Ma ci sono ancora gli “Intellettuali”?

Fa impressione constatare quanto è cambiato l’ambiente politico-intellettuale nel giro di qualche decennio. Quando c’era il Pci c’erano gli intellettuali e c’era l’intellettuale organico (cioè direttamente militante). Se c’era da fare una battaglia ideale (di idee) partivano gli intellettuali con un documento o manifesto firmato da nomi che solo a sentirli incutevano reverente rispetto. Alcuni mettevano proprio paura, come un celebre anglista, il cui nome – appresi dall’ottimo Adelio Ferrero – non andava pronunciato perché portava iella. Adelio rideva ma comunque non lo pronunciava, e mi disse il titolo di qualche suo libro importante per aiutarmi a identificarlo. Superstizioni a parte, erano tutte teste d’uovo, teste lucide, capoccioni, gente che aveva almeno una decina di pubblicazioni importanti alle spalle presso gli editori più prestigiosi. In genere uomini e donne di lettere, piuttosto benestanti ma non ricchissimi. A loro si aggiungeva qualche artista famoso e qualche musicista di rigoroso ambito classico. Dopo questi “grandi” firmavano anche gli altri: primari, professori delle superiori, delle medie, e via via fino ai comuni mortali. Questi pronunciamenti suscitavano notevole eco, facevano scalpore e facevano discutere. Dei risultati concreti non ricordo molto, perché magari usciva un Andreotti qualsiasi a parlare con disprezzo di “culturame” suscitando nuove indignazioni, ma il potere andava avanti di solito sulla sua strada. Però l’effetto c’era, e quella stessa reazione stizzita andreottiana mostrava che il potere aveva sentito il colpo. Oggi la raccolta di firme parte da una rivista di musica non classica e i primi firmatari appartengono soprattutto al mondo dello spettacolo e dell’intrattenimento, gente di successo, e Salvini, esplicitamente individuato come il nemico, se la cava invitando questi miliardari ad aprire i cancelli delle ville per ospitare e sfamare i migranti. Non ha bisogno di disprezzare la loro scienza, la loro cultura, il loro sapere, la loro autorevolezza.
Un grosso cambiamento è avvenuto in questi decenni, ben prima dell’attuale “governo del cambiamento”. Oggi di intellettuali non si sente quasi parlare, salvo se vanno in televisione e sono o telegenici (Fusaro, ad esempio) o sufficientemente iracondi e propensi alla rissa.
Quanto all’intellettuale organico non c’è proprio più, evidentemente perché non c’è più il Partito (con la maiuscola) di riferimento. Ma a me, che ancora faccio molto conto nella famosa risata che seppellirà insieme malvagi e cretini, diverte un’idea: l’intellettuale organico non c’è più a causa della raccolta differenziata. E’ finito nel cassonetto apposito.

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