Aspettando Tenet: The Prestige

“Ogni numero di magia è composto da tre parti o atti. La prima parte è chiamata “la Promessa“. L’illusionista vi mostra qualcosa di ordinario: un mazzo di carte, un uccellino o un uomo. Vi mostra questo oggetto. Magari vi chiede di ispezionarlo, di controllare che sia davvero reale… sì, inalterato, normale. Ma ovviamente… è probabile che non lo sia. […]

Il secondo atto è chiamato “la Svolta“. L’illusionista prende quel qualcosa di ordinario e lo trasforma in qualcosa di straordinario. Ora voi state cercando il segreto… ma non lo troverete, perché in realtà non state davvero guardando. Voi non volete saperlo. Voi volete essere ingannati. Ma ancora non applaudite. Perché far sparire qualcosa non è sufficiente; bisogna anche farla riapparire. Ecco perché ogni numero di magia ha un terzo atto, la parte più ardua, la parte che chiamiamo “il Prestigio“.”

La Promessa. La Svolta. Il Prestigio. Questo è lo schema di un numero di magia, di un numero d’illusionismo. Ecco dunque un film che ci racconta il mondo degli abacadrabra, dei sim-sala-bim, del niente-trucco-niente-inganno. Illusione totale. Metafora concettuale, specchio dove il cinema si riflette, sovrapposizione assoluta. Perchè il Cinema è Fabbrica delle Illusioni ed il Ciak l’inizio di un trucco, il montaggio di una pellicola come segare l’assistente del mago, la dissolvenza come la sparizione nella botola, l’effetto speciale. Film curiosissimo perché in realtà non nasconde nulla e tutto mostra fin dall’inizio. Il regista-illusionista si gioca del pubblico, pubblico che si crede smaliziato furbo e pronto ma che in realtà vuole essere ingannato.

Un’amicizia che diventa rivalità. Una rivalità che da vita ad una sfida senza esclusione di colpi tra due giovani apprendisti maghi, Robert Angier (Hugh Jackman) e Alfred Borden (Christian Bale).

Ambientato nella Londra del 1899, The Prestige è un film complesso, emozionante, sempre coinvolgente grazie ad un ritmo in costante crescendo, che sfocia in un finale tanto sorprendente, quanto ricco di spunti di riflessione. La complessità del film è presente su vari livelli; prima di tutto quello strutturale/narrativo. Si comincia dalla fine, si ricostruisce la vicenda a ritroso, ma non in maniera lineare, si intersecano flashback e flashforward, si ripropongono episodi uguali osservati però da punti di vista molteplici.

Raramente di questi tempi un regista ha la possibilità di esprimere un messaggio che vada oltre l’assoluta banalità, causa l’avidità dei produttori e senza dubbio anche la crescente pigrizia e ignoranza degli spettatori. Ed ecco la pensata di Nolan, il quale inserisce un film nel film, sovrapponendo due storie: una destinata a soddisfare lo spettatore più ingenuo e un’altra che si rivolge allo spettatore che si aspetta qualcosa di più che qualche spettacolare, e per altro ben fatto, colpo di scena. Al primo viene presentata la storia di due abilisimi illusionisti, che si affannano in un’incessante sopraffazione reciproca, alla ricerca del prestigio perfetto, della magia vera e propria. Storia questa, che già di persè basterebbe a dare senso ad un film, che risulta peraltro imprevedibile e ben realizzato; ma è proprio allora che sorge allo spettatore più attento un dubbio, che lo porta ad interrogarsi e a ricercare il messaggio che il regista vuole realmente trasmettere.

Impossibile considerare The Prestige, scritto dai fratelli Nolan e ispirato all’omonimo romanzo di Christopher Priest, la semplice storia di una competizione distruttiva fra maghi nella Londra vittoriana fra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento: il racconto ha una sua logica subdola, l’intreccio si avviluppa, specchio di se stesso, il passato si immedesima nel presente e nel futuro, la realtà nell’apparenza, la scienza nella magia, l’identità si rifrange e, perdendo consistenza, è inafferrabile. Il duello fra due campioni dalla personalità speculare ha l’archetipo nello scontro fra il biondo Achille e il moro Ettore nell’Iliade e lo ritroviamo, rielaborato, in capolavori della letteratura europea quali “I duellanti” di Joseph Conrad o “Il signore di Ballantrae” di Stevenson e del cinema da Steven Spielberg a Ridley Scott.

In The Prestige tuttavia il regista Christopher Nolan, decostruisce la classicità della situazione, senza tradirne il fascino arcano, intervenendo a sorpresa con brusche dissolvenze, tormentose ripetizioni di sequenze e flashback indotti dall’ossessione, alternando sapientemente il palcoscenico parzialmente illuminato con l’oscurità dei sotterranei sotto di esso, facendo della verità un riflesso della finzione e della finzione un riflesso della verità.

Che il film abbia inizio!!! ma prima, mettetevi seduti, preparatevi a qualcosa di sconvolgente, ad un finale inimmaginabile, senza troppa paura che a pensarci troppo poterete capire come la storia andrà a finire, perdendovi il bello del film, perchè non accadrà, non capirete fino all’ultimo scambio di battute, o meglio crederete di aver capito, ma non sarete neanche minimamente lontani dal comprendere la pazzesca idea di uno straordinario Christopher Nolan. Film sensazionale nato da una mente brillante, la più brillante degli ultimi anni a mio parere.

Siete pronti? – BUONA VISIONE!

Riccardo Coloris

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