Una interessante proposta: “Liberiamo le città dal debito”

Molto volentieri pubblichiamo l’iniziativa che ci segnala la “civis” Cristina Franchini. 

Seconda giornata nazionale d’incontro dei comitati per l’audit sul debito locale

Napoli, 6 ottobre 2018

In cosa consiste la proposta?

  1. Tavolo di lavoro sul dissesto

Il Tavolo, partendo da un’analisi della situazione attuale, ha provato a ragionare sulle proposte da mettere in campo anche alla luce dell’intenzione (contenuta nel testo del Milleproroghe) da parte dell’attuale governo di mettere in campo una prossima “complessiva riforma delle procedure di risanamento finanziario degli Enti Locali”.

Le prime indiscrezioni sul proveddimento (articolo del Sole 24Ore-1/10/2018) non sono rassicuranti, in quanto si ricalca l’ottica delle procedure fallimentari da cui sono nati gli istituti del dissesto e dei piani di riequilibrio.

Il problema del dissesto rileva una precisa “questione meridionale” relativa alla finanza locale, essendo le criticità finanziarie molto concentrate in sole tre Regioni: Campania, Calabria e Sicilia. Infatti, secondo i più recenti dati (settembre 2018) del Ministero dell’Interno:

  1. a) su 126 enti attualmente dissestati, ben 91 sono concentrati nelle tre Regioni sopra indicate;
  2. b) su 306 enti in riequilibrio finanziario, sono 177 quelli appartenenti alle suddette tre Regioni;
  3. c) su 75 enti strutturalmente deficitari, sono 39 quelli situati nelle medesime Regioni.

Partendo da questa situazione, il Tavolo ha formulato la proposta di una riforma dell’istituto del dissesto che preveda l’uscita di tutti gli enti dalle procedure fallimentari, mettendo al centro della normativa l’istituzione della nuova categoria degli Enti in sovraindebitamento, con l’applicazione, con i dovuti adattamenti, di alcuni strumenti previsti dalla legge sul sovraindebitamento privato relativo a categorie particolrmente deboli (legge n. 3/2012).

In particolare, l’attuale definizione normativa del sovraindebitamento fa riferimento al “patrimonio prontamente liquidabile” per far fronte alle obbligazioni assunte e ciò eviterebbe di ricorrere a quel patrimonio disponibile che non è “prontamente liquidabile” come le case popolari o altri beni immobili. Con la categoria del sovraindebitamento, ad es., si darebbe la possibilità agli EE.LL. in situazione di criticità finanziaria di stipulare accordi che dovrebbero prevedere la restituzione soltanto della quota capitale e non anche degli interessi, proprio come si prevede in molti casi negli accordi tra privati e banche all’interno del sovraindebitamento, Inoltre si dovrebbe permettere agli EE.LL. Che, con il risparmio sulla restituzione degli interessi, si giungesse ad un accorciamento dei tempi della restituzione.

 

  1. Tavolo di lavoro sui derivati 

Il Tavolo, partendo da un’analisi della situazione attuale, ha provato a ragionare sulle proposte da mettere in campo. Nonostante la stipula di contratti derivati da parte di enti pubblici sia stata sospesa a partire dal 2008 (D. Lgs. n. 112/2008) e definitivamente vietata nel 2013 (Legge n. 147/2013 -“Legge di stabilità 2014”) sono ancora oggi 174 i Comuni alle prese con 342 contratti derivati del valore nozionale di 17 miliardi. Sono vere e proprie bombe a orologeria, che, anno dopo anno, drenano risorse alle comunità territoriali.

In merito, il Tavolo di lavoro ha socializzato le attività in corso contro i derivati nelle diverse realtà territoriali, dove si riscontra un problema di accesso agli atti e all’informazione, essendo contratti stipulati con clausole di riservatezza tra i contraenti, nonostante uno degli stessi sia sempre un ente pubblico.

Oggi la battaglia contro i derivati può acquisire nuova linfa dopo la Decisione del 04/12/2013 della Commissione Europea, resa pubblica solo nel novembre del 2016, con la quale sono stati sanzionati alcuni istituti bancari (Barclays Bank, Deutsche Bank, Société Générale e Royal Bank of Scotland) al pagamento di una multa pari a 1,7 mld di euro per la violazione dell’art. 101 del Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea e dell’art. 534 dell’Accordo sull’Area Economica Europea (Accordo EEA).

La Decisione riguarda tutti i contratti derivati e tutti i mutui a tasso variabile stipulati nel periodo 29/09/2005 – 30/05/2008 (nel quale l’illecito è stato accertato dalla Commisisone Europea) estensibile al 30/05/2009 (per effetto della determinazione del tasso Euribor a 12 mesi).

La Decisione permette infatti la richiesta di annullamento dei contratti derivati stipulati nel periodo 29/09/2005- 30/05/2009, ancora attivi o chiusi da non oltre 5 anni, con conseguente richiesta di risarcimento dei flussi negativi addebitati agli enti locali.

