Due donne leader per l’Italia

Nella girandola di cambiamenti convulsi in cui siamo sballottolati, la Storia fa emergere comunque alcuni trend. Indipendentemente dai regimi, e dalle latitudini. In politica e nella società, l’affermazione delle donne e della leadership stanno segnando la nostra epoca. E quando si combinano in una personalità al vertice, non occorrono spiegazioni. Tutti vi leggono, e vi riconoscono, lo spirito del nostro tempo. È quello che sta accadendo in Italia, con il bipolarismo nascente tra Giorgia Meloni ed Elly Schlein.

Sono passati appena trent’anni da quando, al centro della scena, c’erano due grandi vecchi. Non tanto anagraficamente, quanto nel mondo che rappresentavano. Due blocchi storici, come appunto si chiamavano, che incarnavano famiglie ideologiche con una lunga tradizione alle spalle. Certo, anche in quella circostanza gli elementi di innovazione non mancarono. Col tentativo – sia di Berlusconi che di Prodi – di rimescolare le carte e, soprattutto, di ergersi a protagonisti. Intercettando quel vento della personalizzazione mediatica che già soffiava forte oltreatlantico e avrebbe cambiato anche in Europa le regole per la conquista del consenso.

Questo tentativo di svoltare nel rapporto tra governanti e cittadini ha incontrato molte resistenze, soprattutto a sinistra. Ma oggi anche l’Italia si è allineata. Sancendo, indipendentemente dai pasticci delle coalizioni e dalle macchinazioni elettorali, che è indispensabile vi sia una leadership forte e ben riconoscibile sia al governo che all’opposizione. È un merito – si può ben dire: storico – di Giorgia Meloni essere riuscita a far salire una donna sullo scranno di Palazzo Chigi. E di averlo fatto con lo stile popolare e comunicativo che ha – almeno per il momento – messo la sordina alle spinte centrifughe dei suoi alleati. È probabile che questo stesso traguardo raggiunto dal centrodestra abbia contribuito ad innescare la repentina scalata di Elly Schlein a Segretaria dei Democratici. Il risultato è che, dopo essersi a lungo segnalato per le resistenze su questo fronte, oggi il nostro paese si distingue, sulla scena europea, per la competizione tra due donne ai vertici delle istituzioni.

Nell’immediato, i commenti inevitabilmente si concentrano sui risvolti più strettamente politici, legati ai rapporti di forza che si profilano nei due campi contrapposti. Con la Meloni che sta mettendo in un angolo sia Salvini che Berlusconi, e la Schlein che ha offuscato la stella nascente di Calenda e sta recuperando terreno nei confronti dei Cinquestelle di Conte. È probabile che questo slancio iniziale incontri presto difficoltà, e qualche trappola. E nessuno può prevedere quanto durerà la luna di miele delle due leader, donne e giovani, con le rispettive constituency. Ma, sul piano simbolico, il messaggio è fortissimo, e destinato a durare.

Soprattutto per le generazioni più giovani, che si stanno affacciando con mille perplessità alla vita pubblica, la sfida tra Meloni e Schlein avrà un effetto dirompente. Apre all’egemonia di nuovi codici, culturali e comportamentali, che scaveranno in profondità nel quotidiano delle famiglie e del lavoro. Al di là delle posizioni specifiche sostenute dall’una e dall’altra, le due leader hanno in comune il medesimo secolare cammino di liberazione dall’oppressione degli uomini. Quale che sia, tra le due, a prevalere nei punteggi delle battaglie elettorali, nella grande e molto più profonda trasformazione della società hanno già vinto entrambe.

di Mauro Calise.

(“Il Mattino”, 20 marzo 2023)

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