Dove non arrivò il comune buon senso, civico e
amministrativo, sembrano riuscirci il vecchio (ormai) dissesto di bilancio e la
conseguente, pluriennale cura cavallina di incremento delle entrate e, nel
nostro caso, di controllo della spesa.
L’oggetto del contendere era relativamente modesto, ma eroica fu la lunga resistenza: le nostre
strade del centro urbano vanno a porfido
e se il traffico le rovina vistosamente, pazienza, meglio un nobile lastrico
smozzicato che un plebeo manto d’asfalto.
Ogni tanto, quando il degrado diventava clamoroso, si rifaceva a fondo,
col dovuto strepito, questa o quella strada: sempre a porfido, custa l’on ca
custa.
Contenere, alleggerire il traffico veicolare urbano – così
scarsamente compatibile, non è difficile a capirsi, con la costosa
pavimentazione a porfido – manco a parlarne: meglio insidiare un nido di
calabroni che dare ipotetica ombra ai commerci. E così per lunghi anni di
città-groviera (specie se ti facevi “imbolognare” un porfido di sospetta fattura). Strade rotte?
Ci metteremo le fioriere a risarcimento dei cittadini!
Poi venne, a metà dello scorso anno, il cospicuo
rifacimento, con rotatoria, del vecchio incrocio semaforizzato
Spalti-Cavalcavia, del quale via Savona costituisce l’uscita per il centro
cittadino. Per quest’arteria in Comune si è scelto, per l’urgenza di concludere
i lavori, di sbaraccare il fondo a
porfido, malandato e rappezzato di suo, con un decoroso manto d’asfalto.
Qualche flebile protesta, ma tutto è filato liscio e soddisfacente: il dado era
tratto.
Non a caso in pari tempo si annunciava il rifacimento del
ben più ampio e simbolico Viale della Repubblica (o della Stazione, o dei
Giardini): rimozione del porfido, di quel che resta, e stesura del tappeto
d’asfalto. Che consentirà tra l’altro di realizzare e mantenere, al viale
multiparcheggio, quella segnaletica
orizzontale che tanto precaria risulta sul porfido.
I lavori sono testé
iniziati; obiezioni ancora esigue; il “nuovo corso” sembra accettato: porfido
sì, ma solo dove luogo, usi e costi lo consentano, a ragion veduta e non a
sentimento. E’ stato del resto il
vicesindaco ad annotare, opportunamente, che il rifacimento a porfido del viale
avrebbe comportato costi esorbitanti rispetto alle risorse disponibili, col che
l’alternativa sarebbe stata di non farne niente e tenerci il fondo scassato
chissà fino a quando.
Ovviamente non si
tratta di celebrare la rivincita di un materiale sull’altro, ma di impiegarli
secondo logica economico-tecnica e risultati
attesi come da consolidata
esperienza. I puri gusti personali, sia pure di “primo cittadino, non
dovrebbero costituire elemento decisivo. Come di fatto avvenne una decina
d’anni addietro allorché il necessario rifacimento della via maestra, ben
congruamente avrebbe potuto comportare l’uso di un buon porfido e invece fu
affidato a lastroni color pastello, innervati da inserti nerastri. Effetto complessivo, a
futura memoria: cavoli a merenda in Corso Roma.
Dario Fornaro