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Attualità
Il tempo dell'insegnante è prezioso
Maria Luisa Jori

In questi giorni  i tagli alla scuola  contenuti nella Legge sulla stabilità hanno suscitato discussioni e agitazioni politiche e sindacali a tappeto. L’aumento dell’orario  cattedra  degli insegnanti per  risparmiare negli incarichi temporanei su  spezzoni e per supplenze, quindi  senza alcun adeguamento delle relative retribuzioni,   non solo è ingiusto  verso questi lavoratori (alcuni dei quali  verrebbero privati anche delle scarse possibilità di integrazione del misero  stipendio con qualche straordinario) e per l’effetto riduttivo dell’occupazione dei docenti precari, ma  soprattutto  avrebbe effetti dequalificanti sul piano del  servizio dell’istruzione. Infatti con l’aumento delle classi,e quindi del complessivo numero degli allievi  da istruire nella  propria  materia,  l’insegnante  della scuola secondaria, specialmente quando il suo compito comporta  periodiche  correzioni degli elaborati, non sarebbe più in grado di  curare  l’apprendimento di ciascuno, come prescrive l’indispensabile efficacia della modalità dell’insegnamento individualizzato. Infatti  anche il numero degli  allievi per classe    era stato   aumentato fino  a volte   oltre i trenta  dai  tagli operati dai precedenti governi. Tutti i non esperti di insegnamento scolastico(evidentemente a cominciare dal ministro Profumo)  ignorano poi come  ad ogni classe in più a carico del professore corrisponde anche tutto un ulteriore orario aggiuntivo costituito dai relativi consigli di classe e dalle riunioni con i genitori, oltre che dalla moltiplicazione esagerata delle correzioni  dei compiti.

 

Ogni intervento frammentario sulla scuola, come  quelli  che da anni si vanno facendo maldestramente in Italia, fa precipitare il sistema dell’istruzione in una fragile incertezza non priva di contraddizioni al suo interno. Ma soprattutto sono deleteri  i cambiamenti  imposti dai provvedimenti economici, attuati a prescindere dal  buon funzionamento di quella che  è considerata  in tutto il mondo la principale istituzione democratica. Un aumento dell’orario degli insegnanti se fosse  stabilito  per  migliorare l’offerta formativa  delle scuole dovrebbe  essere destinato a corsi integrativi per gli allievi  e  all’obbligo di  una programmazione  didattica  cooperativa tra i docenti, non al risparmio della spesa attraverso una riduzione del relativo organico. E poi  ci sarebbe da calcolare il tempo  che i docenti dovrebbero    impiegare   per aggiornarsi  adeguatamente, cioè per formarsi  le  nuove competenze richieste dai cambiamenti culturali, tecnologici   e sociali odierni. Invece ora, nella furia distratta del risparmio di spesa a tutti  i costi, si pretenderebbe addirittura  l’impiego dei  docenti in ambiti di insegnamento per i quali non sono stati formati, come il sostegno.

 

Il ministro Profumo, di fronte alle diffuse proteste contro l’aumento dell’orario cattedra dei professori,  sembra che abbia fatto parzialmente marcia indietro:  aumento di tre ore,  invece delle sei prima indicate, dell’obbligo di servizio dei docenti   in  classi aggiuntive. Oltre alla ferma opposizione dei  sindacati, Pd, Pdl e Udc ora hanno preparato un emendamento alla Legge di stabilità, per eliminare da questa l’aumento dell’orario degli insegnanti. Pertanto  il ministro, messo così alle strette,  ha dovuto fare del tutto marcia indietro. Ma si dovrà trovare un altro capitolo di spesa in cui risparmiare quei centottantatre milioni che si prevedevano per il 2013  facendo lavorare di più gratis i docenti.  Perché non trarre questo risparmio  da una riduzione delle spese  per l’armamento (siamo infatti  al nono posto nel mondo nella produzione di armi) ?    Invece si basa sui sogni Matteo Renzi, con  un programma sulla scuola (esposto in rete)meritocratico, ma   ingenuo, perché difficilmente fattibile   in questi anni di crisi economica:   un forte investimento sulla scuola(fino a che punto possibile in tempi di crisi?),  un  efficiente ed efficace  aggiornamento obbligatorio, un aumento adeguato della retribuzione, frequenti premi e  carriera  per gli insegnanti, valutati  con un sistema semplicistico (alla prova dei fatti suscettibile di  infinite controversie). Tutti vorremmo far diventare  l’istruzione pubblica  efficiente e ampiamente finanziata, ma come? 

 

Per ricostruire la nostra scuola  sarebbe necessario verificarne i bisogni reali  per rispondere a questi in modo mirato e cioè senza sprechi e, data la circostanza della crisi economica,  eliminando soltanto il superfluo,  cioè evitando i tagli indiscriminati. Si scoprirebbe così quanto il tempo degli insegnanti,  per insegnare davvero a tutti, sia prezioso, cioè sia da considerare produttivo  nell’impiego della  sua qualità, piuttosto che nello sfruttamento della sua quantità.   Forse il ministro Profumo crede che l’apprendimento da parte degli studenti si faccia da sé grazie alla tecnologia informatica e telematica, cioè  attribuisce alla digitalizzazione della scuola  una efficace funzione sostitutiva della ricerca-azione del bravo docente? Certamente l’ex rettore del Politecnico di Torino pensa ad una forte riduzione del tempo occupato dai docenti  per la correzione dei compiti  grazie alla rapidità e all’automatismo dei   calcoli computerizzati  del numero delle risposte   giuste a quesiti a risposta multipla. Ma in questo  bisognerebbe consultare il parere degli insegnanti, esperti nella didattica( nel rapporto tra insegnamento e apprendimento), nonché  dei linguisti, competenti per quanto riguarda  l’apprendimento della lingua  italiana, e dei pedagogisti che  studiano da anni  i sistemi di valutazione più idonei.: è davvero utile,  per  rendere la scuola italiana  adeguata   nell’offerta e nella diffusione dell’istruzione necessaria a tutti gli italiani di oggi, sostituire tutte o quasi   le prove scritte con   dei quiz  a scelta multipla, abolendo così l’esercizio della strutturazione del pensiero e dell’articolazione sintattica della propria lingua  che si  sperimenta nella   composizione di un testo?  

 

L’introduzione della tecnologia nella scuola è necessaria, ma nessuno strumento digitale potrà mai sostituire l’insegnante nella sua attività di facilitatore dell’apprendimento e di educatore.  La relazione educativa nella scuola, com’è noto agli esperti del settore, è stata ed è ritenuta e sperimentata come un fattore fondamentale per aiutare ad apprendere e motivare allo studio e alla conoscenza. Per poter  curare attentamente il suo  rapporto con ciascun  allievo è però necessario al docente aver tempo materiale,  ma anche psicologico(quello dell’elaborazione emozionale   dei  rapporti interpersonali ) per questo.  Ma  più cresce il numero degli allievi   cui si deve rivolgere più  l’insegnante  è  praticamente costretto  a far assumere alla sua prestazione professionale  una  modalità collettiva( come nella scuola cinese?) anziché individualizzata. La conseguenza inevitabile sarà allora quella di un deficit di istruzione degli italiani nel confronto internazionale e di un aumento della dispersione scolastica, cioè un’ ulteriore e grave causa di impoverimento  del nostro Paese.

 

26/10/2012 15:59:55
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