La raccolta rifiuti e la zeppa ideologica

Lo avevamo subodorato. Senza particolare acume, visto che bastava aver vissuto – e tenerne qualche memoria – il fragoroso scontro, pre e post elettorale – tra la compagine Fabbio-leghista e quella di centro-sinistra (Scagni) in materia di raccolta domiciliare dei rifiuti domestici (o “porta-a-porta”).

L’esito finale, e tut’ora perdurante, fu lo sbaracco della “domiciliare” e il ritorno alla grande dei cassoni in strada – promessi dal centro-destra, tornato in sella a Palazzo Rosso – e propinati a gruppi come… isole ecologiche.

Il porta-a-porta aveva dei modesti problemi applicativi, peraltro in via di superamento già dopo il primo anno di funzionamento senza che accadessero scompigli degni di nota, ma progetto e realizzazione furono investiti da polemiche tambureggianti il cui vero canovaccio recitava, ad Alessandria, che si trattava di “roba comunista” (potenza del fantasma tuttofare!). In pari tempo, però a Novara, la Giunta leghista, ignara del sortilegio leninista, menava gran vanto per i risultati ambientali del proprio porta-a-porta: problemi di comunicazione interna inter-padana.

Il più agitato dei contestatori fu tosto premiato con un seggio in Regione, poi doppiato da un seggio in Parlamento (e grane impreviste, altra storia).

Questa ipoteca maccartista (scovare le infiltrazioni comuniste nella raccolta rifiuti) non deve essere stata più di tanto intaccata dal buon senso, e dal diffondersi della raccolta domiciliare, se è vero che si ripresenta, a distanza di un decennio, come zeppa di chiara natura ideologica ad ogni riproposizione del tema.

 Ad Alessandria con lo stop che ha sigillato politicamente ogni  “voce dal sen fuggita” dall’attuale Amministrazione circa il possibile, cautissimo ritorno al porta-a-porta per superare le evidenti carenze del sistema in atto (cassoni stradali). A Tortona e a Novi, per celebrare il recente ribaltone elettorale, che ha premiato il centro-destra, e mandare un mezzo siluro di rinvio al porta-a-porta “spinto”(?) che sta/stava per essere esteso, dopo parziale esperimento, all’intero Consorzio Rifiuti dei 114 comuni dell’arco Tortona, Novi, Ovada e Acqui: vade retro! O almeno  acqua in casa ai cari avversari politici.

In pratica il virus idiosincratico al porta-a-porta, come ogni buon virus, conosce delle fasi di stanca apparente – che taluno scambia per recuperata ragionevolezza – e dei periodi di vivace reviviscenza al risuonare di certa diana politica ovvero al manifestarsi dell’inevitabile contrasto d’interesse tra l’aumento significativo della raccolta differenziata (decente, quella che non viene poi ricusata) e la diminuzione dell’attività di trasporto rifiuti indifferenziati alle discariche o ai parcheggi dedicati tipo ecoballe e simili. E siamo solo alla raccolta rifiuti.

Se si passa al successivo smaltimento (extra recupero/riciclo) altro che strategie di medio-lungo priodo: la stella polare della navigazione a vista continua ad essere, nella farragine perdurante delle competenze normative e organizzative, il provvedimento d’emergenza.

In un quadro, non proprio inedito, di “normalizzazione dell’emergenza” come indispensabile motore d’intervento.

La discarica X corre velocemente verso l’esaurimento della capienza prevista e autorizzata? Arriverà tempestivamente un provvedimento che dispone l’innalzamento di qualche metro  del livello di colmo della discarica, contando che i geo-teli dell’impermeabilizzazione sottostante reggano al sovraccarico dei conferimenti supplementari.

Dopo Castelceriolo e Solero-Quargento, adesso è la volta di Tortona che, in questi giorni, ha ottenuto un “supero” di 4 metri nell’ammassamento di rifiuti rispetto ai livelli di progetto. Il tutto per accogliere ulteriori 450 mila metri cubi di conferimenti e prorogare di cinque anni la vita della discarica.

Strategie per il futuro degli smaltimenti? Se ci sono, giacciono in cassetti  riservati e al cittadino brancolante non resta che registrare e interpretare  quel che passa il convento delle cronache di stampa. Tipo: prospettive di “salvamento” dell’ARAL; nuova mega-discarica privata di Frugarolo; pratica sempre attiva di travaso dei rifiuti genovesi nelle piane d’Oltreappennino per trattamenti o tombamento.

Chiaramente non c’entra, è solo un discutibile passo di chiusura, ma pare che Andreotti amasse rassicurare così gli amici in ansia: comunque alla fine tutto s’aggiusta!

 

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