L’Ascesa di Kylo Ren

Un personaggio come Kylo Ren non c’era mai stato nella saga di Guerre Stellari. Nonostante tutta la seconda trilogia (1999-2005) si occupi della ‘origin story’ di un villain, Darth Vader, lo stesso Star Wars non ha mai messo al centro di tutto un vero antieroe. Lo fa per la prima volta ora con il figlio di Han Solo e Leia, e nel farlo mette a segno una delle figure più interessanti in assoluto del suo pantheon. Complice un attore non da poco.

Fino al 2015 era Anakin Skywalker il cattivo più esplorato da questa saga estremamente manichea, fondata sulla divisione in due categorie dei personaggi (i Ribelli e l’Impero, i Jedi e i Sith, i buoni e i cattivi), eppure Anakin non è mai guardato come un vero villain. Innamoratissimo di Padmè Amidala, è disposto per un sentimento nobile a tradire il voto di celibato dell’Ordine Jedi, è furioso, iracondo, apre il fianco al lato oscuro, fa una strage (ma ha una motivazione sentimentale), eppure è sempre una persona che non trama, dal cuore limpido e la trilogia che lo vede protagonista termina proprio quando smette di essere un personaggio con cui empatizzare, quando diventa un villain al 100% con casco e respiro affannoso.

Kylo Ren invece sta dall’altra parte della barricata fin dall’inizio ma è seguito dal film come fosse uno dei buoni, come fosse un protagonista (e l’ultimo film appena uscito nelle sale lo conferma come il vero protagonista della nuova trilogia). Addirittura ne “Gli Ultimi Jedi” ci viene mostrato come il suo essere combattuto tra lato chiaro e oscuro abbia una chiara propensione, come non sia in bilico ma decisamente con il Lato Oscuro fino alla fine. Al pari degli eroi positivi che sono senza dubbio positivi ma continuamente frenati, tentati e resi deboli da uno scampolo di lato oscuro che preme dentro di loro, così Kylo Ren è senza dubbio un cattivo nel quale però brilla un barlume di lato chiaro causando problemi incredibili.

Ribaltando la solita prospettiva, Lawrence Kasdan, J.J. Abrams e Michael Arndt hanno creato per il primo capitolo della nuova trilogia “il Risveglio della Forza” un personaggio completamente diverso, che non è solo lo specchio di Rey, qualcuno che come lei sta percorrendo le vie della Forza solo partendo da un’altra posizione e con un’altra destinazione, ma proprio una figura con un ruolo narrativo completamente diverso. A giudicare poi dagli eventi de “Gli Ultimi Jedi”, Kylo Ren è l’ultimo scampolo di contatto con la tradizione, l’erede degli Skywalker.

Guerre Stellari è una saga familiare e Kylo Ren, ovvero Ben Solo, è il legittimo portatore del sangue Skywalker, è l’erede di chi era al centro della prima trilogia e di chi era al centro della seconda trilogia. E sembra saperlo. Nel primo film vediamo quanto senta sulle sue spalle l’eredità di Darth Vader, con il casco frantumato nelle sue stanze e con il suo vestito che lo richiama. Nel secondo film ci viene ricordato quanto senta anche il peso di essere il figlio di Han Solo (e non che non glielo ricordino). Pieno di fantasmi, pesi e aspettative, Kylo Ren è al limite della pazzia, massacrato psicologicamente, atterrito, vessato e costretto a sopportare pesi che non è palesemente in grado di sopportare. Uno così insicuro da prendersi a pugni sulle ferite per dare il massimo.

E questa è la seconda caratteristica che lo rende grande: non sta al posto in cui dovrebbe stare. Guerre Stellari è un mondo narrativamente molto semplice, in cui come in tutte le storie semplici ognuno è adatto ad occupare il posto che occupa. Luke è l’eroe, ed è in grado di esserlo, Leia è la principessa che deve combattere, ed è perfetta, idem dicasi per Han Solo ma anche per Obi-Wan Kenobi o Rey adesso. Ognuno sa fare quel che il film ha in serbo per lui e non fallirà, addirittura con l’animismo che lo permea, Guerre Stellari si permette di fare in modo che anche quando fallisce ognuno faccia esattamente quel che è destinato a fare. Kylo Ren no, sta in una posizione che non riesce a reggere, viene battuto da una ragazza alle prime armi, è disprezzato dal suo maestro (una cosa mai vista), perde spesso e volentieri e si ritrova quasi per caso, senza una vera premeditazione, ai massimi livelli del Primo Ordine. Anche i suoi sottoposti (Domnhall Gleeson, il Generale Hux) non hanno stima di lui.

Così, mentre Rey, Finn e Poe Dameron, eroi senza macchia sono avviati su un percorso infallibile e sembrano destinati a non cambiare, lui è l’unico che davvero avrà un arco narrativo propriamente detto. Forse sarà spezzato, forse dovrà sacrificarsi, come il nonno capirà quel che deve fare in punto di morte, cioè redimersi, come succederà nell’ultimo capitolo della saga “l’Ascesa di Skywalker” ma se un elemento di interesse c’è in questa trilogia è proprio lui.

Per fortuna (anche se di certo non per caso) c’è Adam Driver ad interpretarlo. Già dal fisico secco e asciutto sembra perfetto, magrolino e debole, sembra un ragazzo anche se non è più giovanissimo, sembra un adolescente brufoloso e sfigato, totalmente disadattato. In più Driver gli dà delle note di fragilità fantastiche senza mai farle notare troppo, lasciandole passare da piccoli movimenti, posture e sguardi. La sua ottima recitazione e il contributo che dà al personaggio la si vede soprattutto nella maniera in cui, a differenza di molti altri attori, quando si misura con i luoghi comuni della recitazione da blockbuster (lo sfogo violento, lo sguardo spaventato, basito o sorpreso, il pianto rabbioso) riesce a renderli sempre credibili, riesce a convincere e infondere in quelle espressioni standard per il cinema hollywoodiano un sentimento in più. In lui la rabbia non è mai solo rabbia, spesso è contaminata da paura di non farcela; la delusione non è mai solo delusione, spesso pare di vedere la luce in fondo ai suoi occhi che si spegne e la convinzione che non ce la farà mai; anche i momenti in cui è più deciso e tratta con Rey, nella sua sicurezza si intravede un dubbio.

Ben Solo/Kylo Ren è la persona che è sempre ad un passo dal farcela ma proprio non ce la fa, la figura più maltratta, quella più in attesa di riscatto. Ne “Gli Ultimi Jedi” sembra anche trovarlo in un piccolo momento di gloria e scalata, ma (e di nuovo il merito va a Adam Driver) anche nella vittoria suona come un perdente.

Appassionarsi ad un altro personaggio come Rey in cui la Forza scorre potente e che deve imparare ad evitare di cadere nel lato oscuro non è il massimo (un’altra volta?!), di Luke Skywalker abbiamo capito che fa una passerella da star, Finn non potrà mai essere al centro ma al massimo fare l’outsider di lusso, Poe Dameron è troppo smaccatamente cool per essere davvero simpatico (non ha il menefreghismo di Han Solo, ed è pure dedito alla causa!), solo Kylo Ren può essere la persona che lotta per diventare migliore di cui innamorarsi, il Rocky di questa saga. E che lo faccia con convinzione per essere migliore nel lato oscuro non è male.

Però ormai lo sappiamo, alla fine ogni membro della famiglia Skywalker se è dalla parte del Lato Oscuro della Forza, in un momento di debolezza vedrà sempre un barlume di speranza, un richiamo della luce, talmente forte che diventerà una nuova grande speranza per la galassia.

Riccardo Coloris

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