Ricordo di Franco Loi

Questa cumparsita de pulverina che la fa’ insugna’

Non sò se l’ho scritto giusto in questa nostra lingua milanese, una lingua che lui sapeva gentilmente far rombeggiare come se fosse dentro le 5 giornate di Milano.

Qualche anno fa, per il nostro progetto MilleGru “leggere con cura ” che portavamo negli ospedali, e a Milano nel Policlinico, Franco Loi, alla nostra richiesta di una sua poesia, offrì subito e gioiosamente dei versi appena scritti, inediti ancora, e sono proprio quelli che ho ancora nella mente e nel cuore: questa cumparsita de pulverina che la fa insugnà.

E per me Franco Loi è proprio questa polverina de cumparsita o la pioggerellina di maggio che picchia argentina, così la sua voce leggera e le sue mani lunghe, aperte al miracolo.   Un pomeriggio a casa sua, seduti al tavolo a parlare, a parlare di cose invisibili eppure così toccabili, tanto vere che il gatto stava lì con noi ad ascoltare, fissandole con gli occhi di smeraldo nella trama di quella realtà che solo la poesia sa tessere.   La casa di un poeta è più normale delle altre, riassume il mistero della quotidianità nelle piccole cose che stanno nascoste tra passato e futuro, in un presente potente, pieno di possibilità e di profondità.

Ho festeggiato con lui i suoi 80 anni, mamma mia dieci anni fa! e quando siamo usciti dal teatro, con i tanti amici festanti,  il suo abbraccio e il suo saluto mi hanno lasciata come solo un Poeta sa fare: tra dolcezza e malinconia, proprio come quando mangi un buon pasticcino e lo tieni lì, come un bambino, tra le dita bianche di zucchero e non vuoi finirlo.

Sì, Franco Loi sapeva far vivere la tempiternità. Perciò non mi stupii quando mi disse che uno dei libri più belli che aveva letto era ” Lo spirito della parola” di Raimon Panikkar.

Sono certa che ora si son trovati questi due briganti della parola, che con la parola hanno lottato per dire più del dicibile, salvando lingue e dialetti, loro sì che sapevano come salvare il mistero dell’Altro.

di Patrizia Gioia

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