Informazione senza comprensione

“La parola crisi rinvia sempre a un sistema e alla sua organizzazione. È, nel senso più ampio, un incidente del sistema, di origine interna o esterna, che perturba la sua stabilità, il suo funzionamento e persino la sua esistenza”.

Edgar Morin, Insegnare a vivere. Manifesto per cambiare l’educazione, Raffaello Cortina Editore, Milano 2015, p. 46

Non v’è dubbio che le misure attuate per tenere sotto controllo il contagio da coronavirus stiano per provocare una crisi, peraltro già anticipata dalla speculazione. Basteranno quelle misure a contrastare il contagio ed il panico che sta dilagando ad una velocità superiore a quella del contagio? Forse per contrastare il contagio un po’ serviranno, ma poco per isolare il panico e nulla per impedire la crisi.

Chiedo scusa se torno su una mia “ossessione”, anche se, da paziente a rischio ultrasettantenne, non ricordo più perché. So solo che l’«emergenza contagio» mi ha contagiato. Stante il tripudio di informazioni di carattere scientifico ma non solo[1], mi è bastato leggere gli articoli dell’antropologo, giornalista e divulgatore scientifico Marino Niola e dello scrittore e fisico Paolo Giordano[2], per convincermi che “l’informazione senza la comprensione genera il panico”. Del primo mi hanno convinto la carrellata sui “sintomi e sui simboli” della varie pestilenze “Dalla peste del 1600 a oggi”, e l’attenzione posta a quello “scarto di accelerazione tra ragione e presentimento a trasformare tutte le grandi epidemie che si sono succedute nella storia in eventi sospesi tra naturale e soprannaturale, tra previsione e premonizione. (…) Fino al coronavirus di questi giorni che sta turbando i nostri sogni alimentando fantasie apocalittiche”.

Del secondo, il fatto di avere magistralmente spiegato il funzionamento del modello matematico SIR ─ dalle iniziali dei termini «Suscettibili», ovvero tutti gli individui sani suscettibili di venire infettati, gli «Infetti», coloro che si sono ammalati e sono a loro volta suscettibili di infettare altri individui, e i «Rimossi», quanti, a seguito dell’infezione, sono morti, oppure guariti o infine, nel caso di malattie immunizzanti come il morbillo, sono diventati immunizzati. Utilizzando connessioni logiche, la probabilità e la statistica, questo modello matematico spiega bene i meccanismi che sottendono all’evoluzione in una “pandemia” delle malattie cosiddette «immunizzanti», vale a dire di tutte quelle malattie che la vaccinazione trasforma preventivamente e automaticamente il numero dei «Suscettibili» in quello dei «Rimossi» (non è immunizzante il raffreddore, mentre lo sono, ad esempio, il morbillo, il vaiolo, la tubercolosi e, almeno spero, l’influenza e la polmonite batteriologica). Ora, siccome al momento non si sa se l’infezione da coronavirus sia immunizzante oppure no, e non esiste ancora un vaccino per contrastarla, tutta la popolazione del globo è potenzialmente suscettibile di contrarre il coronavirus, ragion per cui si parla, correttamente, di «pandemia».

Nella prima fase della diffusione di una pandemia, spiega Paolo Giordano, il numero degli infetti cresce esponenzialmente (uno, due, quattro, otto, sedici, trentadue…) in base ad un numero, denominato R0 (R zero), che varia da malattia a malattia e che esprime “il numero di persone che, in media, ogni individuo infetto contagia a sua volta”. Al momento, poiché non si conosce ancora il valore esatto di questo numero (la sua capacità di infettare), per quanto riguarda l’epidemia del coronavirus, la sola cosa certa è che quando R0 diventasse inferiore ad uno, l’epidemia tenderebbe ad estinguersi (come accade superato il picco di una “normale” influenza stagionale). In questo contesto, “il metodo migliore per comprendere le varie sfaccettature, la complessità, per l’appunto, di questa epidemia”, Giordano suggerisce di leggere il libro di quel “cacciatore di virus” [3] che già nel 2012 prevedeva che “il Next Big One, la prossima grande epidemia attesa dagli esperti sarà causato da un virus (…) in un mercato cittadino della Cina meridionale”. “Preveggenza? – si chiede Giordano – No. Solo scienza. E un po’ di storia”.

