Vorrei intervenire nel dibattito sulla intitolazione a Umberto Eco di una istituzione culturale alessandrina. Sono stato un po' sorpreso dal gran rifiuto degli "Amici del Plana" ma naturalmente lo rispetto. Invece la controproposta di dedicare al Professore l'aula magna mi pare troppo riduttiva. A proposito di riduttivismo, malattia infantile dell'alessandrinità, non è mica che nella nostra città non ci si renda "davvero" conto della statura intellettuale e del prestigio internazionale di Eco, una fama ampia, tutt'altro che solo accademica, raggiunta non certo vellicando populismi ma, anzi, tenendo un livello di contenuti e di linguaggio costantemente alto. 

Cari fratelli mandrogni, non è mica che, nonostante ottime intenzioni, stiamo accreditando una volta di più il "niente di nuovo fra Tanaro e Bormida"? Oppure il disincantato (e ci mancherebbe!) ma autentico, accresciutosi nella vecchiaia, affetto per la terra di origine da parte del Professore, ci fa compiacere di dipingerne un ritratto tutto farinata e Gelindo? Ritengo di aver letto questi moniti fra le righe di Gianni Coscia, e ho voluto sottolinearli.

Da anni ho sostituito il culto del teatro con quello dei libri (di carta, sia ben chiaro). Posso ricordare a tutti che Umberto Eco è stato fra i più noti e stimati bibliofili mondiali? Riprendete il suo La memoria vegetale o Non sperate di liberarvi dai libri (scritto con J. Carrière) e lasciatevi incantare. Parliamo dunque di biblioteca. Francesca Calvo era una bossiana della prima ora. Sono convinto, per esperienza diretta, che della Cultura avesse un'idea non proprio uguale a quella di Goebbels ma certamente analoga a quella di Tremonti. Si è occupata della ristrutturazione dell'edificio ospitante la Civica. Benissimo. A parte il fatto che quest'opera era prevista e studiata da tempo, è un preciso dovere di un sindaco provvedere a lavori pubblici. Nel paesello dove sono indegnamente primo cittadino, ho rimesso a nuovo con grandi sforzi il parco pubblico; con ciò non credo che questo spazio debba assumere il mio nome!

I "libri" (al plurale) sono sempre nel mezzo dei dati contraddittori fra numero di pubblicazioni e numero di lettori; sono sballottati in rumorose battaglie, poco nobili, fra saloni. Il "libro" (al singolare) oggi è sempre più un "segno" di consapevolezza culturale e sociale, un antidoto contro le post-verità, le truffe, le aggressioni internautiche. Non è assolutamente un intento di retroguardia, basta leggere le varie pagine che Eco ha scritto sull'informatica, cominciando in tempi non sospetti.   

Intitoliamo al Professor Eco la biblioteca civica e i suoi annessi. Non facciamo periodiche manifestazioni "in memoria" (anche se fare un'esposizione dei pezzi più preziosi della sua incredibile collezione libraria sarebbe fantastico). Investiamo su questa istituzione, esaltandone i valori fondativi e insieme calandola pienamente nella contemporaneità. Spieghiamo ai giovani (e anche a tanti altri) che non si possono trovare in "rete" le istruzioni per diventare una persona come fu Umberto Eco.

Alessandria 18 febbraio 2017