Un appello sincero per la pace

E’ nota la posizione del giornale, come quella dell’associazione “CittaFutura” riguardo l’attuale conflitto in territorio ukraino, purtroppo in continua recrudescenza ed espansione. Il presidente Putin e il suo direttorio hanno fatto un grave errore nel febbraio del corrente anno dando il via alla più scriteriata, assurda (e criminale) operazione di guerra che, invece di chiudere con un atto di forza un contenzioso che andava avanti dal 2014 (e anche prima) ne ha solo moltiplicato i danni e gli effetti nefasti. Anche per lo stesso aggressore russo. L’obiettivo finale di tutti coloro che hanno ancora raziocinio non può che essere la piena attuazione dellaCarta dei Diritti dell’Uomo con l’unico garante internazionale in grado di farla applicare pienamente: l’Organizzazione dlle Nazioni Unite. Non ci deve essere diffenza fra i diritti e i doveri di un russo, di un ukraino, di uno sloveno, di un libico, di un sudanese o un namibiano. Come non ci devono essere condizionamenti di sorta per le pari opportunità di cui devono godere allo stesso modo tutti gli esseri del pianeta. Cominciando da quello che dovrebbe avere più raziocinio…l’essere umano.

Ecco, l’appello del presidente Petro, letto (e applauditissimo) nella sala grande delle Nazioni Unite meno di un mese fa, ha esattamente quest’intento: un appello alla riappacificazione non fittizia, non segretamente armata, ma rispettosa di quelle che sono le esigenze complessive del pianeta che, in più di una occasione , ha fatto presente di essere già molto sofferente per la pressione antropica dovuta a due-trecento anni di sfruttuamento intensivo e disordinato. Con il corollario che una guerra, una nuova guerra, oltretutto non locale ma con la possibilità di diventare mondiale, non ce la possiamo permettere. Un testo da leggere, meditare e far conoscere.

Un appello importante che ci auguriamo, venga accolto (n.d.r.).

Discorso all’Assemblea delle Nazioni Unite del 20 settembre 2022.

Gustavo Petro, presidente della Colombia.

