Giacché,
nella vita e nella politica, affidarsi al pianto o al riso non serve
e tanto meno è utile abbandonarsi alle notti dei lunghi coltelli,
alle logomachie prive di costrutto o alla ricerca di comodi e
consolanti capri espiatori, dopo la prima, umanissima
amarezza per l’improvvisa e imprevedibile débâcle
della Giunta Rossa in Alessandria e per la Caporetto del
centro-sinistra in quasi tutte le città italiane, occorre indagare
con solida lucidità le condizioni e le cause che hanno determinato
la ricomparsa vittoriosa e gaudente, ahimè, dei Brunetta, Gasparri,
Salvini, Santanchè, Berlusconi e varia gaia loro compagnia.
Tre
sono, in questa prospettiva, gli ambiti cui a mio avviso dobbiamo
fare riferimento: un ambito internazionale, uno nazionale e, infine,
naturalmente, un ambito peculiarmente locale.
Anzitutto
Rita Rossa e più in generale il PD pagano oggi il prezzo della crisi
economica globale, che ha messo in ginocchio soprattutto i ceti medi.
L’impoverimento di piccola e media borghesia, infatti, in Europa –
e oggi perfino negli USA, come dimostra l’elezione di Trump – è
stato storicamente accompagnato da uno slittamento a destra delle
scelte degli elettori, che nei periodi di crisi e di incertezza
facilmente cadono preda delle promesse demagogiche di sicurezza,
riscatto nazionale e ordine delle quali la destra è portatrice.
E,
ancora, in generale la sinistra europea e ormai persino il centro
moderato sono stati fortemente penalizzati in questi anni dai
costanti e crescenti flussi migratori e dal terrorismo islamico,
dinanzi ai quali crescono le paure irrazionali, ma anche – dobbiamo
ammetterlo - razionali, dei cittadini europei. Di ciò si
avvantaggiano quegli schieramenti politici xenofobi, che intercettano
il bisogno di sicurezza e di ordine più o meno istintivo in ciascuno
di noi. Sociologia e antropologia ci spiegano, infatti, che le
comunità umane sono in grado di assorbire piccoli gruppi allogeni,
le cui differente etnico-culturali rispetto alla maggioranza della
popolazione già stanziale nel territorio appaiono generalmente
folkloristiche e degne di incuriosita empatia. Ma ci spiegano anche
che, oltre una certa soglia percentuale di arrivi di “diversi”,
la popolazione già presente inizia a elaborare sentimenti negativi
crescenti, timori irrazionali e bisogni identitari, che conducono,
quasi sempre inconsapevolmente, a riscritture del passato e a
narrazioni mitografiche, basate su postulati autoreferenziali (quindi
concepiti come indiscutibili) di tipo razzistico ed escludente, nelle
quali i due gruppi sono raffigurati come perfettamente omogenei al
loro interno e, all’esterno, reciprocamente incompatibili, a causa
di radici genealogiche profondamente contrastanti. Tale condizione
costituisce il contesto che definirei irrazionale, nel quale gli
attentati terroristici di matrice islamica generano un’ulteriore
diffidenza, questa volta razionale, nei confronti di Weltanschauungen
realmente in contrasto rispetto alla modernità occidentale, i cui
caratteri fondamentali e specifici sono oggi la razionalità
scientifica, la tutela dei diritti individuali, la tendenza alla
parità di genere e la secolarizzazione, tutti tratti assenti
totalmente o in larga misura nell’Islam.
Tutto
ciò ha certamente contato nella sconfitta del centro-sinistra, che
nulla avrebbe potuto fare dinanzi a movimenti epocali, che sfuggono
al controllo dei singoli Stati e ancor più dei singoli schieramenti
politici.
