Il Movimento 5 Stelle

Confesso che tempo fa ho trascorso alcune serate pensando a come collocare il Movimento 5 Stelle nel mio pantheon politico.
Sinceramente, non sono riuscito a nulla.
Mi sono rifatto ai miei studi universitari, quando ho sostenuto l’esame di “Storia delle dottrine politiche”, addirittura ho riletto alcuni passi e dispense del mio esame, ma non sono arrivato a nulla.
Dopo lunga riflessione, sono giunto alla conclusione che non c’è assolutamente nulla su cui riflettere, e dal nulla non si può arrivare a qualcosa di concreto.
Non c’è assolutamente niente nel girare per le piazze urlando “Vaffanculo” a tutto e tutti, come non c’è nulla nel creare una fantomatica piattaforma Rousseau, che si dichiara né di Centro né di Sinistra e proclama una nuova, sostanziale identità politica, che, essendo appunto mobile, si definisce quale movimento.
Ma movimento di che? Da dove viene? Dove va? Come si sostiene ideologicamente?
Mi è venuto fatto di pensare a un enorme edificio alto 200 metri, che, invece di basarsi su delle strutture in cemento armato, ha come basi dei pali di legno, non troppo duro: prima o poi tutto crollerà.
Definirei il Movimento 5 Stelle come il movimento delle 5 dita, le cui dita sono costituite da: Grillo, un comico vagamente ricordato negli anni ’80 e che poi era scomparso dai palchi; Casaleggio, il cui nome ricorda, non a torto, un formaggio lombardo; Di Maio, le cui origini Vesuviane potrebbero essere anche Venusiane; Di Battista, non a caso denominato il “Vagabondo delle stelle” per i suoi pellegrinaggi; Crimi, che appartiene a buon diritto al club delle vecchie marmotte.
E questa è la punta dell’iceberg, figuriamoci quello che sta sotto.
E’ inutile scherzarci sopra: la pattuglia di questo movimento, che siede sui banchi della Camera e del Senato, è la peggior accozzaglia che si sia potuta riunire, questo perché si è completamente abbandonato il concetto che i rappresentati del popolo devono essere “Civil Servants”, letteralmente “servitori civili”, e questo per un periodo di almeno cinque anni, mettendo a disposizione del Paese le migliori risorse intellettuali e morali.
Per far ciò, bisogna che si individuino dei parlamentari che brillino per Titoli e Merito, che abbiano un adeguato “cursus studiorum” e che, inoltre, abbiano affinato un percorso di lavoro importante, o nel settore privato o in quello pubblico.
Persone che per cinque anni decidano di dedicarsi al loro Paese, sapendo di avere un impegno morale, etico, e di poter guadagnare molto meno di quello che le loro professioni normalmente rendono.
E’ una richiesta impossibile? Io non credo.
Penso che un’attività di “servitore civile” di questo tipo sia utile a completare una persona, a dare un senso civico ad una vita che potrebbe essere solamente arida o dedicata al Dio-Denaro.
Ebbene, ai rappresentanti del Movimento 5 Stelle, ma non solo a loro, io credo fermamente che manchi tutto questo apparato umano e morale e che slogan o parole pronunciate “ad infinitum” non servano a riempire la sostanziale mancanza di valori.
Bisogna però affermare con chiarezza che i veri colpevoli di questa situazione sono coloro i quali nel Marzo del 2018 hanno votato per questo movimento, facendosi ingannare da promesse fantasiose, che nulla avevano in comune con la realtà.
Ancora una volta si dimostra che il discorso di qualità deve prevalere su un consenso generico, che in realtà parla solo di numeri e non di quello che è giusto o ingiusto, un discorso razionale che mette in evidenza la lotta contro l’Ignoranza dei più.

di Giorgio Penzo

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