Il secolo che ha cambiato il mondo

Il 21 gennaio del 1921 nasceva a Livorno il P.C.I. Un secolo di storia. Un secolo di lotte. Un secolo di cambiamenti.

Il PCI è un’emanazione diretta della Terza Internazionale fondata da Lenin. Il disegno leninista ha assegnato alla classe operaia il ruolo di classe rivoluzionaria con il compito di guidare le trasformazioni in atto nella società. Da una società prevalentemente agraria ad una società industriale, nella quale la classe operaia che andava formandosi nella nuova organizzazione produttiva “fordista” della fabbrica, potesse svolgere un ruolo di guida, di lotta e di emancipazione per tutto il mondo del lavoro. Su questa costruzione classista si formarono all’inizio del ‘900 tutti i partiti comunisti. Il movimento comunista dominò gran parte del XX secolo cambiando il corso della storia.

Questo corso fu osteggiato da due guerre mondiali, di cui la seconda di matrice fascista, promosse e sostenute dalle forze di destra per sconfiggere ed annientare l’URSS. Il movimento comunista sorge in chiave antiriformista, anche se nel corso degli anni, finirà con l’aderire alle politiche riformiste. Il mondo del lavoro prende sempre più consistenza; sorgono i sindacati, si estende la rete scolastica primaria. Anche le donne entrano nel mondo del lavoro, prima nelle fabbriche, poi nelle scuole e nell’organizzazione ospedaliera. Si estende il settore terziario, dei servizi artigianali e del commercio. Accresce l’alfabetizzazione, si vendono più giornali. I figli degli artigiani, dei commercianti ed, in qualche caso, degli operai, continuano gli studi per diventare maestri, geometri e ragionieri. La società si arricchisce anche culturalmente. Sindacati e partiti politici premono in questa direzione. Anche negli enti locali alla cultura liberale si contrappone una cultura riformista nella gestione dei comuni.

Il movimento comunista da rivoluzionario diventa un movimento riformista. La stessa URSS dopo la Seconda Guerra Mondiale scioglie l’Internazionale comunista ed opta per politiche riformatrici anche a livello internazionale. Nel frattempo il sistema capitalistico cambia natura: da dimensione familiare assume una dimensione societaria basata sulle azioni e sui capitali. La proprietà delle azienda da nazionali diventa internazionale; si modifica il rapporto mondo del lavoro-proprietà dell’azienda. Gli stati nazionali perdono ruolo e funzione. I partiti da rivoluzionari diventano riformatori. Giancarlo Pajetta dirà: “abbiamo combattuto per 50 anni la socialdemocrazia ed ora ci ritroviamo tutti socialdemocratici”. Intanto la società italiana cambiava nel profondo, abbiamo avuto lo sviluppo della rete ferroviaria, la messa a punto dei motori diesel e a benzina. La diffusione del trasporto automobilistico e del trasporto di persone e cose. Le scoperte scientifiche. Nel 1924 viene inventato il microscopio a scansione elettronica, si scoprono nuove medicine. L’industria militare potenzia la rete navale; nascono i primi transatlantici, i primi aerei. Il capitalismo vive anni di continua espansione. Questa espansione produttiva ha bisogno di tecnici, di ricercatori, di scienziati: in una parola di nuovi intellettuali.

Nel secondo guerra la società italiana è dominata dalla presenza diffusa del clericalismo. Gli ospedali sono pieni di suore, le scuole dominate dai preti. La Chiesa si presenta come un’entità arretrata. In questo contesto politico e sociale, il PCI, mantenendosi ancorato alle indicazioni della Terza Internazionale, accentua la propria diversità politica, morale e culturale e sarà proprio questa “diversità” morale e comportamentale ad attrarre nelle proprie file giovani ed intellettuali. Enrico Berlinguer impersonerà, nel corso degli anni ’70 ed ’80 il carattere distintivo di questa “diversità”. Gli anni ’60 e ’70 segnalo la crisi della Democrazia Cristiana e del suo sistema di potere. Sorgono così le prime esperienze di centrosinistra con Moro che avvia le prime aperture verso il PCI.

Il secolo XX si conclude con esperienze di governo che vedono la presenza del PCI, il quale nel frattempo ha cambiato più volte nome. Napolitano sarà Presidente della Repubblica per ben nove anni; Massimo D’Alema sarà il primo Presidente del Consiglio di provenienza comunista. Nelle ultime elezioni politiche si affermerà un movimento, il M5S, il quale più che di una cultura di governo sarà portatore di una cultura della confusione che si ostina a chiamare del “cambiamento”. Le elezioni politiche, che sono dietro l’angolo, rischiano di portare l’Italia nelle mani di Salvini e della destra più becera. Le nostre speranze sono riposte nell’Europa e nella democrazia.

Alfio Brina

21 gennaio 2021

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