Una lunga scia peccaminosa

Grazia Ivaldi

Una lunga scia peccaminosa

 

La tentazione iniziava in Piazza della Libertà a lato del Distretto Militare dove si trovava un piccolo scrigno che custodiva misteriosi e seducenti tesori dai quali sprigionavano effluvi intensi e avvolgenti: profumi, schiume per il bagno, saponette, sapone da barba e il famoso talco: tutto Felce Azzurra, il marchio della Paglieri, la ditta alessandrina che, con la Gandini (suoi i profumi Etrusca e Capriccio) contrassegnava la presenza alessandrina sul mercato della profumeria.

I manifesti pubblicitari riproducevano immagini di giovani donne di radiosa bellezza morbidamente avvolte in veli trasparenti e contornate di ghirlande di fiori variopinti con evidente richiamo alle essenze di ciprie e profumi.

La réclame del talco in confezione blu e azzurra a ricordare un cielo stellato era affidata ad una bimbetta che si intuiva appena uscita da un bagno profumato intenta a cospargersi, con un morbido piumino, di Felce Azzurra.

 

Appena svoltato l’angolo in via dei Martiri si incontrava la profumeria Garlando con la bella vetrina che esponeva i marchi più conosciuti e prestigiosi della cosmesi dell’epoca, non ancora così “democratica” come oggi ma piuttosto elitaria. Un negozio non chiassoso, un po’ “bon ton”.

Fatti pochi passi e raggiunta Corso Roma si veniva catturati da un inconfondibile e intenso profumo di cipria che annunciava la profumeria Dory. Cipria e profumi Coty come si poteva leggere soffermandosi davanti alla vetrina. Un nome che evocava la grande e moderna città di Parigi a quel tempo ancora luogo esotico, per i più, ma che grazie al cinema e ai racconti di pochi fortunati si è impressa nell’immaginario come luogo di evasione e bellezze disinvolte.

La Dory, come molte altre attività commerciali negli anni della ripresa economica amplierà il proprio negozio secondo criteri più moderni e arricchendo l’offerta con una vasta gamma di cosmesi di qualità e alla moda. Resterà per lungo tempo un punto di riferimento tra i più lussuosi e affascinanti della città.

Proseguendo lungo il corso si arrivava alla profumeria Fontana: due vetrine eleganti nelle quali, oltre ai prodotti cosmetici faceva sfoggio una bigiotteria di qualità, il che ne faceva un luogo di sosta obbligatorio durante le passeggiate domenicali  e un indirizzo sicuro per acquisti di un certo gusto.

Poco oltre, sotto i portici, si trovava Zenit scintillante di luci con i suoi eleganti arredi in legno e le vetrine attraverso le quali si intravvedevano gli oggetti della vanità, allora, quasi esclusivamente femminile. A lato una breve scala conduceva al negozio di acconciature per signora, la famosa Pasquero, che in città ha formato un buon numero di parrucchiere.

Nell’adiacente Piazza Marconi si affacciava la Profumeria Molina che oltre all’ampio assortimento di profumi riforniva anche i negozi di parrucchiere. Trovandosi in una posizione strategica, al centro della piazzetta del mercato, era forse la più frequentata della città.

Al termine di questo breve excursus vorrei proporre un ricordo che resiste tenacemente con l’auspicio di ricevere il conforto di qualche condivisione.

Riguarda una piccola e modesta profumeria in via Guasco nell’edificio di una chiesa sconsacrata che affacciava sulla piazzetta dove aveva mercato la mitica Sabina.

Il negozio con un’unica vetrina, al quale si accedeva salendo uno o due gradini, prospettava palazzo Guasco.

Lo ricordo perché conservo ancora una collana di perle acquistata da mia mamma che, pur essendo decisamente in autentiche, avevano un colore bellissimo e una rara luminosità.

In seguito agli interventi di trasformazione della città l’edificio è stato abbattuto per lasciare posto ad un palazzo condominiale del tutto avulso dal contesto circostante.

Ma questa è un’altra storia.

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