Una sconfitta epocale su cui riflettere

di  Egidio Zacheo

 C’è smarrimento nel Partito Democratico e a sinistra. La loro sconfitta è stata bruciante . Ma mentre quella del PD da molti – diciamolo- era stata prevista da tempo, anche se non nelle proporzioni verificatesi, una sorpresa generale ha destato quella di ” Liberi e Uguali”. Vi è stata una polarizzazione netta: il Nord, con qualche puntata al Centro, a Salvini, il Sud, con qualche puntata al Centro, ai 5Stelle. Dem e sinistra non hanno più punti di riferimento nè territoriali nè geografici. Il centro-Italia politico, fino a ieri roccaforte progressista, si è liquefatto e loro si sentono orfani di tutto. Qualcuno, a parziale consolazione, spiega la sconfitta con la durezza di regolarità storiche-certamente presenti, ma non esplicative di tutto-che premierebbero ormai, a prescindere, forze populiste e anti-establishment e punirebbero, sempre a prescindere, chi governa e la sinistra testarda a tenere in vita legami con categorie desuete e incapace di darsene di nuove. Si tratta, però , di argomenti poco robusti perchè non tengono conto del fatto che il vero compito non è solo quello di cogliere le tendenze epocali, ma di individuare anche le specificità nazionali. Di capire, insomma, perchè, all’interno di processi generali, la Germania politica continua a non essere l ‘Italia e l ‘Italia politica continua a non essere la Francia o l’ Inghilterra o gli USA. Incapaci di partire dall’analisi concreta della realtà concreta si preferisce la scorciatoia di addossare la colpa ad un astratto apparato categoriale, ritenuto bisognoso di aggiornamento, quando poi nella realtà concreta con quello stesso apparato Bernie Sanders ha successo negli USA, Jeremy Corbyn nel Regno Unito, Jean-Luc Melenchon in Francia. Si potrebbe perfino dire che forse in Italia PD e sinistra hanno perso proprio perchè da tempo hanno messo da parte le categorie classiche di una certa tradizione culturale. Ma nemmeno così i conti tornerebbero.

La verità è che PD e sinistra non sono categorie dello spirito, ma forze politiche che hanno perso i contatti fondamentali con la realtà e che sbagliano l’ analisi fattuale, la tattica e la strategia politica. Tutto qui. Anche se non è poco. Per cui non c’è niente di irrimediabile, di insuperabile. Anche nel voto del quattro marzo marzo poi per la sinistra e per i Dem possono essere rintracciati motivi di fiducia e cose positive ( se questi ultimi riescono a guardare non più con gli occhi ciechi del renzismo ) . Se la Lega vince con un programma conservatore e razzista-securitario, i pentastellati vincono meglio proprio per la loro reazione alla Lega e per aver saputo esprimere ed intercettare una volontà larga , che veniva dal Paese e dal Sud in particolare , di cambiamento e non di conservazione. Hanno saputo essere credibili come alternativa all’ antirenzismo diffuso. L’ elettore è fuggito dal PD ed ha trovato nei soli 5Stelle il rifugio che avrebbero dovuto rappresentare le formazioni politiche presenti nella lista “Liberi e Uguali”. Questa lista – e in particolare “Articolo Uno – MdP” – ha sbagliato quasi del tutto la campagna elettorale. Anzichè “dare addosso” esplicitamente al PD, mettendone in luce i limiti macroscopici dall’ azione di gorverno e delle scelte politiche, assecondando la ” ripulsa” che saliva dal Paese contro questo partito ritenuto l’ autore determinante delle vergognose misure contro il lavoro non schiavista , con Grasso ed altri è sembrata più realista del re e ha posto non pochi temi e questioni che non interessavano per nulla ai molti elettori delusi.

E’ sembrata muoversi interamente all’interno della vecchia politica e ha parlato a vuoto di governo di scopo, di governo del presidente, di ricostruzione di un centro sinistra ormai palesemente inesistente e impossibile da resuscitare. Proprio ad un elettorato che non vedeva l’ora di affossare il PD in tutte le sue componenti, questa lista ha prospettato, con molta sprovvedutezza, un suo successo come una opportunità anche per le minoranze Dem di essere più forti nella loro battaglia interna, rendendo così meno convincenti e meno chiare le ragioni della scissione di quel partito. Ora però non deve tagliare l’esile filo che la può tenere legata alla realtà . Pur nella sonora sconfitta molto possono fare PD e sinistra. Paradossalmente, più quest’ultima del primo. I Dem , infatti, sembrano paralizzati dalla coazione a ripetere del loro segretario.

L’ impressione è che Renzi voglia portare a totale compimento l’opera di annichilimento del suo partito paralizzandolo del tutto per dare vita poi ad una sua formazione. LeU invece può funzionare da piccolo catalizzatore: intanto perchè , pur nella esiguità dei numeri, ora esiste ( anche nelle istituzioni) e poi perchè , di conseguenza, può dispiegare un suo autonomo dinamismo politico. La situazione creatasi dovrebbe spingere subito questa formazione a dichiarare la sua disponibilità a lavorare per garantire un governo al Paese con i 5Stelle ( molti dei quali non sono di destra nè populisti: ma di sinistra), facendo emergere ad un tempo la sua natura radicale e il suo spirito nazionale, la volontà di non tenere il Paese in una incertezza esiziale . L’ intesa può basarsi su alcune linee programmatiche già espresse dagli uni e dagli altri nel corso della campagna elettorale: lavoro tutelato, democrazia , cultura.

E rispetto della Costituzione. Per la difesa della quale si è votato NO al referendum e dentro la quale ci sono molte ragioni del socialismo.

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