sistemi di scatole cinesi. Ricordando che un nuovo / vecchio vezzo ricorrente è quello di lucrare ingenti guadagni in Stati “ospite” senza pagare tasse.

Riteniamo in tal senso urgente la modifica dell’attuale impianto regolatorio del WTO in funzione di maggior tutela degli Stati e nel rispetto del principio “dove si opera, dove si guadagna, si espletano fino in fondo le incombenze fiscali e autorizzative”.

Quali politiche industriali 

Nel quadro  di modello economico costituzionale di cui agli artt.41,42,43,44,45,46 il futuro della mobilità, pubblica e privata, non può che essere indirizzato verso un cambiamento che porti a una produzione sempre più sostenibile e che deve tendere sempre più all’elettrico e sempre più imperniato sul trasporto tramite rotaia, se vogliamo davvero ridurre drasticamente l’utilizzo dei combustibili fossili.

Ciò deve avvenire in tempi e modi che tengano in considerazione gli aspetti sociali e del mondo del lavoro che sicuramente sono altrettanto prioritari, tanto quelli di sostenibilità ambientale e di sicurezza sanitaria. Allo stesso tempo devono essere considerati tutti gli aspetti produttivi e di smaltimento al fine che l’intero processo diventi sostenibile.

Purtroppo, 60 anni di politiche pubbliche volte ad incentivare la mobilità su asfalto ci portano a chiedere maggiori incentivi per l’acquisto di mezzi elettrici e forti investimenti sulla rete ferroviaria, nonché per la ricerca tecnologica volta ad una transizione ecologica della logistica.

L’Italia è rimasta indietro rispetto alle altre scelte dei paesi europei… … questo gap è dovuto a diversi fattori: sicuramente il costo della tecnologia rimane molto elevato ma si evidenzia anche una carenza strutturale (ad es. per la rete elettrica di ricarica sulle strade extra-urbane e su tutto il sistema delle autostrade italiane).

Reti autostradali, energia elettrica e gas, monopoli naturali devono ridiventare a gestione pubblica centralizzata o patrimonio delle municipalizzate come un tempo anche in consorzio di Comuni e dare nuovo impulso alla istituzione  Provincia con rappresentanza democraticamente elettiva dei cittadini territorialmente coinvolti specialmente in ambito strade e politiche agricole.

Quadro d’insieme ulteriormente peggiorato dopo la sciagurata scelta operata dalla Russia di Putin di procedere all’invasione della vicina Ukraina, con la conseguenza, oltre che di una escalation non controllata, di una “crisi del gas” che non ha precedenti.

Ciò evidenzia una mancanza dello Stato, nonostante qualche bonus per la mobilità, nello stanziare investimenti seri e strutturali per cambiare radicalmente la logistica e la mobilità in Italia. Sicuramente le mancanze italiane sono state avvallate o supportate da chi investe ancora decine di miliardi di euro sulle energie non rinnovabili. Dobbiamo impegnarci affinchè il sistema industriale si orienti verso la produzione di energie rinnovabili.  Grande importanza deve avere l’agricoltura sostenibile e sociale. Il sistema produttivo agricolo deve essere eco-sostenibile e socialmente più giusto. L’agricoltura sostenibile fa della complessità e della biodiversità il suo punto di forza. È quindi centrale il tema dell’uso dei pesticidi, dei fertilizzanti e del consumo di suolo. Ma sono anche altre le caratteristiche fondamentali: minimizzare emissioni e spostamenti con la produzione a km0, che al tempo stesso garantisce una maggiore qualità del prodotto e più elevata sicurezza alimentare.

L’agricoltura sostenibile deve anche essere sociale. L’agricoltura sociale è una prassi di sviluppo locale sostenibile da un punto di vista sociale, economico ed ecologico.  Costituendo un aspetto dell’agricoltura multifunzionale, può offrire un’ampia gamma di servizi, finalizzata a perseguire il benessere dell’intera cittadinanza in un quadro multiplo di politiche di welfare.  Vanno comunque favorite tutte le iniziative atte a superare l’agricoltura e gli allevamenti di tipo intensivo. I Verdi richiedono infine che i bonus oggi in vigore in materia di ristrutturazione edilizIa siano prorogati per il triennio.

Quali politiche del e per il Lavoro   

Risulta essere fondamentale definire delle soglie di reddito e di salario minimo concordati a livello europeo. La situazione pandemica ha messo in evidenza, tra l’altro, la carenza delle figure professionali da dedicare alle cure sanitarie. Medici, infermieri ed altro personale sanitario sono quotidianamente carenti e non reperibili.  Sono infatti stati reclutati nell’emergenza, ad esempio, Medici non specializzati.

