Le nuove priorità del terzo millennio

Un bel po’ di anni fa (meglio non specificare quanti) fui chiamato alla frequenza di un corso di aggiornamento per capi di istituto, che si svolgeva a Torino. In quell’occasione, fra le altre cose, nell’aula magna di un istituto tecnico ebbi modo di assistere alla visione di alcune slides predisposte allo scopo di dimostrare la velocità del progresso tecnico/tecnologico in molti settori della nostra vita sociale e lavorativa. Ce n’erano parecchie, ma a me ne rimasero in mente soprattutto due.

La prima era indirizzata alla “mobilità”. Il titolo comparve sul grande schermo che circostanziava la sala. Sotto, poi, cominciarono a sfilare alcune immagini intervallate da numeri.

La prima rappresentava un uomo preistorico e il suo unico mezzo di mobilità era evidentemente costituito dai piedi. Quella successiva, invece, ci mostrava lo stesso uomo in buon progresso, seduto per traverso su un asino o un mulo. Non ricordo bene il numero tra le due immagini, ma era senz’altro pieno di zeri. Nel seguito, però, i numeri diminuivano rapidamente passando per un uomo meglio vestito del cavernicolo, intento a spingere un carrellino. Seguì una bicicletta, poi un motorino a pedali, un motorino con l’accensione a mano, un’automobile stile anni ’30, una stile anni ’60 e, infine, una berlina superaccessoriata, di fattura recente.

Terminata la sfilata del settore mobilità, iniziò quella segnalata come “informazione”, con lo scopo di appurare i tempi e i modi attraverso i quali l’uomo era arrivato ad acquisire le informazioni che gli servivano per fare le proprie scelte di vita e di lavoro.

Anche qui si iniziò con l’uomo preistorico, che come modalità poteva usufruire esclusivamente dell’osservazione e dei consigli dei più anziani. Andò un po’ meglio con la scoperta delle iniziali pitture che mostravano scene di caccia e di guerra e, infine, si fece un buon passo in avanti con l’invenzione dei primi, rudimentali strumenti legati all’insorgenza della lettura e della scrittura Di qui, con un’escalation praticamente inarrestabile, si giunse alla stampa dei giornali, alla radio, alla tv e alla grandiosa invenzione di Internet, che pareva mettere il mondo intero ai nostri piedi.

Visto col senno di poi e alla luce di quanto succede oggi giorno, come eravamo ingenui allora! In pochi anni, le speranze dispensate da quelle slides scoppiarono come bolle di sapone sotto la spinta di una crisi economica ruggente, senza precedenti.

E’ vero, siamo arrivati a produrre berline sempre più accessoriate, sempre più avanzate, sempre più fantastiche. Ma la mondializzazione in atto sta corrodendo sistematicamente il salario a vantaggio del profitto. E’ vero, aumenta il numero di coloro che possono permettersi di acquistare un’auto, ma specularmente aumenta il numero dei lavoratori messi da parte, che l’auto devono venderla per sopravvivere.

E’ vero, i mezzi d’informazione mettono il mondo ai nostri piedi, ma molti di noi, immersi in quel flusso cacofonico di notizie e contro-notizie, non ce la fanno a sbrogliarsela. Tra la concitazione di chi racconta gli avvenimenti e la frenesia del loro continuo rimaneggiamento a favore di telecamera, anche coloro che vengono chiamati a spiegarci e a spiegare finiscono per annegare in una serie di affermazioni che dicono tutto e il suo esatto contrario.

Il mondo di quelle slides aveva ancora come romantica priorità la cultura, la formazione, lo studio. Seguivano, la gestione pubblica del sociale e, al terzo posto, il profitto d’impresa. Oggi le priorità si sono drammaticamente invertite, sia per quanto riguarda i rapporti fra Stati che per quanto concerne i rapporti fra ceti, gruppi, singoli individui.

Ecco. Io credo che, o riusciremo a recuperare questa situazione, oppure sprofonderemo sempre di più nella melma che già ci avvolge e ci stringe in un abbraccio mortale. Temo che non servirà il contratto con gli italiani, se non dirà parole vere, parole che possano mostrarci in questo buio profondo un po’ di luce.

 

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