“Vengo da uno dei tre paesi più belli della Terra. Lì c’è un’esplosione di vita. Migliaia di specie multicolori nei mari, nei cieli, nelle terre. Vengo dalla terra delle farfalle gialle e della magia. Là sulle montagne e nelle valli di tutte le sfumature di verde, non solo scendono le acque abbondanti, scendono anche i torrenti di sangue. Vengo da un paese di una bellezza insanguinata.
Il mio paese non è solo bello, è anche violento.
Come si può coniugare la bellezza con la morte? Come può la biodiversità della vita erompere in danze della morte e dell’orrore? Di chi è la colpa di aver rotto l’incantesimo con il terrore?
Chi o cosa è responsabile di annegare la vita nelle decisioni di routine della ricchezza e degli interessi? Chi ci conduce alla distruzione come nazione e come popolo?
Il mio paese è bello perché ha la foresta amazzonica, la foresta del Chocó, le acque, le catene montuose delle Ande e gli oceani.
Lì in quelle foreste viene rilasciato ossigeno planetario e viene assorbita la CO2 atmosferica. Una di quelle piante che assorbe CO2, tra milioni di specie, è una delle più perseguitate sulla terra. Ad ogni costo si cerca la sua distruzione: è una pianta amazzonica, è la pianta della coca, la pianta sacra degli Incas.
Come in un bivio paradossale, la foresta che si sta cercando di salvare viene allo stesso tempo distrutta.
Per distruggere la pianta della coca si diffondono veleni, glifosato in quantità che scorre nelle acque, si arrestano e si imprigionano i coltivatori. Per aver distrutto o posseduto la foglia di coca, un milione di latinoamericani vengono assassinati e due milioni di afroamericani vengono imprigionati in Nord America. Distruggi la pianta che uccide, gridano dal nord, ma la pianta è solo una pianta in più tra i milioni che muoiono quando il fuoco viene scatenato
nella foresta.
Distruggere la foresta, l’Amazzonia, è diventato lo slogan seguito da Stati e uomini d’affari. Il grido degli scienziati che battezzano la foresta come uno dei grandi pilastri climatici non ha importanza. Per le relazioni di potere del mondo, la foresta e i suoi abitanti sono responsabili della piaga che li affligge. I rapporti di potere sono afflitti dalla dipendenza dal denaro, dal perpetuarsi, dal petrolio, dalla cocaina e dalle droghe più pesanti per potersi anestetizzare ancora di più.
Niente di più ipocrita che il discorso per salvare la foresta.
La foresta sta bruciando, signori, mentre voi fate la guerra e giocate con essa.
La foresta, il pilastro climatico del mondo, scompare con tutta la sua vita. La grande spugna che assorbe la CO2 planetaria evapora. La foresta salvatrice è vista nel mio paese come il nemico da sconfiggere, come erbaccia da estirpare. Lo spazio della coca e dei contadini che la coltivano, perché non hanno altro da coltivare, è demonizzato.
Per voi, il mio paese non interessa se non per gettare veleni nelle sue foreste, incarcerare i suoi uomini e gettare le sue donne nell’esclusione. Non vi interessa l’educazione infantile, ma piuttosto l’uccisione della sua foresta e l’estrazione del carbone e del petrolio dalle sue viscere. La spugna che assorbe i veleni è inutile, preferite gettare più veleni nell’atmosfera.
Noi serviamo per giustificare il vuoto e la solitudine della vostra stessa società che vi portano a vivere in mezzo alle bolle della droga. Nascondiamo i vostri problemi che vi rifiutate di risolvere. È meglio dichiarare guerra alla foresta, alle sue piante, alla sua gente.
Mentre lasciate bruciare le foreste, mentre gli ipocriti perseguitano le piante con i veleni per nascondere i disastri della propria società, ci chiedete sempre più carbone, sempre più petrolio, per calmare l’altra dipendenza: quella del consumo, quella del potere, quella del denaro.
Cosa c’è di più velenoso per l’umanità: la cocaina, il carbone o il petrolio?
Il pensiero del potere ha ordinato che la cocaina sia il veleno e debba essere perseguitata, anche se provoca solo morti minime per overdose, e più per le miscele che causa la sua clandestinità, ma, invece, carbone e petrolio devono essere protetti, anche se il suo uso può estinguere tutta l’umanità. Queste sono le cose del potere mondiale, le cose dell’ingiustizia, le cose dell’irrazionalità, perché il potere mondiale è diventato irrazionale.
Si vede nell’esuberanza della foresta, nella sua vitalità, la lussuria, il peccato; l’origine colpevole della tristezza delle loro società imbevute della compulsione illimitata ad avere e consumare. Come nascondere la solitudine del cuore, la sua aridità in mezzo a società prive di affetto, competitive al punto da imprigionare l’anima nella solitudine, se non incolpando la pianta, l’uomo che la coltiva, i segreti libertari della foresta. Secondo il potere irrazionale del mondo, non è colpa del mercato che riduce l’esistenza, la colpa è della foresta e di chi la abita.
I conti bancari sono diventati illimitati, i soldi risparmiati dai più potenti della terra non possono più essere spesi nemmeno durante secoli.
La tristezza dell’esistenza prodotta da questo richiamo artificiale alla competizione viene riempita di rumore e droghe. La dipendenza dal denaro e dall’avere hanno un’altra faccia: la tossicodipendenza nelle persone che perdono la competizione, nei perdenti della gara artificiale in cui hanno trasformato l’umanità. La malattia della solitudine non sarà curata dal glifosato sulle foreste. La foresta non è la colpevole. Il colpevole è la loro società educata al consumo senza fine, nella stupida confusione tra consumo e felicità che permette, sì, che le tasche del potere si
riempiano di denaro. Il colpevole della tossicodipendenza non è la foresta, è l’irrazionalità del suo potere mondiale.
Date una spinta di ragionevolezza al vostro potere. Accendete di nuovo le luci del secolo.
La guerra alla droga è durata 40 anni, se non correggiamo il corso e continua per altri 40 anni, gli Stati Uniti vedranno 2.800.000 giovani morire per overdose a causa del fentanil, che nella nostra America Latina non viene prodotto. Vedranno milioni di afroamericani imprigionati nelle loro prigioni private. L’afro incarcerato diventerà affare per compagnie carcerarie, un milione di latinoamericani in più verranno assassinati, le nostre acque e i nostri campi verdi si riempiranno di sangue, vedranno morire il sogno della democrazia sia nella mia America che nell’America anglosassone. La democrazia morirà dove è nata, nella grande Atene dell’Europa occidentale.
Nascondendo la verità, si vedrà morire la foresta e le democrazie.
La guerra alla droga è fallita. La lotta alla crisi climatica è fallita.
Il consumo mortale di droghe è aumentato, dalle droghe leggere a quelle più pesanti, c’è stato un genocidio nel mio continente e nel mio paese, milioni di persone sono state condannate al carcere, per nascondere la propria colpa sociale sono state incolpate la foresta e le sue piante. Discorsi e politiche sono stati riempiti di irrazionalità.
Esigo da qui, dalla mia America Latina ferita, di porre fine alla guerra irrazionale alla droga. Ridurre il consumo di droga non ha bisogno di guerre, ha bisogno di tutti noi per costruire una società migliore: una società più solidale, più affettuosa, dove l’intensità della vita ci salvi dalle dipendenze e dalle nuove schiavitù. Volete meno droghe?
Pensate a meno profitto e più amore. Pensate a un esercizio razionale del potere. Non toccate la bellezza del mio paese con i vostri veleni, aiutateci senza ipocrisia a salvare la foresta amazzonica per salvare la vita dell’umanità sul pianeta.
Avete riunito gli scienziati e loro hanno parlato con la ragione. Con la matematica e i modelli climatoloci hanno detto che la fine della specie umana era vicina, che il suo tempo non è più di millenni, nemmeno di secoli. La scienza ha fatto scattare l’allarme e abbiamo smesso di ascoltarlo. La guerra ci è servita come scusa per non prendere le misure necessarie.
Quando le azioni erano maggiormente necessarie, quando i discorsi non servivano più, quando era indispensabile depositare denaro nei fondi per salvare l’umanità, quando era necessario allontanarsi al più presto dal carbone e dal petrolio, si inventavano una guerra e un’altra e un’altra ancora. E’ stata invasa l’Ucraina, ma anche l’Iraq, la Libia e la Siria. Si è invaso in nome del petrolio e del gas. E’ stata scoperta nel 21° secolo la peggiore delle dipendenze: la dipendenza dal denaro e dal petrolio.

