Dalla parte del Presidente

Non so se avrò ragione alla fine (perché ci sarà pure una “fine”) ma, sinceramente, poco mi cale. Ciò che mi sta a cuore, oggi, in questo 7 maggio 2018 che verrà ricordato sui libri di Storia, è cercare di capire qualcosa in più e, se possibile, fornire chiavi interpretative a qualcuno dei nostri lettori. D’altra parte ce ne siamo accorti tutti…

In questa fase post 4 marzo 2018 ha avuto – sempre e comunque – una funzione importantissima il nostro Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, esponente di grande rilievo di quell’area della “responsabilità  politica” che cerca di salvare il salvabile della nostra bella Italia.

C’è un “fil rouge” che parte dalla fine della Prima Repubblica, da quel periodo di falsa baldoria che ha caratterizzato l’ultimo craxismo e che andava a concludere la lunga parabola dei governi falsamente riformisti, caratterizzati dalle figure di Craxi medesimo, di Andreotti e Forlani. Ormai una ripetizione sbiadita di quello che fu un importante “esperimento politico:  il connubio fra la migliore DC ed il  PSI nenniano con spirito – almeno nelle intenzioni – innovatore. Con un po’ di malinconia mi sto accorgendo di star ragionando sulla “preistoria”, sugli anni Sessanta dello scorso secolo. Un  altro mondo, con valori e ideali “certi” che saranno messi a  dura prova da quanto stava per accadere. Di lì a poco, infatti,  ci sarà “la ventata di libertà”, “l’impressione di poter cambiare le cose” che è partita appena prima del Sessantotto ed è finita, drammaticamente ad inizio anni Ottanta. Complice la “strategia della tensione”, la  strumentalizzazione di pazzi assassini rossi e neri, addirittura gli accordi tra”Stato e Mafia”, che costituirono le premesse della restaurazione prossima ventura. Un “ritorno al passato” che ha significato, per l’Italia, “rimettere le cose a posto”, sistemare le fabbriche (anzi chiuderle e venderle) e, soprattutto, insegnare a vivere agli operai (eliminandoli come categoria sociale). Le rilocalizzioni, i passi indietro sulle normative lavoristiche, sono lì a confermarlo.

E dal Novanta il mondo è cambiato davvero. “Fare politica” è tornato ad essere una professione, tanto è vero che si fa una legge ad hoc per i Sindaci e per le loro maggioranze… Il resto conta poco. E siccome “fare politica”, anche ai minimi livelli, pure nelle “partecipate”, è diventato un lavoro di responsabilità pari ad un dirigente d’azienda (prima dell’Ottanta, ve lo assicuro, non era così) aumenta esponenzialmente anche il compenso, il “costo della politica” (1). Si premia il più bravo, il più preparato, quello che sa interagire meglio con le strutture tecniche, quello che ha studiato e continua a studiare leggi e decreti e che recita a memoria i comma appena approvati. Praticamente il “politico” è tanto più  apprezzato quanto è “tecnico”, “funzionario amministrativo”, “para-architetto” o “simil-ingegnere” e via dicendo.

Per cui non c’è da meravigliarsi se avremo un altro governo (sostanzialmente ) tecnico, eufemisticamente definito “Governo del Presidente” o “di scopo” o governo “fate voi”… L’obiettivo era di avere una guida – di fatto – PD più Forza Italia, secondo il miglior “Rosatellum”, ma qualcosa non ha funzionato. E siccome i voti non c’erano, si è da subito messo in opera il “piano B”; Berlusconi in prima linea ad attaccare Di Maio e Movimento5S, Letta (quello “anticato”) sempre all’opera anche se nell’ombra, Lotti e Renzi a dare addosso a Di Maio , Salvini (e tutti gli altri) per bruciare ogni ponte possibile. Si direbbe una difesa ben orchestrata con centrocampisti e difensori che “scalano” a dovere, costringendo l’avversario sulle fasce,  rifugiandosi – se del caso – in corner.

