Siamo tutti complottisti?

Il classico “Investigatore” dei libri gialli in presenza di un fatto, il delitto, in base ad una serie di indizi cerca di scoprire l’arma, il movente creando nella propria mente l’immagine del colpevole che, al momento opportuno, ha commesso il delitto. Fin qui l’Investigatore che ritiene colpevole qualcuno non agisce in modo molto diverso dai sospettosi complottisti che cercano gli autori di una congiura. La differenza, oltre alle superiori qualità intellettive dell’Investigatore, sta nel fatto che questo, a differenza del complottista deve fornire delle prove.

La mente degli esseri umani in presenza di un qualche oggetto o fatto cerca di capire a cosa serve, da chi o cosa è causato e, se si tratta di viventi, le intenzioni dell’ideatore. Il tentativo di mettere in relazioni fatti collegandoli con una relazione di causa-effetto, riscontrato in qualche misura anche in altri animali, è indubbiamente utile dal punto di vista evolutivo e ci ha permesso di sviluppare le nostre conoscenze progettando e realizzando strumenti che ci hanno portato all’attuale livello di competenze e tecnologie.

Nell’analizzare il mondo la mente umana sembra servirsi di un modulo mentale specializzato in operazioni di “ingegneria inversa” (definita come operazione che dallo studio di un oggetto ne ricostruire il progetto).

Le necessità di urgenza legate alla sopravvivenza esigono che il nostro cervello arrivi rapidamente a trovare soluzioni, pertanto nei nostri ragionamenti utilizziamo scorciatoie, “euristiche”, che qualche volta ci portano a conclusioni sbagliate.

Quando la ricerca di cause o intenzioni non ci offre spiegazioni soddisfacenti ne cerchiamo altre cercando di scovare cause od intenzioni che ci soddisfano meglio e, a volte, l’idea che dietro ad accadimenti ci sia qualcuno che congiura per fini poco chiari può sembrarci l’unica risposta. Anche le credenze religiose possono essere considerate frutto di questa tendenza alla ricerca di relazioni di causa-effetto o di intenzionalità di qualche essere superiore, ma nessuno le collega ad un deplorevole complottismo.

Se il complottismo è un prodotto o sottoprodotto della nostra mente non condanniamolo perché è un perversione, ma semplicemente perché non funziona. Le teorie complottiste, molto spesso non solo non sono corredate dalle prove che il buon Investigatore deve portare a sostegno della sua ipotesi, non sono nemmeno formulate sulla base di gravi indizi ma servono semplicemente a alleviare lo sconcerto di chi li formula incapace di trovare spiegazioni più razionali e si traducono in calunnie.

Prima o poi la storia e la scienza toglieranno a tutti ogni dubbio sul Covid-19!

Nicola Parodi

1 Commento

  1. Sono totalmente d’accordo, bravo Nicola. Lasciamo ai borghesotti la caccia alle bufale. Le cosiddette bufale vanno trattate né più né meno alla stregua di ipotesi errate, con bassa probabilita’ di successo.

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