Le guerre sono servite come scusa per non agire contro la crisi climatica. Le guerre hanno mostrato quanto si dipende da ciò che metterà fine alla specie umana.
Si può osservare che i popoli sono pieni di fame e di sete e migrano a milioni al nord, dove c’è l’acqua; quindi vengono rinchiusi, si costruiscono muri, si schierano mitragliatrici, si spara contro di loro. Vengono espulsi come se non fossero esseri umani, si quintuplica la mentalità di chi ha creato politicamente le camere a gas e i campi di concentramento, si riproduce su scala planetaria il 1933. Il grande trionfo dell’assalto alla ragione.
Non ci si accorge che la soluzione al grande esodo scatenato sui loro paesi è lasciare che torni l’acqua a riempire i fiumi e i campi si riempiano di nutrienti?
Il disastro climatico ci riempie di virus che ci devasteranno, ma voi fate affari con i medicinali e trasformate i vaccini in merce.
Viene proposto che il mercato ci salverà da ciò che il mercato stesso ha creato.
Il Frankenstein dell’umanità sta nel lasciare che il mercato e l’avidità agiscano senza pianificare, rinunciando al cervello e alla ragione. La razionalità umana viene fatta inginocchiare di fronte all’avidità.
Perché la guerra se ciò di cui abbiamo bisogno è salvare la specie umana? A cosa servono la NATO e gli imperi, se ciò che sta arrivando è la fine dell’intelligenza?
Il disastro climatico ucciderà centinaia di milioni di persone e, ascoltate bene, non è prodotto dal pianeta, è prodotto dal capitale. La causa del disastro climatico è il capitale. La logica del relazionarsi tra noi per consumare sempre di più, produrre sempre di più, e in modo che alcuni guadagnino sempre di più, produce disastri climatici. E’ stata articolata la logica dell’accumulazione allargata, i motori energetici del carbone e del petrolio e si è scatenato l’uragano: il cambiamento chimico dell’atmosfera che è più profondo e letale. Ora, in un mondo parallelo, l’accumulazione allargata del capitale è un’accumulazione allargata della morte.
Dalle terre della foresta e dalla bellezza. Là dove è stato deciso di far diventare una pianta della foresta amazzonica un loro nemico, estradare e imprigionare i suoi coltivatori, vi invito a fermare la guerra e a fermare il disastro climatico.

Qui, in questa foresta amazzonica, c’è il fallimento dell’umanità. Dietro gli incendi che la bruciano, dietro il suo avvelenamento, c’è un fallimento integrale e civile dell’umanità.
Dietro la dipendenza da cocaina e droghe, dietro la dipendenza da petrolio e carbone, c’è la vera dipendenza di questa fase della storia umana: la dipendenza dal potere irrazionale, dal profitto e dal denaro. Ecco l’enorme macchina mortale che può estinguere l’umanità.
In qualità di presidente di uno dei paesi più belli della terra, e uno dei più insanguinati e violenti, propongo di porre fine alla guerra alla droga e permettere al nostro popolo di vivere in pace.
Convoco tutta l’America Latina per questo scopo. Invoco la voce dell’America Latina a unirsi per sconfiggere l’irrazionale che tortura il nostro corpo.
Vi invito a salvare la foresta amazzonica nella sua interezza con le risorse che possono essere stanziate mondialmente per la vita. Se non avete la capacità di finanziare il fondo per la rivitalizzazione delle foreste, se è più importante destinare i soldi alle armi che alla vita, allora riducete i nostri debiti pubblici per liberare i nostri spazi di bilancio nazionale e con essi realizzare il compito di salvare l’umanità e la vita sul pianeta. Possiamo farlo da soli se
voi non volete farlo. Scambiate debito per vita, per natura.
Vi propongo e invito tutta America Latina a farlo, al dialogo per porre fine alla guerra. Non spingerci ad allinearci nei campi di guerra. È l’ora della PACE. Lasciate che i popoli slavi parlino tra loro, lasciate che lo facciano i popoli del mondo. La guerra è solo una trappola che avvicina la fine dei tempi nella grande orgia dell’irrazionalità.
Dall’America Latina, chiediamo all’Ucraina e alla Russia di fare la pace.
Solo in pace possiamo salvare la vita in questa nostra terra. Non c’è pace totale, senza giustizia sociale, economica e ambientale.
Anche noi siamo in guerra con il pianeta.

Senza pace con il pianeta, non ci sarà pace tra le nazioni.
Senza giustizia sociale, non c’è pace sociale.

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