Varoufakis: “Simpatia per la Germania”

I greci e gli altri europei del sud potrebbero provare una certa soddisfazione (1) mentre la Germania si trova ad affrontare il crollo del suo modello economico a causa della guerra in Ucraina e della nuova guerra fredda con la Cina. Ma con un’Europa democratica in bilico, non è il momento di gongolare.

ATENE – Non è mai facile svegliarsi alla notizia che il modello economico del proprio Paese è fallito. È difficile riconoscere l’ovvio: che i vostri leader politici vi hanno illuso o mentito quando vi hanno assicurato per decenni che il vostro tenore di vita, duramente guadagnato, era al sicuro. Che il vostro futuro immediato ora si basa sulla clemenza di stranieri determinati a schiacciarvi. Che l’Unione Europea, nella quale avevate riposto la vostra fiducia, era impegnata in un’opera di occultamento permanente. Che i vostri partner dell’UE, ai quali ora chiedete aiuto, vi guardano come un malfattore la cui punizione è attesa da tempo. Che le élite economiche del vostro Paese e non solo stanno cercando nuovi modi per garantire che il vostro Paese rimanga bloccato. Che dovete sopportare cambiamenti massicci e dolorosi per garantire che nulla cambi.

I greci conoscono questa sensazione. L’abbiamo provata nelle nostre ossa all’inizio del 2010. Oggi sono i tedeschi a trovarsi di fronte a un muro di condiscendenza, antipatia e persino derisione. Per quanto possa sembrare ironico, nessun europeo si trova in una posizione migliore dei greci per capire che i tedeschi meritano di meglio; che la loro attuale situazione è il risultato del nostro fallimento collettivo, europeo; e che nessuno – men che meno i sofferenti greci, italiani del sud, spagnoli e portoghesi (i PIGS, come eravamo chiamati un tempo) – trae vantaggio dalla sventura altrui (1). Le carte in tavola si sono ribaltate contro la Germania perché il suo modello economico si basava sulla repressione dei salari, sul gas russo a basso costo e sull’eccellenza nell’ingegneria meccanica di media tecnologia, in particolare nella produzione di automobili con motori a combustione interna. Questo ha portato a massicce eccedenze commerciali durante quattro fasi distinte del secondo dopoguerra: nel quadro del sistema di Bretton Woods guidato dagli Stati Uniti, che prevedeva tassi di cambio fissi e accesso al mercato per l’Europa, l’Asia e le Americhe; poi, dopo il crollo di Bretton Woods, quando il mercato unico europeo si è rivelato altamente redditizio per le esportazioni tedesche; di nuovo in seguito all’introduzione dell’euro, quando il finanziamento dei venditori ha aperto le porte al flusso di beni e capitali dalla Germania alla periferia dell’Europa; infine, quando la fame di prodotti manifatturieri intermedi e finali della Cina ha colmato la lacuna dopo che la crisi dell’euro ha frenato la domanda di beni tedeschi nell’Europa meridionale. I tedeschi stanno ora lentamente facendo i conti con il declino del loro modello economico e stanno iniziando a vedere oltre la Grande Bugia multiforme che le loro élite hanno ripetuto per tre decenni: le eccedenze fiscali non sono state frutto di prudenza, ma piuttosto di un fallimento monumentale, durante i lunghi anni di tassi d’interesse bassissimi, nell’investire in energia pulita, infrastrutture critiche e due tecnologie cruciali del futuro: le batterie e l’intelligenza artificiale. La dipendenza della Germania dal gas russo e dalla domanda cinese non è mai stata sostenibile nel lungo periodo; e non si tratta di semplici bug informatici che possono essere sistemati. Anche l’affermazione che il modello tedesco fosse compatibile con l’unione monetaria europea si sta rivelando falsa. In mancanza di un’unione fiscale e politica, l’Unione Europea avrebbe sempre appesantito i governi, le banche e le imprese del Club Med con debiti impagabili, che alla fine avrebbero costretto la Banca Centrale Europea a scegliere tra il lasciar morire l’euro e l’imbarcarsi in un progetto permanente di dissimulazione della bancarotta. I tedeschi se ne stanno rendendo conto oggi, osservando una BCE ostacolata che è dannata se aumenta i tassi di interesse in modo sostanziale (causando l’implosione dell’Italia e di altri paesi) e dannata se non lo fa (permettendo un’inflazione incontrollata). Sebbene non sarebbe mai dovuto essere compito della BCE salvare l’euro dalle sue fondamenta difettose, i tedeschi si rendono conto che i loro politici hanno mentito loro dicendo che il loro modello economico poteva sopravvivere alla crisi del 2008 fintanto che gli altri Paesi dell’eurozona avessero praticato una sufficiente austerità. Stanno anche capendo che la fobia per gli stimoli fiscali dei loro leader ha portato a un socialismo permanente per gli oligarchi dell’Europa meridionale, i banchieri franco-tedeschi e varie aziende zombizzate.

Una volta, chi di noi criticava l’idea che tutti i Paesi dell’eurozona dovessero diventare come la Germania, obiettava che il modello tedesco funzionava solo perché nessun altro lo aveva adottato. Oggi, con la fine del gas a basso costo e la nuova guerra fredda dell’America con la Cina, il modello tedesco è kaput anche per la Germania. Sì, le esportazioni tedesche si riprenderanno, favorite dal basso valore dell’euro. Volkswagen venderà molte più auto elettriche una volta ripristinate le catene di approvvigionamento. BASF si riprenderà, una volta assicurate le forniture energetiche. Ciò che non tornerà è il modello tedesco: Gran parte dei ricavi di Volkswagen andranno in Cina, da dove provengono le tecnologie delle batterie, e montagne di valore si sposteranno dall’industria chimica ai settori legati all’intelligenza artificiale. Alcuni amici tedeschi ripongono le loro speranze nella caduta dell’euro per riportare in salute il modello tedesco. Non sarà così. I Paesi a basso risparmio con un deficit commerciale strutturale, come la Grecia o il Ghana, beneficiano della svalutazione. I Paesi ad alto risparmio con un surplus commerciale strutturale non ne traggono alcun beneficio: tutto ciò che accade è che i consumatori interni più poveri sovvenzionano gli esportatori più ricchi, il che è esattamente l’opposto di ciò di cui ha bisogno l’economia sociale tedesca. Il mio messaggio agli amici tedeschi è semplice: Smettete di piangere. Tagliate i ponti con la negazione, la rabbia, la manipolazione e la depressione e iniziate a progettare un nuovo modello economico. A differenza dei greci, avete ancora abbastanza sovranità per farlo senza il permesso dei creditori.

Ma prima dovete risolvere un dilemma politico cruciale: volete che la Germania mantenga la sovranità politica e fiscale? Se così fosse, il vostro nuovo modello non funzionerà mai all’interno della nostra eurozona. Se non volete tornare al marco tedesco, avete bisogno di un modello inserito in una vera e propria federazione europea democratica. Qualsiasi altra cosa continuerà la Grande Bugia con la quale vi state dolorosamente confrontando.

YANIS VAROUFAKISProject Syndacate / 26 luglio 2022

 

Note:

(1) – l’autore utilizza la parola “schadenfreude” in tedesco nel testo, che abbiamo reso in italiano essendo da noi un termine poco utilizzato e conosciuto nel dibattito pubblico

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