Clowns

Tra poche settimane ci sarà una giornata elettorale per la composizione della Camera dei Deputati e del Senato.

Una nota positiva sarà il fatto che il numero dei parlamentari eletti sarà drasticamente ridotto, 400 per la Camera, 200 per il Senato.

Questo per quanto riguarda la quantità degli eletti, per quanto riguarda la qualità dovremo aspettare.

Ma le premesse non sono buone.

Se ricordiamo le elezioni del Marzo 2018, ci rammenteremo della valanga di voti presi dal Movimento Cinque Stelle, che con le sue promesse inondò letteralmente il Paese.

Come abbiamo avuto modo di vedere, tali promesse si sono rivelate in gran parte bolle di sapone ed il movimento stesso si è spaccato in vari tronconi.

La situazione non è migliorata.

La Destra si presenta unita e spaccata (sic), con una signora che pretende di divenire, un mese prima del voto, Presidente del Consiglio e si vuole premunire affinché ciò avvenga.

Gli altri due esponenti, i milanesi, aborrono questa possibilità e ciascuno di essi vorrebbe essere il leader.

La situazione è quindi molto confusa e questo patto tripartito sembra non essere di lunga durata.

Ma anche la cosiddetta Sinistra non è messa molto bene: il riformista PD sembra rincorrere elettori di un mondo che non c’è più e qualche frangia estrema ripercorre sentieri già battuti e sconfitti.

Ecco poi al centro la testa bicipite di Renzi e Calenda, testa che mi sembra alquanto improbabile, vista l’alleanza di due personaggi che si sono cordialmente odiati, ma per ottenere le poltrone non si guarda tanto per il sottile…

A questo punto, scusate la mia veneranda età, rimpiango personaggi del calibro di Konrad Adenauer, oppure, scusate se poco, il mio prediletto Charles De Gaulle, che avevano la capacità di creare la Storia e non, come gli pseudopolitici di oggi, di seguirla.

Per usare una metafora, non dei surfisti che si fanno portare dalle onde, ma coloro che sono in grado di giungere alla riva senza neppure bagnarsi; e, poi, permettetemi una stoccata finale: non si andrà da nessuna parte finché questo Romacentrismo burocratico non lascerà il posto ad un autentico federalismo regionale, che mi sembra abbia avuto un buon successo nella Storia a partire dalla vicina Svizzera.

Preciso, la mia critica non è contro Roma-città, bellissima, piena di storia e piena di charme, ma contro la crescita incontrollata di una burocrazia centripeta contraria molto spesso alla realtà oggettiva delle singole Regioni.

Speriamo quindi che queste elezioni siano le ultime “di vecchio stampo” e che le successive rispecchino il fatto che la democrazia deve venire dal basso, e quindi dalle singole Regioni, che non sono una semplice parola, ma sono una necessaria affermazione di democrazia.

Giorgio Penzo

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