Gianpiero Armano

Sono ormai tre mesi che Don Gianpiero Armano ci ha lasciati: parenti, amici ed estimatori di varia e nutrita schiera. Il breve volgere di tempo in cui la malattia, già tenuta a bada, ha imposto l’esito estremo ha reso particolarmente amaro il distacco da chi va ora chiedendosi, e chiedendo, come fondare e organizzare, nelle sue linee essenziali, la memoria attiva dello scomparso prima che il tempo  ne illanguidisca, umanamente, i contorni.

Un aspetto che abbiamo già vissuto, negli ultimi anni, con la figura di Don Walter Fiocchi, prete ed amico di vasto seguito, anch’egli immaturamente scomparso e, come Gianpiero, collaboratore essenziale di “Appunti alessandrini”.

In Giampiero coesistevano, come in molti del resto, una parte privata, ad un tempo estroversa e anche totalmente riservata nei rapporti individuali (compresi quelli che una volta andavano sotto il nome di direzione spirituale e che lui debitamente aggiornava a misura dell’interlocutore) ed una componente che possiamo definire pubblica in quanto rivolta a gruppi di persone – più o meno estesi e di varia natura, età compresa –  attivamente interessate alle sue proposte di vita.

 La parte, che abbiamo dato per “privata”, resterà sostanzialmente racchiusa nell’animo e nel ricordo degli innumerevoli amici coinvolti nel tempo e ciascuno provvederà a farne memoria secondo la propria misura.

La vasta componente pubblico-comunitaria, invece, della presenza di Gianpiero riguarda la sua duplice missione (detta senza enfasi che gli sarebbe dispiaciuta) di sacerdote parrocchiale e di insegnante nella scuola secondaria superiore. Di questa componente, estesa di natura ai giovani, restano parecchie storie e innumerevoli immagini, nel tempo, e qualcuno si sta già proponendo per una adeguata sintesi narrativa del materiale documentario, specie per quanto riguarda i soggiorni in montagna ed i capitoli “viaggi di studio”.

La parte eminente di questa componente pubblica, che per gli ultimi due o tre decenni si può rubricare come storico-documentaria, consiste nell’appassionata e sofferta (sembra esagerato?) rassegna, ordinata e finalizzata, degli eventi che fanno capo , in varia dimensione morale e territoriale, ai fenomeni: nazifascismo, persecuzione ebraica e resistenza.

In questo vastissimo e “tremendo” contesto storico, che il Nostro si impegnava indefessamente a riportare alla memoria delle giovani generazioni ( e di quelle meno giovani, ma un po’ distratte) il punto focale privilegiato tenacemete da Giampiero si trova qui, a cinquanta chilometri, all’ombra del monte Tobbio e si chiama Cascina BENEDICTA: premesse, eccidio e seguiti di un evento tragico, complesso e segnato tutt’ora da inquietudini interpretative.

La dedizione febbrile che Don Gianpiero ha a lungo dedicato alla “Memoria della Benedica”, della quale è stato fra l’altro  presidente dell’omonima Associazione, è stata ed è – assieme alla assidua promozione delle visite guidate di scolaresche ai campi si sterminio – la base preminente del ricordo attivo e ragionato, che, senza retorica d’occasione, si merita il Testimone che ci ha lasciato.

Merita infine, a proposito, un cenno ulteriore e ben significativo alle ultime volontà dell’amico scomparso, tanto per ricordarne il pensiero e lo stile.

 Oltre ad aver destinato tutto quanto di sua proprietà – a cominciare dall’appartamento dei suoi genitori, nel quale viveva – ad Enti  di beneficenza e volontariato, ha chiesto di essere sepolto a Capanne di Marcarolo quale migliore prossimità alla Benedicta. Inoltre – ma in primis per importanza – ha riservato tutto il cospicuo patrimonio librario d’argomento storico surricordato (alcune centinaia di volumi), nonché la pubblicistica specifica, la notevole documentazione di lavoro e i supporti testimoniali relativi all’eccidio,  all’Associazione per la memoria della Benedicta.

Non v’è dubbio che l’Associazione stessa, domiciliata presso la Provincia, vorrà pensare e provvedere a conservare adeguatamente, e rendere consultabile a tutti gli interessati, questo ultimo, prezioso contributo di Giampiero Armano inteso a contrastare l’usura del tempo sui fatti dell’uomo.

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