E’ quindi opportuno intervenire in modo concreto sull’intera filiera della formazione e della specializzazione delle figure professionali stesse (e non solo nel campo sanitario), a partire dai percorsi universitari.

Tutto ciò rappresenta sicuramente solo una parte del problema.  Vanno arginate le fuoriuscite di figure professionali, adeguatamente formate e/o ricercatori, indotte dalla ricerca di una collocazione, anche economica, in linea con il mercato internazionale. Ciò deve andare di pari passo con la difesa e l’aumento dei diritti di ognuno. Deve essere considerato prioritario garantire l’elargizione della cassa integrazione legata all’emergenza Covid ma c’è la necessità urgente di una normativa che possa tutelare i nuovi lavoratori della “economia della condivisione” o “sharing economy” o “economia collaborativa”.

Si tratta di un modo diverso di distribuire beni e rispetto al tipico modello di impresa e trarre profitto dallo sfruttamento di asset sottoutilizzati. Gli effetti di questa economia incidono direttamente appunto sul mercato del lavoro. Crescono le possibilità per “arrotondare lo stipendio” o trovare delle piccole opportunità di guadagno, nel tempo libero o full time.  Ma l’aspetto fondamentale è che basandosi sul concetto di utilizzo on demand la forza lavoro nell’economia collaborativa perde ogni punto di riferimento. Pensiamo ai rider di sharing mobility o delle piattaforme di delivery, sono dipendenti? Hanno diritto a un salario minimo? In realtà i tempi morti non vengono pagati. Si tratta, quindi, di un cottimo mascherato che non migliora in alcun modo le condizioni di questi lavoratori che necessitano di contrattazione ad hoc.  Serve un contratto collettivo che preveda diritti, doveri e salari adeguati per questi lavoratori che, ad oggi, sono pagati in realtà a cottimo.

Da mettere in agenda, inoltre, uno sblocco degli aumenti salariali, una riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario ed anche un salario minimo nazionale (per i lavoratori che, per ragioni diverse, non hanno rappresentanze sindacali per la contrattazione decentrata) serve dunque una particolare attenzione ed implementazione, sostegno dei diritti e delle forme di welfare aziendale per far riprendere quanto prima i consumi. Tutto cò con l’obiettivo di rafforzare i compiti del Ministero del Lavoro per politiche di controllo nei vari luoghi di produzione   incrementando il personale e ispettori del lavoro, in sinergia con adeguati servizi per l’impiego delle Province.

Inoltre è opportuna una adeguata normativa nazionale e locale sullo “smartworking e sulle forme di coworking”, sicuramente per facilitare le famiglie in questi periodi di incertezza, ma anche perché questa sarà una modalità di lavoro che non scemerà nel futuro, e che dovrà prevedere anche diversi livelli retributivi e diverse modalità applicative.  Ciò deve avvenire anche attraverso forme di tutela di garanzie ed incentivi fiscali affinché ciò possa svilupparsi adeguatamente al sistema aziendale e produttivo.

Quale Scuola dopo il COVID?

I  lockdowns che si sono susseguiti a causa della pandemia sanitaria Covid-19 hanno determinato, nell’ambito della scuola in generale, almeno due condizioni rilevanti: da un lato si è forzatamente accelerata l’innovazione tecnologica della didattica, costringendo i docenti a confrontarsi con strumenti già largamente utilizzati dalle nuove generazioni, dall’altro pero, questa situazione ha messo in evidenza ancor di più le carenze e arretratezze del sistema italiano.  Assai problematica si è rivelata la storica disomogenea distribuzione sul territorio nazionale delle reti e degli strumenti tecnologici , ma anche delle risorse economiche, sociali e culturali.

La didattica a distanza, che pure e’ stata un vero salvagente durante i lockdowns, ha determinato l’emersione, a volte divaricazione, delle diseguaglianze. Paradossalmente, la formazione che e’ uno dei migliori strumenti di promozione individuale e riscatto sociale ed economico, di interculturalità e di cittadinanza – di cui all’art. 33 e 34 della Costituzione –  ha dimostrato come il suo potenziale possa essere svuotato da una politica che ne sbandiera sempre la centralità, ma non compie scelte conseguenti.  Il mondo che i giovani ereditano oggi è profondamente segnato dalla predazione e dall’inquinamento dei sistemi naturali e della biodiversità da parte dell’uomo, con rilevanti ripercussioni sulla salute, sul clima , sull’economia , sul welfare mondiale, sdoganati da una politica inadeguata, irresponsabile, ancorata a schemi antiquati , da troppi anni incapace e miope .

