I due Draghi

Come è abbastanza abituale nella storia politica italiana, si è creato un altro mito, quello di Draghi.
In realtà, esistono due Draghi.
Il primo, quello più noto, è l’ex Presidente della Banca Europea, colui che sovrintende ad una enorme potenza economica che include, all’epoca, anche la Gran Bretagna, quindi è un formidabile, potenziale concorrente della Federal Bank Americana.
Con lui l’Euro assurge a valore di valuta mondiale, capace di competere con il Dollaro statunitense.
Questo Draghi è evidentemente una personalità che ha contatti ad altissimo livello in tutto il mondo e che conta molto come personaggio pubblico.
Un Draghi dunque di un grande spessore economico (e politico).
Tutt’altro è il discorso relativo a Draghi Presidente del Consiglio Italiano: non si può prescindere dal fatto che l’Italia è un paese di terzo livello, che di fatto si accomuna alla Spagna, al Portogallo e alla Grecia quale esponente dell’Europa del Sud.
Per quanti discorsi si facciano, per quante belle parole si dicano, la realtà è che l’Italia non è allo stesso livello di Francia, Germania e forse Regno Unito (almeno per quanto riguarda il glorioso passato…).
Con Draghi o senza Draghi i problemi rimangono gli stessi, cioè: un paese con un enorme debito pubblico; una macchina produttiva che non riesce a ritornare ai livelli di un tempo; le solite storture legate alle disuguaglianze sociali e alle forme di malavita imperanti.
Insomma, la vecchia Italietta che ritorna nonostante i boom economici che vanno e vengono, una realtà economica che non si può comparare a quella dei paesi d’oltralpe, e, oltre a questo, un’eterna ipocrisia che maschera la realtà di fondo, discorsi di facciata con pinguini medagliati, che marciano trionfalmente per le vie di Roma.
Si può dire che il sospirato trio “Titoli, Meriti, Competenze” latiti come al solito e molti altri interessi vengono a galla sottolineati da una casta giornalistica incapace di una critica vera, incuriosita soltanto dai dettagli e dalle apparenze.
Si può dire che Draghi sia una brava persona, ma questo non basta a cambiare le cose: devono essere le persone a cambiare se stesse, con una sorta di “rivoluzione culturale”.

Giorgio Penzo

Commenta per primo

Lascia un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*