Tra eventi nefandi, piovuti a stille,
da tempi lontani a giorni men remoti
nulla potè Dio contro l’imbecille.
Non misurando l’effetto dei suoi atti,
tinge la vita propria e quella altrui
di male gesta e atroci misfatti
di cui sicuramente il più incisivo
è il propagare, senza alcun ritegno,
il proprio seme con atto furtivo:
qual cancrena silente, oh tempi bui,
s’incista quatto e poco appariscente
nella massa, imbecille come lui.
Privo d’alcun sapiente paragone,
ei può pensare d’esser sì valente
da tentare più volte l’elezione
e mentre chi sa sta fermo a guardare,
ei va al potere nel gaudio popolare…
così mi spiego, in questo su per giù,
perché il bravo sgobba e l’inetto sta su.
Commenta per primo