Ne esce rafforzata solo l’idea che il futuro imprenditore, qualunque sia l’area professionale , dovrà avere preparazione versatile, consapevole, critica, dinamica, visionaria, con forte senso civico globale e competenze trasversali, sempre più flessibili e orientate alla sostenibilità.  E questo obiettivo fondamentale deve tradursi in matrice interdisciplinare di ciascuna disciplina scolastica.

Diventa imperativo praticare un’educazione ecologica a 360°. Ci sono giganteschi interessi economici in gioco, insieme ai rapporti di forza e alle dinamiche di geopolitica.  C’è dunque bisogno di memoria per la difesa dei diritti di ognuno e storia, anche quella negletta, per comprendere le radici dello sfruttamento di interi paesi. Abbiamo bisogno di ripensare l’insegnamento della geografia, coniugata alla demografia, ai cambiamenti climatici e ai disastri ambientali se vogliamo leggere le sfide del futuro in un mondo in cui si moltiplicano i “profughi eterni”.  E’ in grado la scuola di oggi di affrontare queste sfide? Certamente non ancora. Sul piano della didattica generale molto lavoro si deve ancora fare per adeguare contenuti ed i metodi, superando le logiche cristallizzate dell’istruzione, sfruttando in tal senso anche l’occasione della didattica on line.  Certamente l’area dei bisogni educativi speciali ha patito la contingente situazione. La scuola , come deterrente all’abbandono, antidoto al reclutamento malavitoso e all’emarginazione sociale deve essere inclusiva , individualizzata, capace di coltivare i talenti individuali, a prescindere dal grado di abilita’.

Oggi, grazie all’aumentata sensibilità dell’opinione pubblica e a un quadro politico sovranazionale assolutamente favorevoli, e’ possibile trasformare la pandemia in occasione di profonda riflessione sulla nostra società, abbandonando la strada “business as usual” , per orientarsi verso modello di sviluppo e di vita saldamente ancorati su obiettivi di sostenibilità .

Oggi, oltre al passato, gli studenti ci implorano di studiare il futuro. Gli studenti scesi in piazza nelle ultime stagioni, non sono “profeti di sventura”, ma portatori di interessi che gli adulti possono ignorare e ci chiedono di capire. Capire per cambiare.

Democrazia e diritti sindacali

Ogni sigla sindacale che si presenta alle elezioni per le elezioni dei rappresentanti sindacali deve avere pari peso nel computo dei voti (chi c’è elegge i suoi delegati). Questo accordo non prende minimamente in considerazione i sindacati di base, sempre più frequenti nelle fabbriche e in tutti i luoghi di lavoro. Chiediamo quindi la regola “una testa un voto”, per ottenere una maggiore democraticità all’interno dei luoghi di lavoro.

Un grande movimento giovanile

In tutto il mondo si è sviluppato un grande movimento giovanile,( FFF così come molte altre organizzazioni giovanili), finalizzato all’opposizione ai cambiamenti climatici. Tutte le forze realmente innovative e progressiste devono garantire a questo movimento di svilupparsi in piena autonomia senza esercitare egemonie (sempre respinte dal movimento stesso) ma valorizzare la capacità di saper influenzare le scelte delle politiche sul clima a livello internazionale.  Perciò le forze veramente democratiche e progressiste devono essere portatori di proposte in questa fase di riflusso del movimento, di iniziative locali individuando nelle città gli obiettivi per condurre in avanti le mobilitazioni sul clima.

ECOLOGISMO = ANIMALISMO 

La nostra società è pronta per vivere un progresso culturale che estenda anche ai soggetti non umani il concetto morale di “nostro prossimo” e quello giuridico di “persone non umane”, riconoscendo e garantendo così anche a loro il diritto alla vita, associato a quello di poter vivere in condizioni compatibili con le loro esigenze etologiche.  Le forze realmente progressiste e attente ad un riequilibrio globale dovrebbero proporre:

– per gli animali da affezione: sanità veterinaria di base con contributo pubblico per le fasce meno abbienti, riduzione dell’aliquota IVA sugli alimenti per gli animali e l’esenzione IVA per le cure veterinarie, in modo anche da ridurre l’evasione fiscale, la lotta contro la malasanità veterinaria;

– per gli animali negli allevamenti: promozione di un’alimentazione sempre più prossima al vegetarismo e miglioramento del sistema dei controlli sul benessere animale in vista di un superamento del sistema degli allevamenti intensivi.  In analogia, anche per gli animali importati nel nostro paese.