«Detto in soldoni», l’espressione che alla “sua professoressa di matematica del liceo piaceva usare per familiarizzare i suoi studenti con un concetto nuovo”, egli conclude così la sua analisi: “la matematica del contagio c’insegna che il solo modo efficace di soffocare una pandemia come quella in corso è di tenere la gente il più possibile separata”. Invitandoci poi a “discutere su quanto le misure necessarie siano sostenibili nel medio termine, perché al momento, e in assenza di un vaccino, non ci sono elementi razionali per ipotizzare che la crisi sia breve”.

Per iniziare la discussione vorrei sottolineare ciò che il fisico e divulgatore Carlo Bernardini (1930-2018) ebbe a scrivere nel suo Pamphlet Prima lezione di fisica (Editori Laterza, Bari 2007): “chi vuole capire deve ricorrere al linguaggio appropriato per farlo”. In mancanza del linguaggio appropriato, infatti, il solo che mette in grado di “Capire i fatti”[4], “l’informazione senza la comprensione genera il panico” e si rischia di cadere in depressione. Da modesto divulgatore che si occupa di diffondere la “comprensione” del linguaggio in uso nelle discipline economiche mi sento di sostenere che vi sono elementi razionali per ipotizzare che la crisi economica scatenata dalle misure adottate, sia a livello nazionale che regionale, per tenere sotto controllo la pandemia del coronavirus, misure che, di fatto, hanno bloccato gli scambi all’interno di un’area che produce attorno al 40% dell’intera economia nazionale, avranno di sicuro l’effetto di trasformare una stagnazione che dura da più di un ventennio in una crisi economica dalle dimensioni imprevedibili.

Per quel poco che si riesce a comprendere, le notizie che ci giungono sul modo con il quale l’emergenza sanitaria viene affrontata dai grandi blocchi economici, sono poco rassicuranti e concorrono a diffondere il panico: la Cina è in panne; dagli USA giunge l’invito di Trump a non sopravvalutare la pandemia; sfruttando la rapidità della rete, superiore a quella della diffusione del virus, i potenti social al servizio di Putin alimentano il vento delle fake news divisive; l’inanità dell’Unione Europea nel coordinare le politiche dei singoli paesi è disarmante, e fa sì che ognuno si muova per proprio conto. Quanto all’Italia, credevamo che la nostra Costituzione fosse nel segno dell’Unità nazionale, e scopriamo che l’infausta riforma costituzionale che ha assegnato alle Regioni la competenza in materia di sanità, dell’istruzione e dei trasporti, ha contribuito a trasformare il nostro paese in una sorta di “federalismo regionale”, con i Presidenti delle Regioni che concorrono ad alimentare il disegno dell’«uomo con i pieni poteri».

“Credo di essermi sbarazzato per sempre dei pensieri unilaterali, della logica binaria che ignora contraddizioni e complessità”, scrive nel suo libro il teorico della complessità Edgar Morin. Personalmente, selezionando l’informazione, continuo a confidare nella ragione e nella capacità di comprendere. E mi preparo al peggio.

di Bruno Soro
Alessandria, 27 febbraio 2020

  1. Mi riferisco in particolare all’inserto su Pianeta 2020 del Corriere della Sera di domenica 23 febbraio; ai begli articoli di Ilaria Capua, “Ora bisogna arginare il COVID-19”, di Maurizio Molinari, “Sul fronte della lotta al contagio”, e di un anonimo su “Il virus terrorizza, il clima no. Come nasce la percezione del rischio” sull’inserto tuttogreen n. 57, apparsi tutti su La Stampa di domenica 23 febbraio, all’articolo di Massimiliano Panarari, “I giorni delle mascherine e del contagio della paura”, La Stampa di lunedì 24 febbraio.
  2. M. Niola, “Epidemia e contaminazione. Dalla peste del 1600 a oggi”, Repubblica di lunedì 24 febbraio. P. Giordano, “la matematica del contagio che ci aiuta a ragionare in mezzo al caos”, sul Corriere della Sera di mercoledì 26 febbraio.
  3. D. Quammen, Spillover. L’evoluzione delle pandemie, Adelphi, Milano 2014.
  4. Per un approfondimento del significato di “Complicato e complesso”, ci sia consentito rinviare alla lettura del capitolo VIII, pagine pp. 107-117 di Capire i fatti. Saggi divulgativi di Politica economica e società, Epoké, Novi L. 2018.

Commenta per primo

Lascia un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*