Ma
certamente nella disfatta attuale del centro-sinistra hanno pesato
anche fattori peculiari della politica italiana e in particolare
della politica del PD. Anzitutto Renzi ha pagato la sua personale
volontà di potenza, il suo voler essere l’uomo solo al comando, le
spigolosità brusche e tutte toscaneggianti, per così dire, del suo
carattere e quel certo suo qual infantilismo che lo induce a cercare
costantemente altrove i responsabili delle sue sconfitte. Egli ha
dimenticato che l’uomo solo al comando, come il monarca medievale,
deve mantenersi invitto e mostrarsi al suo popolo come colui che in
terra è onnipotente, quanto il Dio che lo ha consacrato è
onnipotente in cielo. Ma Renzi ha perduto il referendum, che ha
scioccamente presentato come un plebiscito sulla sua persona; ha
perduto le precedenti elezioni amministrative a Torino e a Roma e,
nell’ansia di un ritorno al potere e di una alleanza a destra, ha
proposto una legge elettorale proporzionale, opposta a quella che
fino a qualche tempo fa aveva presentato come l’unica ragionevole,
salvifica e assolutamente cogente. Inoltre, di tante riforme promesse
e tentate, le sole che il PD ha saputo – o potuto – realizzare si
sono rivelate odiose per molti e inefficaci per tutti: si pensi al
Jobs
act,
che non ha risolto la disoccupazione giovanile e ha inasprito le
conseguenze dell’emarginazione dal mercato del lavoro dei meno
giovani; ai voucher, su cui il governo ha dovuto fare marcia
indietro; o al pasticciaccio brutto della ”buona scuola”,
risoltosi in un aggravamento delle pratiche burocratiche per i
docenti, in un peggioramento delle possibilità di intervento per i
presidi e nella scelta assurdamente maoista della cosiddetta
alternanza scuola-lavoro, per gli studenti. Il bacino elettorale del
PD è stato il gruppo sociale che maggiormente ha sofferto questi
svarioni politici; da qui lo slittamento a destra del voto, anche se
soltanto amministrativo.
Infine,
non dobbiamo sottovalutare il fatto che sempre più buona parte del
Movimento 5 stelle va perdendo alcuni suoi originari legami con la
sinistra (presenti nella prima fase della politica di Beppe Grillo) e
si configura come movimento vicino alle destre estreme (sempre più
vicino, dunque, a talune tentazioni e suggestioni del defunto
Casaleggio). Nel risultato elettorale complessivo, non è improbabile
che una parte dei voti 5 stelle del primo turno siano confluiti,
dunque, verso il centrodestra in Italia e verso Cuttica di
Revigliasco in Alessandria.
Rita
Rossa ha pagato duramente tutto questo, con una sconfitta che non
poteva essere prevista, perché non era nei fatti: nessuno avrebbe
potuto anche soltanto immaginare che Alessandria preferisse – e con
una netta percentuale del 10% di distacco – coloro che hanno
abbattuto il bilancio e che in parte sono stati sanzionati per la
gestione della città, piuttosto che coloro che quel bilancio hanno
risanato.
Ma
questa sconfitta ci insegna che molti Alessandrini di oggi, così
diversi da quelli di un tempo - che avrebbero sogghignato con il loro
proverbiale, britannico “mah” dinanzi alle prodezze
dell’improvvisata e improvvida manifestazione ippica, ma poi
avrebbero accettato di pagarne il prezzo -, molto amano le sabbie
normanne e le corse dei cavalli e le feste caciarone, ma poi non
vogliono saldare il conto.
Detto
ciò, dobbiamo francamente ammettere che vi sono anche fattori legati
alla politica della Giunta Rossa e del PD locale che hanno
contribuito al risultato elettorale. Proverò a tratteggiarli in
ordine crescente, secondo l’impatto che hanno a mio giudizio avuto.
Anzitutto,
credo abbia contato, sia pur parzialmente, la modalità di propaganda
politica adottata da importanti dirigenti del partito, che per
passione, per coerenza con la loro militanza, per volontà di
collaborazione, si sono generosamente spesi nella campagna
elettorale, ma hanno purtroppo talora ecceduto negli attacchi
personali, a volte gratuitamente feroci e persino maligni, nei
confronti di coloro che era immaginabile sarebbero divenuti
imprescindibili alleati nel momento del ballottaggio. Dopo una brutta
campagna di questo genere, non è improbabile a mio giudizio che
l’apparentamento in zona Cesarini con il Quarto polo non sia stato
capito e apprezzato da molti elettori che avevano individuato in Oria
Trifoglio una buona alternativa ai gruppi di potere da decenni
consolidati in città e che avevano subito con crescente irritazione
l’eccesso di aggressività di quella parte del PD.
