Diego Giachetti – Il 68 in Italia

Recensione di Giuseppe Muraca

Al contrario dell’autunno caldo che viene quasi totalmente trascurato dagli storici, sul ’68 esiste ormai una bibliografia sterminata per cui si corre il rischio di ripetere molti dei luoghi comuni che su quell’evento si sono accumulati nel corso dei trascorsi cinquant’anni. Sta di fatto che a distanza di tanto tempo il sessantotto resta un tema storiografico abbastanza controverso e fonte persino di aspre polemiche politiche. Il ’68 è durato e si è esaurito in pochi mesi o è durato dieci anni? La fondazione e lo sviluppo delle organizzazioni rivoluzionarie (Avanguardia operaia, Potere operaio, Lotta continua, Il Manifesto, ecc.) hanno rappresentato una svolta e una rottura con il ’68 oppure sono nate dalla naturale evoluzione dei processi che hanno caratterizzato quel singolare movimento giovanile? A queste e ad altre domande cerca di rispondere l’amico Diego Giachetti che proprio di recente con il titolo Il 68 in Italia. Le idee, i movimenti e la politica (Pisa, BFS, pp. 218, 20 Euro) ha pubblicato la seconda edizione di Oltre il sessantotto, edito proprio vent’anni fa dallo stesso editore. Il primo punto da chiarire è che non si tratta di una semplice riproposizione del vecchio saggio: leggendolo infatti si ha la sorpresa di avere tra le mani un libro quasi completamente nuovo, scritto con grande passione e intelligenza, doti che appartengono solo agli storici di razza. Dopo una lunga introduzione scritta ex novo, il libro viene diviso in varie parti, a cominciare dagli anni dell’“incubazione politica e culturale”. Successivamente si passa all’analisi della contestazione studentesca e dell’autunno caldo in cui vengono sottolineati l’azione di rottura e al tempo stesso i limiti dei movimenti collettivi della fine degli anni sessanta. Molto originale è poi il lungo capitolo dedicato alla “sociologia dei gruppi della nuova sinistra” in cui vengono ricostruite la genesi, la composizione e l’evoluzione dei maggiori partiti della sinistra rivoluzionaria e del terrorismo rosso nel contesto della società italiana degli anni settanta. Un’aggiunta importante rispetto alla prima edizione è poi rappresentata dal saggio dedicato al movimento femminista che, come è noto, in maniera sempre più dirompente mise radicalmente in discussione il tradizionale rapporto tra uomo e donna, gli apparati partitici e le vecchie gerarchie politiche e sociali consolidate assumendo un ruolo sempre più di primo piano nello scenario politico e sociale italiano e internazionale. Il libro si conclude con un capitolo in cui l’autore effettua un’analisi articolata del movimento del 77, che se da un lato deve essere considerato come il preludio a nuove forme di azione collettiva, supportate da un’ondata di creatività diffusa, per altri versi rappresentò l’ultimo fuoco di una stagione politica e sociale che aveva lasciato dietro di sé un cumulo di rovine e di detriti.

In definitiva Giachetti respinge la tesi abbastanza diffusa che il ’68 sia all’origine di tutti i mali e che le organizzazioni rivoluzionarie post-sessantottine abbiano rappresentato una degenerazione delle idee, dei valori e delle forme dell’agire politico generati dal movimento studentesco e ci consegna un quadro unitario e per molti versi suggestivo della “stagione dei movimenti” come periodo di grande partecipazione collettiva e di profondi cambiamenti sociali e politici. Lo storico torinese ha dedicato agli anni sessanta e settanta numerosi studi, ma a nostro modesto parere questo è il libro che meglio racchiude ed esprime la sua idea del “lungo sessantotto italiano”.

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