Non è tutto “oro verde” quello che luccica. Spunti di riflessione sulla svolta verde per il pianeta

Da anni sono tra le pochissime ecologiste a “storcere il naso” sentendo il nome di Greta. Per una serie di ragioni: innanzitutto viene difficile pensare che, laddove hanno fallito personaggi del calibro di Sting, Leonardo DiCaprio e Al Gore, possa riuscire una teenager con qualche problema di salute. Sarebbe come pensare che, se la Nazionale italiana di calcio ha qualche difficoltà a qualificarsi per i Mondiali con Gigio Donnarumma in porta, si possa arrivare al successo mandando tra i pali mio cugino, che di mestiere fa il piastrellista, giusto perché “ha le mani grandi”.

Certo potrebbe avere un peso, quale elemento di novità, la figura di una ragazzina che “viene dal basso”, una di noi insomma. Ma se scarso successo nell’influenzare le lobbies e i potenti del mondo hanno avuto personaggi famosi e con amplissimo seguito (nonché vasta disponibilità economiche), chiunque non sia ingenuo può immaginare quale pessima sorte sarebbe riservata a una persona che non ha tali possibilità.

Secondo, perché esasperare le scelte non è mai una buona idea. E’ vero che la questione climatica è pressante.. ma la gatta frettolosa fa i gattini ciechi. E il “gretismo” esasperato potrebbe addirittura peggiorare le cose.

Un esempio è la volontà di sostituire gli attuali motori con quelli elettrici: tutti, subito ed adesso. Quando in Italia abbiano appena il 30% di energia prodotta da fonti rinnovabili (e di questo, il 70% è ancora generato da impianti idroelettrici, in gran parte risalenti al ventennio fascista!!)

Questa scelta ha già portato a diminuire l’importanza degli incentivi per motori a gpl e metano, con una drastica riduzione dell’offerta di tali veicoli sul mercato.   Gpl e metano, due carburanti estremamente più puliti di benzina e diesel, economici, e con una rete di distribuzione capillare già presente sia in urbano che in extra urbano e perfino in autostrada.

Se si produce la maggior parte dell’energia con fonti fossili, si vanificano i vantaggi dei veicoli elettrici, spostando semplicemente il problema. L’unico vantaggio resterebbe il crollo delle emissioni in ambiente urbano, risultato però facilmente raggiungibile con i motori a gpl e metano. Investire sulla ricerca di motori elettrici può essere positivo. Puntare tutto oggi su una tecnologia assolutamente acerba non lo è, anzi rischia di peggiorare la situazione ambientale, facendo scomparire le auto a gpl e metano e quindi aumentando indirettamente le emissioni, visto che le auto elettriche sfrutterebbero energia da fonti fossili. Allo stesso modo, demonizzare il gas naturale è una follia.  Innanzitutto va detto che, se è vero che il metano è un potente gas serra, (72 volte più dell’anidride carbonica) questo vale per il metano tal quale, non per la sua combustione, di gran lunga più pulita rispetto ad altre fonti energetiche.

Ovviamente occorre evitare di disperdere metano durante la sua estrazione, ma una consistente porzione del metano liberato in atmosfera deriva da altre fonti, come gli allevamenti intensivi (che vanno eliminati anche per ragioni etiche, sanitarie e salutistiche, oltre che ecologiche) e poco ha a che fare con i veicoli o gli impianti di riscaldamento.

Demonizzare il gas naturale, si diceva, appare cosa insensata e foriera di danni.

Vviamo una fase nella quale non abbiamo ancora sviluppato appieno le fonti rinnovabili,  è urgentissimo eliminare l’uso del carbone (il più impattante a livello ambientale e sanitario) e altrettanto urgente ridurre al minimo l’impiego del petrolio.

Pensare di eliminare subito anche il gas significa aprire le porte al nucleare.  Con risultati potenzialmente disastrosi.

Altro esempio di quanto sia nocivo estremizzare le scelte e assumere decisioni in modo frettoloso è la vicenda dell’Adblue, l’additivo usato dai motori diesel più moderni per abbattere le emissioni. Anche a causa degli ostacoli posti all’impego del metano, si è registrato un aumento fino al 100% del prezzo di questo additivo e una sua scarsa disponibilità sul mercato. (Addirittura in Italia l’unica azienda produttrice ha sospeso la fabbricazione). Ciò comporta un aumento dei costi per chi utilizza i motori diesel più puliti, oltre al rischio di trovarsi con il veicolo bloccato, giacché senza Adblue il motore non si accende. Poiché nel nostro Paese la stragrande maggioranza delle merci viaggia su gomma, e quindi su veicoli diesel, rischiamo aumenti consistenti dei beni al dettaglio, con ripercussioni drammatiche sulle famiglie italiane già in grave difficoltà economica. Ma rischiamo anche riflessi negativi sulla qualità dell’aria, perché alcuni saranno indotti a smontare le centraline e i sistemi AdBlue, causando quindi un drastico peggioramento delle emissioni dei motori.  Cosa certamente illegale ma si sa che , quando non riesci a portare a casa la pagnotta…prima di morire di fame ti adatti.

Questa è l’ennesima dimostrazione di come “la strada per l’inferno sia lastricata di buone intenzioni”.  Ma anche di come noi ambientalisti dovremmo organizzarci per far sentire maggiormente la nostra voce, e non delegare tutto a Greta…

Laura Onesto, Associazione Italiana Sicurezza Ambientale Liguria

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