Ecco… domani (e nei prossimi giorni) si riprenderà da quel “corner”, verrà fatta una proposta di “alto profilo” e si cercheranno i voti in Parlamento, nella speranza di superare il momento difficile. Poi, chissà, potrebbe anche succedere che al PD (con Nencini, Bonino sulla stessa lunghezza d’onda) si aggiungano i “collegati” di LeU e parte di Forza Italia, fedele all’originario verbo “Rosatelliano”.  I “numeri” potrebbero anche esserci, conditi dalle – immancabili – rimostranze di Meloni, Di Maio e Salvini – e  che si “  torni a riveder le belle stelle ” (2). Un “Governo del Presidente” con tratti fortemente tecnici e “neutrale” (almeno negli intenti ) che andrebbe a continuare la catena iniziata con le azioni giudiziarie contro Berlusconi ed altri esponenti del centrodestra tra il 2008 e il 2011. Esecutivi con profili molto istituzionali, legatissimi alle norme e alle consuetudini, di “continuità”, con l’unica eccezione dei “mille giorni” di Matteo Renzi, che ha iniziato un’opera di rinnovamento … ma ha dovuto fermarsi quando “il solletico” è arrivato a sfiorare “dorsi e piedi intoccabili”, quelli della mitica ”casta”. Si direbbe quasi che “ci abbia provato” ma abbia dovuto ritirare la mano e, per farglielo capire meglio, la “macchina dell’orientamento mediatico” (3) ha contribuito non poco alla sconfitta del 4 dicembre 2016, quella del “Referendum”. Subito dopo…un tranquillo week-end, nell’attesa di ricreare una forza credibile alternativa ai “populisti”, a coloro che venivano designati non con nomi di partiti ma come “avventuristi”, “irresponsabili” e quant’altro. Una preparazione al voto “con senso di responsabilità” che evidentemente “non è stato capito”… Meglio dire “che non si è capita”.

In fondo lo stesso termine  “irresponsabili” lo ha usato il facente  funzioni di Segretario PD on. Martina, proprio questa sera, immediatamente dopo le dichiarazioni di “al voto” “al voto” dell’astuto Di Maio e del “bonario amicone” Salvini. Strategia sbagliata, sbagliatissima. Il loro gioco è quello di tenere in piedi un baraccone degli specchi, sperando che gli italiani non si accorgano troppo presto degli inganni. E “gli insulti” i “commenti tranchant” aiutano i “saltimbanchi” nel rimandare il confronto vero. Manteniamo i toni sui fatti concreti, sulle proposte, sui numeri… Vedrete che, alla fine, si otterranno risultati.

Ora, riprendendo il discorso, siamo al “corner” e, ammesso e non concesso che ci sia una “credibile” ripartenza, resta da vedere come verranno condotte le prossime azioni. Mattarella pensa ad un “gioco arioso” che, partendo da una striminzita maggioranza, riesca progressivamente ad acquistare credito e fiducia, magari diventando un “governo vero”. Il PD, prevedibilmente, avrà “tecnici di area” a cui fare riferimento e, senza farsi troppe illusioni, dovrebbe usare i mesi / gli anni a venire per decidere e proporre una linea comprensibile e con prospettive di cambiamento dell’attuale sistema bloccato a tutti i livelli e in tutti i campi. Ragionando soprattutto in termini di coalizione e di “ampio respiro”. D’altra parte ne abbiamo avuto una riprova… “numeri” contano, eccome. E bisogna cercare di rispondere alle più svariate richieste, pur mantenendo la giusta equidistanza e l’attenzione necessaria ai conti. La proposta, da me caldeggiata in più occasioni, di un governo PD, LeU e Movimento5S , andava sostanzialmente in quella direzione. Un pensiero comune, percepito dagli elettori come frutto di riflessione e di condivisioni, che farebbe pesare il piatto della bilancia verso l’Europa, verso l’apertura al mondo e non alla chiusura (delle frontiere…ma anche delle menti). Una formazione matura che dovrebbe riuscire a dare risposte non propagandistiche a chi cerca lavoro, a chi vuole formarsi una famiglia, a chi cerca casa. Ritornando gradatamente al bipolarismo ed eliminando ogni residua possibilità di sgambetto a chi con facilità “dice no” ma non riesce ad andare oltre la pars destruens.

Mattarella lo ha capito e lentamente tenta di ripristinare le cose. Prima di tutto aiuntando a sbarrare una deleteria (e forzata) alleanza tra Movimento5S e Lega, poi facendo emergere il “meglio” delle formazioni “responsabili” (anche “Forza Italia” o almeno una sua parte), infine vigilando sulle scelte del neo-esecutivo tecnico, in vista di qualcosa di completamente nuovo ed efficace. Una coalizione formata da forze che sanno dove vogliono andare e che pone mano – finalmente – ad una “fase riformista” autentica , attenta al rinnovo delle “strutture” più che ai dettagli in vetrina. Non c’è  dubbio…siamo dalla parte di Sergio Mattarella.

.1. Uno stipendo di un Sindaco di una media città (80.000) abitanti è oggi  sei – otto volte superiore al compenso per i “primi cittadini” degli anni Settanta dello scorso secolo.

.2.  ” e torni a riveder le belle stelle”  Div. Comm. INF. XVI. 83

.3.  Preferisco “macchina dell’orientamento mediatico”  a “macchina del fango” o simili

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