“Egemonia” …ma per fare cosa?

Da parecchio tempo ripeto che è in atto l’operazione promossa in tempi non sospetti  da buona parte del PD, dalla Lega (depurata dell’ingombrante orpello “nord”), da una parte di Forza Italia e da una serie di satelliti civici, impegnati nella trasformazione della “Politica” in un semplice filtro finalizzato al governo dei “migliori”. I più tecnici, i più preparati, quelli che hanno conseguito le amicizie giuste in centinaia di master e convegni in giro per il mondo. Quelli che usano la “Politica” solo perché può essere condizionante per le loro attività (o per i gruppi di potere che li hanno sostenuti). Il loro modo di pensare è semplice: ci possono leggi troppo vincolanti e restrittive… e allora è utile scendere in campo e creare “egemonia” per rimettere a posto le cose…Quasi una rivisitazione ciclica del “ghe pensi mi” di berluschiana memoria. Anche se il concetto stesso di “rimettere a posto” meriterebbe un Editoriale speciale. Sono quelli stessi che si lamentano per la presenza di  leggi che non permettono più l’utilizzo indiscriminato dei suoli o delle acque …e anche lì si interviene… perchè “ comunque” bisogna “andare avanti”. Il termine “essi” soggetto della frase, chi fa il bello e il cattivo tempo negli incarichi che contano, all’ENI come al Consiglio Superiore della Magistratura, nelle carriere militari, in quelle della grande economia e finanza… è riferito a coloro che hanno semplicemente applicato quella che era la teoria dell’”egemonia” gramsciana, anche se in modo forse inconsapevole. Se non ne foste convinti ce lo ha ricordato Alessandro Barbero durante una recente presenza televisiva in una trasmissione condotta da Corrado Augias (*)

Con chiarezza ci ha segnalato che, trattando di vera libertà e vera democrazia,  “potremmo riprendere un (altro) concetto gramsciano classico che è quello di “egemonia”. In particolare dove si afferma senza mezzi termini che “ormai si può davvero dire che il peso esterno alla politica tradizionale è palpabile: si tratta della grande Finanza dei grandi Imprenditori,  insomma di chi è al potere…ma non perché mette i carri armati per le strade (…) quello, avrebbe detto Gramsci, sarebbe il “dominio con la forza””  . Si tratta di ben altro. Di qualcosa che lentamente va a condizionare e permeare tutta quanta la società.  Di fatto… una assuefazione ad un determinato modo di ragionare e di agire con  “un gruppo sociale che è forte e comanda; non solo, riesce a far pensare anche gli altri come lui” . Mai come in questo periodo storico, continua Barbero nella sua rivisitazione di Antonio Gramsci “tutti o quasi pensano allo stesso modo: l’imprenditore è la figura più ammirata, il profitto è fondamentale e gli intellettuali ripetono queste cose, si adeguano”. D’altra parte non si tratta di un fatto nuovo: “in ogni società c’è un gruppo che domina; poteva essere la cavalleria nel Medioevo o la Borghesia dopo la Rivoluzione Francese”.  Sostiene Barbero che “siamo in presenza di un gruppo che domina e dirige (…)….e lì sta la loro forza…dice Gramsci”  . Lo storico va anche oltre nelle sue considerazioni fino a ritenere il termine “dirigere” qualcosa di ancor più pregnante… Con il risultato che gli altri gruppi sociali (le rimanenze di quella che viene definita “società civile”) sono d’accordo che sia proprio quel gruppo lì a comandare.  Coloro che seguono…”non si pongono problemi di sorta….vedono il mondo così come lo vede la classe dirigente”. Quando le cose stanno così, un regime è solido, una società  è ben salda.   “Si comincia ad andare verso una situazione di instabilità, quindi di rivoluzione, quando queste forze non hanno più questa egemonia culturale” . Pertanto, riprendendo le parole di Barbero, “egemonia” e “stabilità” sono fra loro strettamente connesse, anzi una è il presupposto dell’altra. Arriva addirittura a concludere con una frase secca ma significativa: “una modalità di organizzazione sociale che presenta molte analogie con la situazione che ci troviamo a vivere insieme oggi”.

