Via Giordano Bruno. Alessandria. Il cemento al posto del verde

La carente e arretrata cultura ecologica di Alessandria o, meglio, di chi la amministra, risulta evidente non solo per vicende eclatanti come l’improvviso e incomprensibile taglio delle 50 piante di piazzale Berlinguer, ma, e direi soprattutto, per interventi meno vistosi come quello in atto in via Giordano Bruno.

Qui negli scorsi anni, secondo uno dei progetti del P.I.S.U. (Progetto Integrato di Sviluppo Urbano), si è proceduto alla ristrutturazione di un tratto di via, quello compresa tra la rotonda a valle del ponte Tiziano e la nuova zona commerciale prossima alla “Cittadella”. In particolare sono state separate le due carreggiate e al centro attrezzato uno spazio adibito a verde. E, lungo tutto il tratto, si sono messe a dimora delle piccole piante che, col tempo, avrebbero dovuto formare una siepe di divisione. Un intervento che, come per tutte le nuove piantumazioni, avrebbe avuto bisogno di manutenzione e cura.

Chi transita oggi per via Giordano Bruno trova la situazione che le fotografie allegate chiariscono meglio di tante parole: lo spazio centrale della via, pensato e progettato come una lunga aiuola verde, è stato, per una parte, già coperto dal cemento, mentre la restante è predisposta per esserlo. Una decisione e una modifica del progetto assunta senza suscitare, credo, proteste o clamori. Ma è con queste sbrigative “soluzioni” che la città diventa, non solo meno verde, ma più brutta e più triste.

Intendiamoci, interventi di questo tipo possono avere anche motivazioni. Oggi i Comuni si trovano a dover operare con un ridotto numero di dipendenti (quanti sono i giardinieri rimasti?) e scarse risorse.

Ma se la logica della classe politica e della struttura burocratica e tecnica dell’Ente continua per anni a sostenere – come è accaduto e la “soluzione” adottata in via G. Bruno conferma – una visione riduttiva, minimalistica, che considera gli alberi, il verde pubblico e, in generale, l’ecologia un problema, un impaccio, un limite, questa città è destinata solo a scendere sempre più in basso nelle classifiche che misurano la qualità della vita urbana.

Occorre invece cambiare, prendere spunto dagli esempi virtuosi, considerare prioritario il tema, metterlo in valore e avvalersi di nuove competenze. Ad esempio quella adottata dall’Amministrazione per via G. Bruno era la sola possibile? Non si poteva, ad esempio (ma è solo uno dei possibili esempi), proporre come sponsorizzazione la cura di quello spazio verde alle aziende che, anche per il ridisegno e la valorizzazione della zona, si sono insediate?

 

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