Visita alle Piramidi

Mi trovavo al Cairo per uno dei miei consueti viaggi d’affari e me ne stavo in una confortevole suite in un grande albergo di Heliopolis, cullato fra le nenie orientali ed il delizioso cibo egiziano.
Un giorno, l’hotel organizzò una visita alle Piramidi di Giza, meta quasi obbligatoria per un viaggiatore in Egitto.
Il servizio, come al solito, era perfetto e i visitatori furono portati di fronte alla Sfinge e quasi dinanzi alla Piramide di Khufu (Cheope).
Rimasi impressionato sia dal volto della Sfinge che dall’immensità della Piramide, come lo era stato Napoleone duecento anni prima a quella vista indimenticabile.
Era lui che aveva parlato ai suoi soldati di quarantacinque secoli di Storia, che li guardavano dall’alto: l’impressione fu veramente incredibile.
Ai piedi della Piramide, c’era una serie di cammelli (dromedari), con i rispettivi cammellieri, che invitavano i turisti a fare un giro “cammellato” attorno alla Piramide.
Non potei resistere alla tentazione…
Mi accordai con uno di questi e, in pochi secondi, pagato il pedaggio, fui in groppa ad una “nave del deserto”.
L’impressione era veramente particolare: il cammelliere conduceva l’animale lentamente, ma con la massima prudenza.
Io ero sballottato sulla groppa del cammello, ma provavo anche un’intima soddisfazione, come a dire: “Ho fatto anche questa esperienza…”.
A un certo punto, l’animale si bloccò e io ne rimasi sorpreso, poi sembrò che si volgesse a destra e sinistra, verso di me, come per mordermi.
Chiaramente io, vedendo da vicino quella boccuccia di rosa, mi spaventai non poco e guardai disperato il cammelliere.
Senza far parola, egli allungò la mano e io ringraziai il cielo di aver portato con me una certa quantità di spiccioli.
Mentre il cammello mordeva l’aria a destra e manca ed il cammelliere continuava a protendere la mano, io afferrai disperatamente un paio di banconote da 10 dollari e le lanciai.
In un attimo, tutto tornò come prima: il cammelliere riprese il controllo dell’animale e questo sembrava più mansueto che mai.
Io, impaurito, aspettai che finisse il tour intorno alla Piramide, che non destava più il mio interesse, ed attesi con impazienza la messa a terra del cammello e la successiva discesa sulla sabbia.
Non parlai più al cammelliere, ma mi diressi precipitosamente verso il pulmino messo a disposizione dall’hotel e mi affrettai a sedermi, ancora scosso.
Pochi minuti dopo, il pulmino ripartì verso l’hotel e io, a poco a poco, ripresi i contatti con l’Occidente, i vasti saloni, l’aria condizionata e le ampie tavolate piene di datteri e té.

Giorgio Penzo

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