In sostanza un “sistema” che si autoregola e vive di automatismi tutti interni alla dinamica neocapitalista, quella che prova a contestare il nostro Alessandro Barbero. Se una operazione serve, se rende, se produce denaro, se non crea troppe controindicazioni…è da fare. Perché il mondo che vuole quel tipo si “sistema” è basato sull’accumulazione, sull’emulazione, sulla ostentazione, sulla proprietà di tutto e di tutti.

Ma questo tipo di mondo ha fatto il suo tempo. Semplicemente non è più compatibile con le dinamiche attuali che raccontano di una Terra sfruttata oltre ogni limite, di disuguaglianze tra nord e sud del mondo non solo non diminuite ma drammaticamente aumentate. Allora, seguendo gramscianamente il ragionamento di Barbero, quale tipo di “egemonia” sarebbe possibile, per quale futuro ci si potrebbe mettere in gioco?

La risposta non è poi così difficile. Entro un centinaio d’anni anche i Paesi del mondo attualmente con un forte bilancio positivo fra nati e morti, arriveranno, così come è già successo in Europa, in Giappone e, a macchia di leopardo, nelle Americhe, ad una crescita zero, per poi passare ad un lento ma inesorabile saldo negativo fino ad un equilibrio. Così aveva già previsto Malthus ripreso ormai sessant’anni fa da Aurelio Peccei e dal “Club di Roma”. Un riequilibrio simile dovrebbe avvenire anche per le materie prime, sia quelle di sfruttamento tradizionale, metalli, petrolio e derivati, acqua, legname, sia per l’impronta ecologica dell’uomo sul pianeta. Una presenza che dovrebbe diventare sempre più impalpabile ed in perfetto equilibrio con tutti gli esseri viventi, dando la possibilità a tutti di vivere e proliferare negli habitat più adatti. Nel frattempo si saranno affinate le tecniche per una mobilità sostenibile, con un impatto atmosferico pari a zero o quasi. Allo stesso modo  saranno completamente riviste le modalità di produzione e commercializzazione dei prodotti alimentari, così come per tutti quelli di uso comune, dai vestiti, ai prodotti per l’igiene, la casa, la salute. Una “egemonia” condivisa fra i molti “portatori di interessi” che avranno finalmente capito che i “cambi”, oltre che essere necessari, sono la chiave per una migliore qualità della vita. Di tutti quanti. Alessandro Barbero ce lo ha ricordato con garbo e ironia, evitando toni da crociata e limitandosi ai fatti. Pensiamo sia il modo migliore per convincere cittadini ed Istituzioni in vista di una “egemonia”, di un “pensiero comune e condiviso” finalmente in linea con l’assioma sottinteso a tutto il ragionamento: “non c’è un pianete B”

(* – 19 gennaio 2021 – “Il volto delle parole”)

2 Commenti

  1. Il problema e’ sapere cosa succede nei cento anni previsti per questa transizione … Qui ipotizzata aprognosi Fausta … Perche’ la crisi climatica in corso scioglimento calotte polari … Entro venti anni la specie umana potrebbe essere estinta …

  2. Non posso ora fare grandi analisi ma nello studio gramsciano il concetto di egemonia è oggi largamente discusso.
    Barbero è un ottimo storico medievista e non solo ( bellissimo il suo libro sui prigionieri di Fenestrelle, ), scrittore ma non un filosofo né un editorialista.Potrei replicare citando la visione mazziniana e il pensiero di Gobetti ma avrei bisogno di eguale spazio e di una domanda,che non può partire dal confronto su una trasmissione, che non ho visto.

Lascia un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*