Renato Kovacic se ne è andato. Il ricordo di un amico

“Per quanto me l’aspettassi, questa notizia mi ha lasciato attonito. Nell’arco degli anni avevo maturato l’idea che tu fossi una sorta di supereroe. Un Avenger rosso con la falce e il martello sullo scudo. Un lottatore instancabile, ma, soprattutto, immortale.

Ricordo ancora quando ci conoscemmo. Non iniziammo certo nel migliore dei modi. Ci furono screzi e ci mettemmo un po’ di tempo prima di ricominciare a darci il rispetto che entrambi meritavamo. Poi, grazie al sindacato, ci siamo ritrovati e abbiamo iniziato finalmente a stimarci. Ognuno coi propri spazi. Come due amici. Compagni. In questi ultimi mesi eravamo anche riusciti a creare insieme un’ associazione che, da oggi, andrà avanti portando in alto le tue idee e i tuoi ideali.

Negli anni ho seguito le tue innumerevoli battaglie. Tutte vittoriose. Hai deciso di sfidare a duello nemici infinitamente più grandi e forti e attrezzati di te. La tua azienda, il comune, il sindaco. Tutti messi al tappeto. C’è voluta fatica, impegno, una forza d’animo che io, ad esempio, mai ho avuto e mai avrò e che pochi possono vantare, ma, alla fine, hai vinto. Inequivocabilmente.

In un immaginario sportivo io ti vedevo come il pugile coraggioso che decide di sfidare il campione di due categorie superiori e, ferito, tumefatto, continua a combattere senza sosta. Senza arrendersi. E, alla fine, quando sembra sul punto di cedere, molla il colpo vincente che mette al tappeto il campione. Ecco, tu eri quella cosa lì.

Parallelamente a tutto questo combattevi una serie infinita di battaglie ben più pericolose contro problemi fisici mai banali. La decima parte di quello che hai dovuto affrontare tu avrebbe demotivato qualsiasi altro uomo sulla terra. Qualsiasi altro uomo, ma non te.

La realtà è che per abbatterti ci voleva qualcosa di irrisolvibile. Di incurabile. E così è stato.

Di sicuro, caro compagno, lascerai un insegnamento che rimarrà indelebile in me e in tutte le persone che, in qualche modo, hanno avuto l’onore di battersi al tuo fianco. Mai arrendersi. Nella tutela dei propri e degli altrui diritti. Nella difesa dei più deboli. Degli ultimi.

E questa è la cosa più importante di tutte. Aver lasciato qualcosa che possa servire a chi rimane. Un insegnamento.

L’unico rimpianto che mi porterò dentro per un bel po’ è non essere riuscito a convincerti fino in fondo a scrivere la tua vita. Lo avrei fatto volentieri insieme a te, perché, se ho una certezza, è che la tua è una storia di sinistra che andrebbe raccontata.

Fai buon viaggio caro Renato…ciao.”

Roberto Crispino

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