La Decisione apre inoltre la strada alla richiesta di annullamento dei mutui a tasso variabile agganciati al parametro Euribor contratti nel periodo 29/09/2005- 30/05/2009, ancora attivi, con conseguente ristrutturazione degli stessi a tassi nettamente inferiori.

Poichè la Decisione della Comissione Europea apre la strada alla costruizione di forti e concrete vertenze dentro i Comuni, il Tavolo ha deciso di avviare la campagna sui derivati e i mutui a tasso viariabile in tutti i Comuni, al fine di chiedere, per il periodo sopra indicato, l’annullamento di tutti i contratti derivati e la restituzione dei flussi negativi addebitati e di chiedere l’annullamento di tutti i contratti a tasso variabile e la drastica riduzione degli interessi addebitati.

 

  1. Tavolo di lavoro sulla finanza locale 

Il Tavolo, partendo da un’analisi della situazione attuale, ha provato a ragionare sulle proposte da mettere in campo. L’attuale situazione della finanza locale è il risultato di decenni di politiche liberiste che, a colpi di patto di stabilità e di pareggio di bilancio, ha scaricato sugli enti locali (e, da questi, sui cittadini) tutte le misure di austerità, fino a minare in profondità la storica funzione pubblica e sociale del Comune quali ente di prossimità degli abitanti di un territorio.

Mettere mano alla finanza locale non può che portare a focalizzare il discorso su Cassa Depositi e Prestiti, che dopo aver svolto per più di 150 anni, il ruolo di collettore del risparmio dei cittadini raccolto attraverso le Poste, e averlo utilizzato per finanziare a tassi agevolati gli investimenti degli enti locali, dal 20013 è stata privatizzata -trasformata in società per azioni, con l’ingresso nel capitale sociale delel fondazioni bancarie- e ha profondamente esteso e modificato il proprio ruolo.

Oggi, Cassa Depositi e Prestiti è una sorta di ‘fondo sovrano’ che agisce su tutta l’economia italiana, e anche il suo ruolo di leva finanziaria per gli enti locali è profondamente mutato: i prestiti non sono più a tassi agevolati, bensì a tassi di mercato e, spesso, finalizzati a favorire, dato il bisogno di cassa dei Comuni, la vendita del patrimonio pubblico e la messa sul mercato di beni comuni e servizi pubblici. Siamo così giunti al paradosso di un risparmio dei cittadini ( quasi 300 miliardi), finalizzato all’espropriazione delle comunità locali in cui questi vivono.

Il Tavolo ha dunque sottolineato l’importanza di “riprendersi la Cassa” e ha deciso di avviare una campagna per la socializzazione di Cassa Depositi e Prestiti, riprendendo tutto quanto già in passato prodotto dall’esperienza del “Forum per una nuova finanza pubblica e sociale”.

Una campagna che ha come obiettivo la presentazione di una legge d’iniziativa popolare, ripartendo dal testo a suo tempo prodotto (e non utilizzato) per riadattarlo e renderlo attuale.

Lo strumento delle legge d’iniziativa popolare, con l’avventa riforma del Regolamento del Senato, oggi ha la possibilità di avere uno sbocco parlamentare, poiché come recita l’art. 74 del Regolamento: “(..) L’esame in Commissione deve essere concluso entro tre mesi dall’assegnazione. Decorso tale termine, il disegno di legge è iscritto d’ufficio nel calendario dei lavori dell’Assemblea. In tale caso, la discussione si svolge sul testo dei proponenti, senza che sia possibile avanzare questioni incidentali (..)”.

 

  1. Enti locali in campo 

Tutti i Tavoli di lavoro hanno sottolineato la necessità che su tutti i temi indicati scendano in campo direttamente anche gli enti locali. Compito arduo, poiché oggi la gran parte degli amministratori sono da una parte vittime dell’attacco agli enti locali, dall’altra complici della forte penetrazione degli interessi finanziari sul beni comuni e i servizi pubblici delle comunità locali.

Da questo punto di vista, non è stata casuale la scelta di Napoli per ospitare l’assemblea: Napoli è non solo la prima città che ha deliberato, in accordo con i movimenti, l’istituzione di una “Consulta pubblica di audit sulle risorse e sul debito della città”; è anche il Comune che, grazie alla presenza nella plenaria di sabato del Sindaco Luigi De Magistris e dell’Assessore Carmine Piscopo, si è direttamente impegnato a convocare un’assemblea degli enti locali in dissesto entro fine novembre, al fine di costituire una “Rete dei Comuni contro il dissesto e per un’altra finanza locale” che apra una vertenza, parallela a quella praticata dai movimenti, nei confronti del governo e dei vincoli imposti dall’Ue e in difesa dei diritti delle comunità locali.

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