 

 

 

– per gli animali selvatici: un completo ribaltamento dell’attuale impostazione nel controllo numerico delle specie dichiarate invasive a causa della mala gestione umana (come l’immissione degli ungulati per favorire i cacciatori-selezionatori, o delle nutrie provocato dagli allevamenti di pellicce), passando dalla caccia – metodo di fatto utilizzato in via principale – dimostratasi del tutto inutile nel lungo periodo a soluzioni alternative non violente che portino un equilibrio più duraturo.

Altro punto, l’abolizione della caccia come sport/divertimento, sia per la strage di animali che essa comporta, sia per l’inquinamento da piombo che produce.

Trasformazione anche delle manifestazioni con protagonisti gli animali, aggiornandole in maniera tale che non comportino sfruttamento, escludendone completamente l’uso laddove questo comporti loro stress e sofferenza. Numerosi altri sono i campi in cui gli animali devono sottostare al predominio umano (sperimentazione animale, circhi e spettacoli con animali, “sport” equestri, fiere eccetera eccetera).  In tutti questi campi gli animali devono essere considerati persone non umane e i loro diritti fondamentali prevalere sulle esigenze economiche, ludiche o comunque considerabili secondarie del genere umano.

Infine Laboratorio Synthesis propone una giornata vegetariana europea mensile e un piano d’azione per migliorare il benessere degli animali e ridurre il consumo di carne.

L’inquinamento elettromagnetico e le patologie correlate (EHS)

In seguito alla diffusione della tecnologia wireless siamo esposti in modo massiccio e crescente ai campi elettromagnetici (CEM) di alta frequenza (radiofrequenze e microonde) emessi da un numero esorbitante di dispositivi senza fili.  La IARC (Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro) ha classificato i CEM di bassa e di alta frequenza come possibili cancerogeni per l’uomo (gruppo 2B).   Nell’aprile 2019 la IARC ha previsto per il periodo 2020-2024 la rivalutazione della classificazione dei CEM di alta frequenza, per portarli eventualmente nel gruppo 2A (probabile cancerogeno) se non nel gruppo 1 (cancerogeno certo), sulla base dei nuovi dati epidemiologici e soprattutto sperimentali.

Sono in aumento esponenziale i casi di Elettrosensibilità (EHS), reazione avversa multiorgano dovuta all’esposizione ai CEM artificiali di alta e di bassa frequenza. Secondo l’OMS dal 2 al 3% della popolazione mondiale soffre di EHS. Il 10% dei malati è gravemente disabile, ma i dati risalgono al 2004 e sono sottostimati.

Alcuni paesi come la Svezia e il Canada riconoscono la patologia come disabilità e offrono ai malati un sussidio economico, tutela sul luogo di lavoro e possibilità di accesso a strutture ospedaliere rese idonee al ricovero di soggetti EHS. In Italia, a solo titolo di esempio,  la Regione Basilicata ha riconosciuto nel 2013 l’EHS come patologia rara fornendo sussidi terapeutici.

Va inoltre sottolineato l’incremento dell’esposizione alle RF di bambini e adolescenti, determinato dall’utilizzo di computer, spesso in connessione wi-fi per la didattica a distanza a cui si sta facendo ricorso a causa della pandemia.  “Laboratorio Synthesis” propone pertanto di:

– promuovere campagne di informazione rivolte all’intera popolazione e soprattutto ai soggetti a rischio (bambini, adolescenti, donne incinte, anziani) sui danni legati alle RF incentivando le connessioni via cavo e comunque un uso responsabile della tecnologia senza fili;

– intraprendere tutte le ragionevoli misure per ridurre l’esposizione della popolazione ai CEM; – prevedere una moratoria riguardo alla istallazione del 5G e le successive tecnologie per approfondire studi scientifici più recenti e adeguati, sulla base del “principio di precauzione” – monitorare attentamente la realizzazione degli impianti5G che comportano spesso anche la distruzione di alberi ad alto fusto;

– riconoscere l’EHS come patologia rara, fornendo sussidi diagnostici e terapeutici, tutela sul luogo di lavoro, possibilità di accesso alle strutture ospedaliere rese idonee al ricovero di soggetti elettrosensibili, tenendo conto che esistono protocolli medici ed esami clinici per certificarla;