In
secondo luogo, è stata determinante una certa supponenza e arroganza
da parte di non più di uno o due esponenti della Giunta Rossa e del
PD cittadino, che su Facebook hanno impazzato con insulti, attacchi
personali e furiosi post isterici e hanno giocato a bannare chiunque
provasse a interloquire. Sono cose che si pagano e che un buon
politico non dovrebbe mai fare, Probabilmente personaggi di tal fatta
hanno fatto perdere pochi voti, ma anche quei voti hanno contato,
nonostante la pacatezza e la disponibilità con cui tutti gli altri
assessori e tutti i consiglieri comunali si sono comportati in tutti
i cinque anni del mandato: purtroppo le persone rammentano un solo
insulto di una sola persona, anziché le tante disponibilità e
correttezze di tutti gli altri.
Ha
contato soprattutto, a mio giudizio, la mancanza di denari – che è
responsabilità delle giunte precedenti e non certamente della giunta
Rossa –, che ha impedito di rispondere pienamente alle istanze più
immediate e concrete dell’amministrazione e gestione della città.
E tuttavia, in questo contesto di obbligato risparmio che la città
sembrava aver comrpeso, ha certamente contribuito alla sconfitta la
pochezza, forse eludibile, degli interventi culturali. La cultura
costa, è verissimo; e i soldi mancavano, ma talora un po’ di
creatività e di inventiva possono fare molto, come ha dimostrato
Mauro Buzzi, che ci ha regalato in questi cinque anni la migliore
gestione di sempre del Cissaca, una gestione che ha saputo costruire,
con i pochi, insufficienti denari a disposizione, intelligenti ed
efficacissimi modi per risolvere i problemi di tanti. Al contrario,
l’assessorato alla cultura e la Giunta Rossa hanno largamente
appaltato la cultura alla nuova presidenza dell’Ascom, fino a
ipotizzare un assessorato per il commerciante più attivo e presente
in questa partita. Ma un commerciante, per quanto intelligente,
creativo, volonteroso, simpatico, gentilissimo e disponibile, quale è
il nostro amico organizzatore di “aperture per cottura”,
ovviamente e giustamente persegue anzitutto gli interessi economici
della propria categoria e, dunque, non è affatto corretto e
fruttuoso chiedergli di trasformarsi in pressoché unico animatore e
organizzatore culturale di una città capoluogo di provincia: non è
il suo lavoro e presumibilmente non è neppure la sua vocazione o il
suo interesse. Temo che alcuni componenti della Giunta Rossa abbiano
pensato che gli entusiastici commenti di taluni sui social network e
l’affluenza certamente non esigua alle varie feste, festine, sagre,
mangiate, bevute qui e là sul territorio cittadino corrispondessero
ad un apprezzamento generalizzato di simili manifestazioni. Si è
giunti addirittura a definire “vera cultura” lo spiedino di pesce
o il panino da fast food mangiato alla va’ là che vai bene sulle
rive del fiume o tra gli escrementi di piccione e le macchie di altre
materie organiche irriferibili spalmati sulle lastre del principale
corso cittadino, mentre musica a palla allieta anche i molti che
preferirebbero non ascoltarla, o ascoltarne di differente. Ma è
probabile che gli ottimisti abbiano sottovalutato il fatto che –
forse per ancestrale abitudine, permeata di quella creanza falsa e
cortese di cui si dice siano affetti gli abitanti di questa nostra
regione – gli Alessandrini spesso preferiscono non esprimere
esplicitamente le loro indignazioni e le loro irritazioni,
illuministicamente persuasi, come sono, che alla fine trionferà la
ragione. Il voto che ha premiato il centro-destra, a mio avviso,
contiene anche l’apprezzamento di molti per un uomo di cultura,
quale è Gianfranco Cuttica di Revigliasco, dal quale probabilmente
ci si attende una inversione di tendenza giustappunto in ambito
culturale.
