La poca voglia di leggere

Pochi giorni fa, ascoltando un’intervista a Claudio Magris, fui sorpresa da parole che mi corrispondevano profondamente e che Magris faceva sue dopo averle sentite da un altro importante scrittore di cui ora non ricordo il nome: “la poca voglia di leggere“ che in questi due anni lo aveva preso, una specie di apatia, a cui non sapeva dare risposta.

Fui sorpresa e confortata dalle sue parole, anch’io in questi ultimi due anni sono stata assalita da una profonda apatia, letture svogliate, messe subito di fianco a me, come un’impossibilità di rimanere dentro la parola e nutrirmene, come era sempre accaduto.

Al non saper dare risposa di Magris mi sono ancor più interrogata: allora non è solo un fatto mio- mi sono detta – c’è qualcosa di più vasto e forse ancora di innominabile ?

Abbiamo vissuto – e lo stiamo e probabilmente ancora lo vivremo – un tempo immobile, fatto da una ripetizione continua di parole vuote, un martellamento quotidiano di una propaganda asfissiante e malefica, una miriade di miseri incontri dove esperti di ogni dottrina si gratificano da soli in un passaggio in tv.

Cosa trarre da questo obnubilamento della ragione, da questa dissociazione mentale tra la realtà e il proprio comportamento, nel tentativo di giustificare le nostre abitudini e i nostri atteggiamenti contradditori, con atteggiamenti razionali privi di fondamento ?

Certo non girare lo sguardo per entrare nelle molte teorie complottistiche, ma cercare di trovare quella sana via di mezzo che aiuta a tenere in equilibrio utopia e disincanto, per dirla con le parole di Magris.

Ma per fare questo occorre stare davvero nel silenzio, che abbiamo avuto, ma che abbiamo subito tradito, riempiendolo di canti e bandiere ai balconi, di un sovrappiù di Tv, di valanghe di parole scritte e dette che hanno reso sterile lo straordinario movimento trasformativo che l’utero del silenzio offre.

E dunque, tornando alla domanda iniziale : come poter leggere dentro a questa folle e inumana baraonda? Come poterci interrogare dentro un rumore continuo fatto di niente ?

Solo chi si è davvero estraniato da tutto, solo chi da tempo si aspettava tutto questo, ha potuto guardare il temporale da un più alto monte, traendo dal suo interiore silenzio, coltivazione di una vita, la sostanza che ha nutrito giorni e notti infernali, fatti di guerre tra vicini, di parole violente, di truffaldini avvisi di presenti e futuri abortiti, perchè ancora una volta ci vogliono numero e non umanità.

Solo se vivremo tutto questo assumendocene tutta la nostra responsabilità, usando quella “scrittura notturna” che Magris così illuminatamente indica, tirando cioè fuori da noi la legione che siamo e che non vogliamo stanare, solo dicendoci che siamo tutti, se non artefici, complici di questa immane stoltezza, che anche noi avremmo potuto ammazzare, stuprare, violentare non solo la natura e la cultura, ma i nostri stessi fratelli e sorelle; solo guardandoci finalmente in onestà e avendo orrore di quello che siamo stati, o che avremmo potuto essere, non fa differenza, solo così potremo riprenderci la nostra dignità d’essere ritmo dell’Essere e finalmente continuare un cammino dove ancora una volta le rovine ci siano da guida.

In questo globalizzante impero tecnologico non ci può essere democrazia, e non lasciare altra scelta se non fra totalitarismo e democrazia, è totalitarismo, scrive Raimon Panikkar, uno non facile a dire trombonate.

L’essere umano è sì corpo anima e spirito, ma è anche e inseparabilmente da questi: polis e cosmos.

La bellezza – oggi violata – della nostra comune vita è una comunione in totalità inter-in-dipendenti, è un nuovo cammino pluralistico quello da costruire, un vero dialogo tra schemi e cosmovisioni radicalmente diverse e irriducibili, senza fare del pluralismo una nuova ideologia, il che sarebbe una contraddizione in termini.

Ecco che la “poca voglia di leggere “ si fa più chiara: come posso nutrirmi di parole sane se sono pieno di parole e visioni malate ? Come posso ascoltare canti di liberazione se i canti che ho intorno a me sono canti di disperazione senza possibilità di redenzione ?

Parole di una disonestà intellettuale che uccide quella piccola luce che passa dalla feritoia di ogni ferita ?

Ritornare alla Vita, al banchetto a cui tutti siamo invitati, ritornare a leggere per nutrirci di parole non vane, ritornare a scrivere sarà possibile solo dopo una lunga purificazione, che le parole di un Poeta sa ben descrivere :

così come laviamo il nostro corpo dovremmo lavare il destino, cambiare vita come cambiamo biancheria: non per provvedere al sostentamento della nostra vita, come col cibo e col sonno, ma per quell’estraneo rispetto per noi stessi che giustamente si chiama pulizia “. ( Fernando Pessoa )

di Patrizia Gioia

 

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