 

 

– adottare provvedimenti tesi alla tutela della salute delle persone EHS come richiesto dal Parlamento europeo (2009) e dal Consiglio d’Europa (2011) e nel rispetto di quanto sancito dalla Costituzione Italiana;

– creare zone bianche (electric free zones) come indicato dal Consiglio d’Europa, per proteggere le persone elettrosensibili;

– definire il lavoratore EHS come facente parte delle categorie di soggetti particolarmente sensibili, tutelandolo sul luogo di lavoro e offrendogli pari opportunità e livelli adeguati di assistenza.

– censimento obbligatorio delle fonti elettromagnetiche in ogni comune;

– pieno rispetto del disposto di cui alla legge quadro 36/2001; – stesura di piani locali di elettrosmog da parte dei singoli Comuni.

Alcune riflessioni sulla mobilità su gomma e su rotaia. 

Anche il traffico privato dovrà esserereinventato                                                                                                                            

I sottoscritti  iscritti, amici e simpatizzanti di “Laboraotrio Synthesis” che si riconoscono nei principi fondanti della “piattaforma” in oggetto, ritengono  necessario rimarcare con forza la necessità di ridurre drasticamente,in primis e prioritariamente,il trasporto MERCI su gomma.

Dal 1970 esso è cresciuto di qualcosa come il 700%. La situazione, visibilissima sulle autostrade italiane, è insostenibile. Oltre al consumo di carburanti e alle emissioni atmosferiche e acustiche, oggi il trasporto pesante consuma spazio, saturando totalmente le autostrade. Ma non solo. Le stesse aree di servizio sono invase da decine di Tir (persino nei posteggi riservati alle auto e moto!!) . Ciò genera gravissimi pericoli, tanto che la maggior parte degli incidenti ( soprattutto in alcune tratte non adeguate,come la A10) sono provocati  da, o comunque vedono coinvolti mezzi pesanti.

Alcune tratte,come appunto la A10 ,la A12  sono giudicate insufficienti e ciò porta a ipotizzare nuove realizzazioni,come la Predosa- Carcare o la Albenga- Garessio, che andranno a macellare territori vergini. La forte riduzione del traffico pesante a nostro avviso, sgraverebbe in modo significativo tali tratte, senza realizzare nuovi interventi sul territorio.

Per quanto riguarda invece il trasporto passeggeri privato (auto) il passaggio all’elettrico così com’è oggi, risulta a nostro avviso ( ma non solo nostro, ad es. i vertici di Toyota la pensano allo stesso modo) una mezza bidonata. Primo, perché le auto elettriche risultano adatte a brevi percorrenze urbane, o a servizi dedicati ( taxi,ecc). ,ma non sono competitive su tratte lunghe ed extraurbane, dove non esistono reti di ricarica diffuse. Inoltre, il costo della ricarica supera quello di esercizio non solo delle auto diesel ma persino delle benzina. A ciò si aggiunga che , se prima  non si realizza una rete di ricarica capillare ,rifornita con ELETTRICITÀ VERDE, si sposta semplicemente a monte il problema ambientale e persino lo si aggrava.

È dimostrato che un’auto elettrica alimentata con energia da fonte fossile inquina più di un diesel di nuova generazione. Secondo noi occorre da un lato investire  nella ricerca per migliorare le prestazioni dei motori elettrici ( oggi insufficienti per chi non usa l’auto solo in città) e soprattutto per creare una rete di colonnine di ricarica ad energia verde. Senza le quali l’auto elettrica rischia di essere solo un passatempo per snob dal portafoglio capiente. Nel frattempo, andava e va mantenuto il sostegno alle auto a metano e GPL. Carburanti molto economici, più puliti della benzina, e dotati in Italia di una rete di distribuzione capillare già esistente. Cosa che purtroppo non sta avvenendo. Togliere incentivi ai motori a gas naturale o gpl puntando tutto sull’elettrico oggi, significa aggravare la pressione ambientale. Gli stessi dirigenti Toyota segnalano che se domani tutti i giapponesi comprassero auto elettriche, occorrerebbe riattivare diverse centrali atomiche per coprire i nuovi fabbisogni. Non crediamo sia la strada giusta. L’elettrico potrebbe essere una chance, a patto di pianificarlo correttamente e gradualmente.

Altrimenti si mette una toppa peggiore del buco.

 

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