“Residenze” per studenti e professori, indispensabili per fare di Alessandria una vera “Città Universitaria”
L’incontro di lavoro promosso
lunedì 30 gennaio dal Sindaco Rita Rossa sulle prospettive della sede
alessandrina dell’Università del Piemonte Orientale si era caricato di attese
per il possibile annuncio, da parte del Rettore Cesare Emanuel, dell’apertura
del corso di Medicina in Alessandria. Ricordo che la Facoltà di Medicina ha
attualmente sede, per quanto riguarda l’UPO, a Novara. L’andamento della
discussione ha evidenziato che per Medicina lo sdoppiamento dei corsi in una
seconda sede - già realizzato per le Facoltà di Giurisprudenza, Economia
Aziendale, Biologia e Lettere - presenta delle diverse e maggiori difficoltà.
Essendo una facoltà a numero chiuso, investe direttamente la programmazione del
Ministero, il MIUR, che si deve confrontare anche con quello della Sanità.
Nell’incontro è altresì emerso che, visti gli attuali ridotti trasferimenti del
Governo, l’eventuale ingresso di Medicina comporterebbe un dimensionamento dei
corsi e delle facoltà presenti nella sede e, di conseguenza, una valutazione
ponderata da parte del Senato Accademico che, sin qui, non si è occupato del
tema. Progetto accantonato dunque? Non proprio. Pur nella fase politica
incerta, per le probabili elezioni anticipate e il cambio avvenuto ai vertici
del Ministero, i parlamentari presenti si sono impegnati a verificare le concrete
possibilità con il Governo.
Come è noto l’UPO è una
Università giovane, ha “conquistato” la sua autonomia nel 1998 - contro il
parere dell’Università di Torino - e, ciò nonostante, si è affermata risultando
fra le primi dieci nella recente classifica dei migliori atenei redatta dal “Sole 24 Ore”. Guadagnando tre posizioni
rispetto allo scorso anno. I
vari indicatori hanno considerato due classifiche: una per la Didattica e una
per la Ricerca. L’Università del Piemonte Orientale ha ottenuto il 18° posto
nella prima classifica e il 5° nella seconda, assegnando all’UPO il 10° posto a
livello nazionale, davanti a Università “storiche” e limitrofe come Pavia,
Milano Statale e Torino.
In
questi anni, però, non sempre tutto è filato liscio e non sono mancati, specie
per la sede di Alessandria, i rischi di un suo forte ridimensionamento. E’ stato
proprio il Rettore Emanuel a ricordare, nel suo intervento, che il compito che
gli venne affidato al momento della sua elezione - novembre 2012 - fu quello di
“spostare tutto a Novara”. Il Rettore non ha, naturalmente, rivelato chi gli
aveva suggerito quell’indirizzo, ma non si può non registrare che, in quel
periodo, presidente della Regione Piemonte, a capo di una coalizione di centro
destra, era il novarese Roberto Cota, della Lega Nord. Un rischio, in allora, molto
sottovalutato dalla comunità politica, economica e finanziaria alessandrina, ancora traumatizzata per la
messa in discussione della sede del Politecnico - nei confronti della quale
aveva maggiormente puntato e investito - con la cancellazione della didattica,
decisa in maniera unilaterale dall’allora Rettore Francesco Profumo. Un rischio
molto concreto che in pochi denunciammo e che è stato scongiurato, in primis,
per l’opposizione dei Direttori dei dipartimenti della sede di Alessandria e per
le scelte del Rettore Emanuel, cui va dato atto, attraverso lo “sdoppiamento”
dei corsi, di avere operato per ridurre lo squilibrio e le tensioni tra le tre sedi dell’UPO.
Squilibrio non completamente colmato nei confronti di Alessandria, in rapporto con
quelle di Novara e Vercelli, che, per la ridotta distanza fra le due città e la
presenza del Rettorato a Vercelli, rappresentano, nei fatti, un polo unico. Da
qui l’origine delle sollecitazioni del Sindaco e dell’Amministrazione Comunale per
il corso di Medicina.
Nell’incontro
di lunedì un peso rilevante ha, però, finito per assumere il tema delle mancate
“Residenze” per gli studenti della sede UPO di Alessandria e il ruolo non certo
positivo qui svolto dall’E.Di.S.U.; l’Ente regionale per il diritto allo studio
cui compete la realizzazione dei servizi universitari. Mentre la realtà di
Novara può contare su un vero “Campus”, dotato, al suo interno, di 54 camere singole e 14
doppie e Vercelli ha, addirittura, due residenze con, rispettivamente, 51 e 48
posti letto, disposti in camere singole e doppie, ad Alessandria ci si è
“dimenticati” di rinnovare il contratto della residenza di via Chenna, che
poteva ospitare 25 posti letto. Ritengo che il principale errore, da parte di E.Di.S.U.,
sia stato quello di impegnarsi - con un contratto oneroso e di lunga durata -
per la realizzazione di una mensa universitaria nei locali di via Parma. Aperta
nel 2007, ma che non ha mai incontrato una significativa adesione da parte
degli studenti. Errore che, adesso, non va reiterato pensando, da parte di
E.Di.S.U., di ricavare, nella stessa sede, un limitato numero di posti letto. Richiamare
la Regione e l’Ente ai suoi compiti, anche nei confronti della sede di
Alessandria, è un impegno che è stato affidato ai Consiglieri regionali del
territorio.
Per
affrontare concretamente il problema delle Residenze l’Amministrazione comunale
ha avanzato una proposta importante: quella di mettere a disposizione, per una
sua completa ristrutturazione, l’ex Istituto Sordomuti che si trova in Piazza
S. Maria di Castello. Un luogo centrale, baricentrico rispetto ai due
Dipartimenti e in una zona che, con il rifacimento della piazza, si sta
riqualificando. Una struttura, certo bisognosa di notevoli cure, ma che può
rispondere a diverse necessità: posti letto per gli studenti, “foresteria” per i
professori, sale di studio e lettura. Occorre adesso che il Comune definisca un
progetto e si ricerchino le necessarie risorse. Condividere il disegno e
prospettare le necessità da parte dell’UPO può, ad esempio, aiutare la
Fondazione della Cassa di Risparmio a verificare le disponibilità della Cassa
Depositi Prestiti. Così come esiste la possibilità di accedere ai finanziamenti
previsti dal Ministero.
Come
si sa, ho sempre ritenuto e proposto, come luogo ideale per il “College”
universitario di Alessandria, la “Cittadella”, oggi maggiormente percorribile
in presenza dei finanziamenti decisi dal Ministero dei Beni Culturali per la
ristrutturazione della “Fortezza”, ma ritengo, comunque, positiva e seria la soluzione
prospettata dalla Giunta.
L’importante
è che si programmi e operi per la sua realizzazione in tempi certi.
Condividendo le esortazioni dei due direttori di Dipartimento - i professori
Salvatore Rizzello e Leonardo Marchese - credo non si possa più continuare a
parlare genericamente di Alessandria “Città Universitaria”, se non si da
soluzione al problema delle Residenze, se non si offre un luogo agli studenti
per fruire collettivamente dell’Ateneo al di fuori delle lezioni, se non si
mettono in condizione i docenti di tenere iniziative aperte alla città in orari
consoni per chi lavora, consentendo la frequentazione e l’utilizzo delle aule e
delle biblioteche ai cittadini di Alessandria.
Alessandria, 2 febbraio
2017