E,
ancora, ha fortemente pesato a mio giudizio il mancato controllo del
territorio, causato certamente dall’organico mutilato della polizia
municipale e da alcuni fattori che non dipendono dal sindaco (la
gestione e la dislocazione delle forze dell’ordine, gli indirizzi
della Prefettura e della Questura, l’oggettiva difficoltà di
collocazione e gestione dei migranti, la liquidità sociale che ha
sgretolato i valori civici e morali), ma che è stato percepito dalla
città come precipua volontà politica di non intervento. E qui direi
che,se il mancato controllo di parcheggi abusivi e traffico caotico
dipende soprattutto dall’inciviltà troppo diffusa e persistente
degli Alessandrini, la responsabilità principale del mancato
intervento su ciò che ha maggiormente disturbato la città non è
affatto del PD, bensì dei movimenti e partitini che si collocano
alla sua sinistra e che continuano a ritenere l’istanza della
sicurezza e dell’ordine come precipuamente afferente a una politica
di destra. Costoro troppo spesso in questi anni hanno opposto alle
tante istanze di sicurezza una bizzarra confusione concettuale tra
ciò che definivano razzismo e ciò che era invece la comprensibile
richiesta di tutela per le fasce deboli della città – donne,
anziani e ragazzini- , più esposte agli assalti della piccola
delinquenza e alle piccole brutalità e molestie dei giovani migranti
dediti all’accattonaggio. Non è razzismo chiedere che i vecchi
all’uscita dei supermercati non siano assillati da richieste
continue di monetine, che le strade cittadine e i beni pubblici siano
tutelati e che le donne e i ragazzini non siano oggetto di scippi e
rapine, così come non è accoglienza il costringere i migranti
all’emarginazione e alla noia quotidiana. Se l’accoglienza di chi
emigra è doverosa (soprattutto poi da parte di un popolo di migranti
quali noi siamo stati e ancora siamo), se la solidarietà con chi
soffre è etica, se è cultura e intelligenza il sapere che la Terra
è di tutti e che le nazioni e i confini sono costrutti artificiali,
non è però etico o intelligente abbandonare a loro stessi i
migranti e lasciare che alimentino piccola devianza e piccola
delinquenza, o anche soltanto che si debbano gestire da soli in un
luogo alieno, con una lingua che non padroneggiano e consuetudini che
non conoscono. Ecco, qui la Giunta Rossa – come molte
amministrazioni comunali in Italia, sia chiaro – ha fallito, per
tante ragioni oggettive e indipendenti dalla sua volontà e dalla sua
possibilità di intervento, ma anche in piccola parte perché non ha
saputo trovare soluzioni creative, anche in mancanza di denari, alla
gestione dei migranti presenti sul territorio cittadino. Anche questo
ha certamente indotto molti a votare per la Lega.
In
ultimo, l’arroganza del non voler presentare fino all’ultimo un
programma di mandato certamente ha irritato coloro che, con maggiore
attenzione e civismo, si dispongono al voto non sulla base delle
simpatie per l’uno o l’altro candidato, bensì sulla base dei
contenuti che ciascuno di essi intende attuare e sviluppare durante i
cinque anni di governo della città. Mi pare di poter affermare che
tra questi disillusi elettori abbia prevalso la scelta
dell’astensione, che ha penalizzato anch’essa la Giunta uscente.
Ma,
se proprio vogliamo essere franchi, sono anche convinta che Rita
Rossa abbia pagato il prezzo dell’essere donna: in questa piccola
città di provincia, come in tanti altri luoghi del nostro Paese
ancora arretrato, molti, tra una donna e un uomo, scelgono di
preferenza quest’ultimo. Il maschilismo impera ancora tra gli
elettori, purtroppo, come questa tornata elettorale a mio avviso ha
dimostrato.
In
ogni caso, a prescindere da cause e responsabilità, molto dispiace
per i tanti che in questi cinque anni hanno lavorato e lavorato bene,
a partire proprio da Rita Rossa, che a mio avviso ingiustamente paga
conti che non sono sua responsabilità. Agli assessori e ai
consiglieri comunali uscenti il mio ringraziamento, dunque, il mio
rammarico per questa ingiusta sconfitta e l’augurio – a loro e a
noi – che possano presto tornare a governare la città, magari con
qualche necessario miglioramento. Quando si cade, infatti, ci si
rialza e la caduta è la migliore opportunità per imparare a non
cadere più.