Il sangue del nostro cuore

” In generale l’arte nasce dal desiderio dell’individuo di rivelarsi all’altro. Io non credo in un’arte che non nasce da una forza, spinta dal desiderio di un essere di aprire il suo cuore. Ogni forma d’arte, di letteratura, di musica deve nascere nel sangue del nostro cuore. L’arte è il sangue del nostro cuore » .   

( Eduard Munch )

Il sangue del nostro cuore                  di Patrizia Gioia

Senza dubbio Corrado Accordino è riuscito ieri sera ( prima nazionale al teatro Libero di Milano ) a portare in scena “il sangue del nostro cuore”, che l’arte di Eduard Munch ha saputo raccontare alle nostre anime ( troppo spesso addomesticate allo status quo ) con la sua pittura, inseparabile e robusta espressione di una vita vissuta in quel limite dove l’individualità si può perdere e confondere nella spietatezza che gli eventi della vita portano nelle vite di ognuno.

Certamente la pazzia – come la morte – è stata compagna lungo tutta la vita di Munch, un sentire sempre sulla soglia; la melanconia che tanto bene racconta nei volti, nei paesaggi, nei colori, nella musica del suo invisibile, è sempre presagio di una possibile caduta dentro l’abisso, che i più sensibili percorrono quotidianamente, attenti a non precipitare e contemporaneamente attratti da quel precipizio.
Fine della sofferenza, o inizio d’una solitudine ancora più cancerosa? Quella solitudine che arriva a spezzare il desiderio di aprire il cuore all’altro, sopraffatta da un dolore cupo, persistente, paralizzante?

Ma la parola che la ragione pronuncia non è possibile se non liberando in ogni istante l’antica follia, dove il mistero è da cercare nella capacità umana di reggere alle forze contrastanti che ci aggrediscono con potenze incontenibili, con forze prive di regole , consegnando l’Artista al servizio del non-senso , precipizio e vertigine di quello che il buon senso tiene a bada con ordinate parole, che traduce in dogmi e leggi per non indurci a passare la linea di demarcazione dove ogni sicurezza cade e il de-lira -re esplode in tutta la sua frammentazione e nuovo tentativo di ricomposizione.

Lo spettacolo – e la voce – di Accordino sono potenti sin dall’inizio, “l’urlo” si concede nuovamente voce dell’Anima d’oggi, quella che Munch vede e vive su quel ponte

L’urlo, 1893

“Camminavo lungo la strada con due amici quando il sole tramontò, il cielo si tinse all’improvviso di rosso sangue. Mi fermai, mi appoggiai stanco morto ad una palizzata. Sul fiordo nero-azzurro e sulla città c’erano sangue e lingue di fuoco. I miei amici continuavano a camminare e io tremavo ancora di paura… E sentivo che un grande urlo infinito pervadeva la natura»

e che ci consegna, perchè quell’urlo possa trasformare l’autore del mondo che sanguina, un mondo sempre più spietatamente ucciso da chi è incapace di vedere e godere della Bellezza che lo circonda.

Siamo carnefici e vittime, subiamo e creiamo. Siamo “sin-tomo” che significa “co-incidenza ” : arte e follia coincidono perchè accadono insieme.
Chi sa distinguerle senza separarle dà casa a quel che casa ancora non ha.

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