Niki Lauda. La “logica” al volante.

 

Ricordo di un pilota di classe

Ho seguito come appassionato prima come addetto ai lavori in seguito l’automobilismo sportivo dagli anni ’50 ad oggi. Ho seguito e conosciuto molti e grandi piloti . Ma Niki era diverso , quella di Niki è una storia singolare e romanzesca. Ed in questo romanzo c’e’ una prima e una seconda parte separate dal rogo della sua Ferrari n°1 ( era campione del mondo in carica) al circuito del Nurburgring. Il “vecchio Nürburgring” un circuito stradale di 23 km si snoda nei boschi senza vie di fuga, scavato nella montagna, delimitato da rocce ed alberi con continui saliscendi. La sicurezza sia del circuito che delle vetture non era allora il requisito prioritario come lo è oggi : la gara era vissuta dagli addetti ai lavori con enorme tensione. Privi di  TV in real time e contatto radio con i piloti, quando la vettura non transitava davanti ai box l’angoscia si impadroniva di tutti i componenti della squadra che attendevano in silenzio l’arrivo di notizie. E fu cosi a quel maledetto quinto giro del GP di Germania 1976 reso insidioso da una pioggerellina che si alternava a improvvise schiarite. Il direttore di gara espose la bandiera rossa , la gara era interrotta : Niki aveva troppo osato , era uscito di strada schiantandosi contro la montagna e la sua vettura si era incendiata. La squadra riviveva la tragedia di Lorenzo Bandini morto fra le fiamme della sua vettura incendiatasi nell’urto contro le barriere all’uscita del tunnel del Gp di Monaco alcuni anni prima. Ma Niki sopravvisse anche se portò per tutta la vita i segni impressigli dal rogo. All’esterno mascherati dal cappellino che mai si toglieva ma ben più gravi all’interno del suo corpo. Lo costrinsero a continue e dolorose cure e trapianti di organi fino al fatale trapianto di polmoni.

L’evoluzione delle tecnologie ha reso assai diverso l’automobilismo sportivo dell’era di Lauda  da quello attuale. Ora nel progetto e sviluppo dei veicoli da competizione- in particolare nell’ F1 che può disporre di enormi finanziamenti- tramite sofisticati computers e sistemi di acquisizione dati si può calcolare e rilevare in maniera oggettiva e quantizzare il comportamento della vettura e come intervenire per migliorarla. Il ruolo ed il talento del pilota ancor’oggi fa’ la differenza : all’epoca di Niki era essenziale. Non a caso Niki dopo l’incidente del Nurbugring nel suo conciso italiano  disse” meglio bruciata mia faccia che mio culo” . L’unico sensore in grado di valutare la tenuta di strada della vettura era il fondo schiena del pilota la sola zona di contatto veicolo-pilota. Ed il pilota sulle informazioni trasmessigli da tale sensore illustrava il comportamento della vettura ai tecnici o direttamente ai meccanici che provvedevano alle necessarie regolazioni migliorative. Ed il pilota perciò era in grado di trasformare la vettura da “brutto anatroccolo” a “cigno vincente”. E Niki – scelto da Enzo Ferrari più per i soldi che portava che per il suo intuito come si favoleggiò- trasformò la Ferrari da vettura mediocre e non vincente da più di un decennio in vettura da subito competitiva e in grado di imporsi nel mondiale già al secondo anno. L’anno seguente l’incidente.

Vincendo il dolore dopo due mesi era di nuovo sulla sua Ferrari al GP di Monza del 1977 e non ostante la mancata partecipazione a vari Gran Premi  fu in grado di giocarsi il mondiale all’ultima gara . Tutto ciò è illustrato nell’avvincente film “Rush”che invito a vedere. Al GP del Giappone al circuito del Fuji diluviava: condizioni estreme e pericolosissime . Si rese necessario sospendere la gara . Ma “the show must go on” : si dice che i piloti si accordarono per accettare di riprendere la corsa per un giro e poi fermarsi. I piloti in seguito cedettero alle pressioni dei responsabili dei team che pretesero che la gara continuasse . Non cosi’ Lauda che- ligio alle intese e per lanciare una clamorosa denuncia della condizione dei piloti novelli gladiatori- rientrò ai box. Vero o falsa questa versione? Avendo conosciuto Niki ritengo sia questa la motivazione che indusse Niki a fermarsi perdendo il mondiale e non quella di un’improvvisa pavidità come si disse purtroppo anche all’interno di Ferrari.

La Ferrari decise di assumere per l ’78 il pilota emergente del momento Carlos Reutemans : il contratto fu stipulato nel corso del ’77 e si disse che i contatti iniziarono con Lauda ancora convalescente . Lauda interpretò ciò come atto di sfiducia nei suoi confronti , quasi a ritenerlo pilota finito dopo l’incidente. Dimostrò che non era cosi’ vincendo il mondiale ’79 e battendo sonoramente il nuovo arrivato Reutemans. Poi se ne andò e rivinse il mondiale con la McLaren motorizzata Porsche. E a riprova di quanto contasse il pilota ebbe inizio la lunga stagione di assenza di vittorie della Ferrari conclusasi solo con l’assunzione di un altro grande: Michael Schummacher.

Niki era persona che evitava le occasioni mondane – linfa della F1 – amava passare la serata ai box seguendo i lavori dei meccanici e cenando alla mensa del circuito e soprattutto era persona trasparente e leale. Lo posso affermare per avere direttamente lavorato con lui in Ferrari negli anni ’90. Montezemolo, allora presidente Ferrari lo richiamò a Maranello in veste di suo consulente . Ciò avvenne in concomitanza al mio trasferimento alla Ferrari a causa del ritiro della Lancia Racing dalle competizioni. Con massima franchezza – dopo un breve periodo- espresse la sua opinione: la Ferrari era assai arretrata nella tecnologia motoristica rispetto ai grandi competitors ed inoltre- la cosa più grave – aveva mediocri piloti . Mettere in discussione il motore suonava ai tecnici Ferrari cosa sacrilega e criticare la costosissima scelta dei piloti era presa come offesa al presidente direttamente. In accordo con le sue indicazioni diedi corso ad una profonda ristrutturazione del settore motori aprendo a contatti con università e centri di ricerca esterni: tali azioni portarono a tangibili   risultati ed a quella che con il passare degli anni i tecnici di Maranello – capita la lezione- denominarono “la primavera dei motori Ferrari”. Ma tutto ciò generò profondi rancori e turbolenze all’interno della Ferrari: Lauda se ne andò per la seconda volta ed anche per me la situazione si fece non più sopportabile. A distanza di anni Mercedes rientrata nelle competizioni di F1 lo volle come Presidente onorario del settore F1e responsabile dei rapporti con i piloti. I frutti di questa collaborazione sono storia recente ed hanno contribuito alle ininterrotte vittorie nel campionato mondiale a Mercedes dal 2014 ad oggi. In particolare il contributo di Lauda si è visto nella maturazione agonistica di un grande talento naturale quale è Lewis Hamilton che Lauda ha trasformato da pilota velocissimo nel giro di qualifica in pilota razionale in grado di gestire al meglio la gara tatticamente , spingendo quando possibile, accontentandosi del risultato quando il rischio di incidente è troppo elevato. Ed è questo a mio avviso il merito maggiore dell’attività di Lauda in Mercedes: aver trasformato Lewis Hamilton a sua somiglianza , in pilota “computer”, come a suo tempo fu battezzato Lauda per la razionalità del suo agire.  

 

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