Tre amici

Con la saggezza di un Patriarca quale sono, posso permettermi di ricordare con affetto, non disgiunto da spirito critico, tre amici che segnarono il mio passato.

Il cinema: durante gli anni dell’Università, che si conclusero appunto con una ponderosa tesi di Storia del Cinema, il mio interlocutore prediletto era Giuliano.

La mia stessa età, interessi simili ai miei, ma con una combattività dialogica che ci permetteva di contrastarci positivamente sui grandi film allora in uscita e non soltanto quelli.

Ricordo nottate intere a discutere sulle ultime opere di Godard e Pasolini, dei quali avevamo entrambi un reverente rispetto.

Ma, come per caso, entrambi dovevamo dirigere i nostri interessi verso grandi autori esterni all’Italia, con temi e problematiche estremamente diversi.

Io, costantemente ispirato dalla mia passione per il cinema di Welles, a cui ho dedicato anni della mia vita, lui catturato dal grandissimo cinema ungherese, ingloriosamente dimenticato in questi anni, ma così importante per chi allora voleva liberarsi dalla ortodossia culturale sovietica.

Ricordo sempre con grande piacere il lungo viaggio in macchina verso Budapest, attraverso la frontiera ovest-est e poi il passaggio lungo le sponde del Balaton, con i villeggianti che ci salutavano ridenti.

Poi l’arrivo a Budapest, la grande città, spaccata in due dal Danubio e ricucita dal Ponte delle Catene.

A parte la piccantissima paprika, l’accoglienza della signora Marta Meszaros, presidentessa dell’ente cinematografico nazionale, orgogliosa di rappresentare il proprio paese, ma anche ben memore di quella storia culturale mitteleuropea, di cui io e il mio amico rappresentavamo una piccola frangia frontaliera, fu veramente calorosa.

Inviti a pranzo, serate musicali e poi visioni di film contemporanei (per noi assolutamente incomprensibili), ma molto suggestivi figurativamente.

Il clou fu l’incontro con il grande Miklos Jancso, uno dei miei miti giovanili, che avrei poi ri-incontrato a Roma, a Cinecittà, un paio d’anni dopo.

Iniziammo poi, entrambi, a scrivere articoli per una nota rivista di Torino ed anche questo fu motivo di discussioni a non finire, ma non cruente, non cattive, bensì con una volontà dialogica, tesa ad una sintesi.

La vita poi separò i nostri destini.

Il templarismo è stato una parte importante della mia educazione, sono sempre stato affascinato dalla storia dei Templari, ma non solo.

Dopo la fine dell’ordine dei Templari, nel 1314, per secoli si è continuato a discutere sulla loro influenza nel mondo occidentale, con possibili risonanze sulla nascita della Massoneria e di tanti circoli mistici che hanno popolato il nostro mondo fino ai giorni nostri.

Il mio amico Nevio mi ha accompagnato, mi ha guidato lungo questo percorso difficile, ma affascinante, che includeva mille torrenti, le mille derivazioni che questo Ordine ha portato fino ad oggi.

Indimenticabile ed appassionante il viaggio in Inghilterra per incontrare il Gran Maestro del O.T.O., Mr. Grant, col quale passammo una simpatica serata, discutendo sull’Ordine e sulle possibili ramificazioni in tutta l’Europa continentale.

Uscimmo da quell’incontro con un manoscritto miniato che ci autorizzava a propagandare l’Ordine stesso in varie zone d’Europa, soprattutto, ma non soltanto in Italia.

L’entusiasmo, la vitalità di tali discussioni io, onestamente, non l’ho più raggiunta, anche perché in esse vi era una sorta di fuoco (feu follet, dicono i francesi) ed indubbiamente la storia, le vicende e le conseguenze portavano ad una tensione emotiva quasi sfibrante.

Anche l’amico Nevio l’ho perso per le circostanze della vita, ma è rimasto un cippo, un punto di riferimento per chi vuole veramente immergersi in una realtà sostanziale e non solo apparente e banale.

La musica: anche qui ho avuto un amico che mi ha accompagnato nel mondo della musica o, meglio, nel mondo del flauto.

Sin dalla mia adolescenza il mio amico Giorgio mi ha permesso di seguire ed assistere non solo ai suoi concerti, ma anche di esplorare avventure musicali difficilmente dimenticabili.

I primi mirabili concerti, di musica-spettacolo, di Severino Gazzelloni, mago del flauto a cui sono succeduti il grande Jean-Pierre Rampal ed il celtico, fulvo James Galway: tutti visti ed acclamati nei teatri del nord, dalla Fenice alla Scala a Parma.

Logicamente non solo di flauto mi son nutrito, ma anche di lirica, alternando settimanalmente all’italico Giuseppe Verdi il germanico Wagner, entrambi così diversi ma tanto simili nel voler ricercare un valore assoluto nell’Opera, nel voler rappresentare il loro Weltanschauung.

Come avrete ben capito io ho dell’amicizia una visione ben chiara, quella di due vasi comunicanti che si scambiano opinioni, monologhi ed anche battute sferzanti, il cui unico fine è quello di modificare l’esistente, mai ratificarlo, in una concezione dinamica e mai statica della vita.

Tutte le altre denominazioni dell’amicizia sono aria fritta.

Viator

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