L’albero dalle noci d’oro

I paesaggi di Ferruccio Gallina in mostra sino al 13 novembre alla GalleriaArteBagutta a Milano

 Preso da una smania d’infinito ero sceso verso i flutti per il sentiero che costeggia il bastione. Camminavo assorto nei miei pensieri, quando, nel punto dove la roccia strapiomba a picco sui marosi, all’improvviso, una voce nel marasma sussurrò”.

Queste sono le parole che Rilke scrive alla Principessa Thurn und Taxis, annunciandogli la riapparizione della Musa, l’ispirazione era tornata e da quel primo verso : “Chi, se anche gridassi mi sentirebbe dalle schiere degli angeli?” si composero le 10 elegie duinesi .

Prendo a prestito questa atmosfera rilkiana per raccontare il mio incontro di oggi quando, “presa da una smania di infinito” camminavo per il corso Garibaldi a Milano, rammemorando la figura femminile del racconto di Buzzati – Un amore – che in quella via ancora aleggiava come presenza invisibile, gustando nuovamente le terracotte del Teatro Fossati, insomma lasciando scivolare via il rumore e la fretta che mi circondavano per farmi afferrare dallo stupore che ogni giorno la vita sa portare, sempre che la sappiamo ascoltare.

Ed ecco apparirmi, dietro al vetro della vetrina della GalleriaArteBagutta, dove mi ero fermata affascinata da alcuni paesaggi che intravvedevo all’interno,  il sorriso di un gentile signore dai capelli bianchi, un fascino aristocratico d’altri tempi che concordavano con i miei.

Così entro, accolta dall’artista di quei paesaggi, acquarelli e acqueforti che avevano la capacità di trasportarti via dalla pazza folla per depositarti, come da una mongolfiera silenziosa, sulle colline mantovane, tra acque alberi orizzonti dove l’aria si respira nuova .

Ferruccio Gallina – questo il nome dell’artista – usa l’acquerello con grande capacità e accortezza; conosce la grana delle carte, sperimenta strati di velina e legno, manovra i colori dell’acqua versandoti nel cuore evanescenti territori dove gli angeli sono di casa.  Una voglia di cielo, nonostante le spine che trafiggono le nostre vite, una forza che rigenera , la libertà del tempo.

Paesaggi tutti visitabili, il Mincio che si allarga diventando pianura, piccoli castelli e pievi con nomi gentili, centenari gelsi che con le loro esili e robuste braccia tengono su il cielo, luoghi ancestrali del nostro DNA lombardo, luoghi che andrò a visitare perchè l’invito ha toccato qualcosa che si stava agitando in me e che mi ha offerto l’opportunità di farmi nido per il mio usignolo perduto.

Ferruccio Gallina non ci affascina solo con i suoi acqurelli e acqueforti, la stessa mano artigiana e artista si cimenta con la ceramica, plasmando con la terra forme che hanno dentro quella visionarietà che solo l’allineamento sano e naturalmente perfetto tra mente-mano-cuore sa infondere e fondere con le materie che ci fanno umani: acqua, terra, fuoco, aria.

Prima di salutarci mi ha donato una noce d’oro. Lui dice che l’ha dipinta, io credo che abbia un albero che le noci le fa così.

P.S. Nei prossimi giorni, fate due passi in più e arrivate sin qui, Galleria ArteBagutta, corso Garibaldi 17 a Milano. La mostra rimane aperta sino al 13 novembre: giovedì e venerdì 16,30 -19; sabato e domenica 16 -19.   

di Patrizia Gioia

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