Opinioni di alcuni
“religiosi” cattolici su “Charlie Ebdo” e contro le stragi.
Propongo innanzitutto di
riflettere sulla seguente lettera di Padre Luciano Manzocchi sui fatti accaduti
a Parigi in questi giorni:
«Ciò che oggi è accaduto
a Parigi ha suscitato in tutti sentimenti di radicale avversione verso gli atti
del terrorismo islamico. In alcuni, tout court, l'avversione a tutto
l'Islam. “Io non credo piu' all'islam moderato": cosi
Daniela Santanché.
Anch'io mi sono
unito, tout court, all'avversione
generale verso il terrorismo islamico, finché in internet non ho cliccato su “Charlie Hebdo e l'Islam” e ho visto la
serie delle caricature pubblicate. All'avversione al terrorismo dei kalashnikov
si è aggiunta l'avversione al velato ma altrettanto violento terrorismo della
satira.
La vignetta del 10
luglio 2013, firmata da Stephan Charbonnier, direttore della rivista, portava
la scritta: “Le Coran c'est de la merde.
Ça n'arrête pas les balles”. E questa non è la caricatura più pungente
contro l'Islam e il suo Profeta pubblicata da Charlie Hebdo. Non è difficile
immaginare la costernazione e il rancore di ogni islamico davanti a questa
caricatura. Per l'oltre un miliardo di islamici che popolano la terra, questa
caricatura è oscena, ingiusta, provocatoria. E' molto disgustosa anche per me
prete cristiano. Il Corano è un testo nobile, ricco di poesia. E' il testo
miliare di una delle grande lingue del mondo, l'arabo. Contiene preghiere e
parabole profondamente religiose. Pietro Rossano (morto nel 1991), vescovo
ausiliare della diocesi di Roma, mi confidò che ogni giorno pregava la Sura di
apertura del Corano insieme con le Lodi della liturgia cattolica. La cultura
europea deve molto a quella islamica. Granada e Cordoba sono capolavori di
artisti musulmani.
Quanta gente umile
delle terre dell'Equatore ha condotto e conduce una vita dignitosa, vivificata
da sentimenti di rispetto e di fraternità, sostenuti dalla recita quotidiana
delle Sure del Corano! Un giorno mi trovavo su una corriera che viaggiava da
Kairouan a Tozeur, Tunisia, insieme con un gruppo di volontari della Caritas di
Mazara del Vallo di cui ero direttore. Salì sulla corriera una donna anziana
tenendo fra le mani un grosso pane avvolto in un foulard. Manuela, una giovane
del nostro gruppo, fece le meraviglie alla vista di quella pagnotta. La signora
anziana se ne occorse. Spiegò il foulard e cominciò a spezzare il pane,
offrendone un pezzo a ciascuno di noi. Ai nostri ammirati ringraziamenti, come
risposta solo un profondo sentimento materno sul suo volto, senza mai sfociare
in un sorriso.
Leggo in internet
vari commenti di musulmani alla strage di Parigi. Vi ritorna la frase della
citata caricatura, cambiando Coran con France: “La France c'est de merde. Ça n'arrête pas les balles”. Violenza chiama
violenza.
Ho visto anche le
caricature di Charlie Hebdo sulla chiesa cattolica. Una è tremenda: le tre
persone divine in orgia sessuale. Sullo sfondo, ovviamente, la pedofilia dei
preti. Caricature meritate dagli uomini; ma perché profanare le immagini e i
principi di fede che hanno aiutato miliardi e miliardi di uomini e donne a
vivere nella speranza, operando la giustizia e la carità? Perché schiacciare
tutti per gli errori, pur tremendi, di alcuni? Non è anche questo terrorismo?
Sono certo che ogni buon musulmano come ogni buon cattolico soffra come fosse
stato ferito e ucciso, davanti a certe caricature oscene e violente.
Molti, reagendo
alla strage terroristica di Parigi, hanno fatto appello alla difesa della
libertà. Ma la libertà ha una dote: è il rispetto delle differenze e dei valori
delle differenze. Una satira ha il pregio di smontare il castello messo su
dall'ipocrisia. Ma la satira come mestiere, è sadica. E' ideologia. Cerca
l'appiglio, ingrandisce, ridicolizza, gusta soltanto la risata di ritorno. C'è
anche il fondamentalismo della satira, quando questa è ideologica, non libera.
Il medico chirurgo che ha praticato un taglio per far uscire il pus, poi
disinfetta la ferita e la cura fino alla guarigione completa. La satira per la
satira è un'attività disumana, che si nutre dell'imperfezione che è propria di
ogni essere umano. Suscita la paura e uccide la spontaneità.
Se dai fatti
terroristici di Parigi rimane soltanto la paura verso i musulmani, mista a
rancore, la via della pace rimane ancora lontana.
Le vittime della
violenza abbiano consolazione e pace nella casa del Padre.
I violenti che uccidono possano
essere rigenerati dalla sua preghiera: “Padre, perdonali perché non sanno
quello che fanno”. E Dio sia tutto in tutti.
padre Luciano.»
Qui di seguito propongo due brani
estrapolati da “PACE E
INTERCULTURALITÀ” (Jaca Book, Milano, 2002) di Raimon Panikkar, che sono di un'attualità "disarmante",
Vi invito a leggerlo. Potrebbe aiutarci
nel pensiero critico e del cuore: uno sguardo interiore è altrettanto
necessario che uno esteriore.
Scrive Panikkar a proposito dell'
11 settembre :
« ... dobbiamo tutti domandarci
come mai sia stato possibile che nascessero così violenti sentimenti di
antipatia e anche di odio. Non si risponde a queste domande condannando gli
atti esecrabili dei fanatici e nemmeno fustigando il colonialismo, il
capitalismo, l'autoritarismo o la violenza strumentalizzata. Demonizzare il
nemico è solo un segno di debolezza. Chiedersi il perché di qualcosa non
significa emettere giudizi morali o cercare un capro espiatorio. Chi è senza
peccato scagli la prima pietra. Occorre un'anima veramente grande per superare l'abbaglio
della quantità, ma anche della qualità statica ( che non contempla la possibile
conversione ), per acquistare la consapevolezza che una pecora smarrita vale
quanto le altre novantanove (…).
L'individualismo prevalente in
Occidente rende difficile la comprensione della memoria storica e fa
dimenticare troppo spesso le crociate, la schiavitù, così come le guerre del
colonialismo e altre più recenti, restano negli archetipi dei popoli di altre
culture e soprattutto negli sconfitti.
Se siamo coscienti della nostra
responsabilità non possiamo vedere altra via d'uscita se non l'invito a
dialogare.
Giuda non fu escluso dall'ultima
cena, ma non seppe o non volle approfittare dell'occasione di dialogare offertagli
tanto amorevolmente. (…) ripagare un debito ne crea solo un altro e non ci si
consola di una morte con un'altra morte.»
Manca nella nostra vita una
dimensione che abbiamo esiliato, ma che ci compone e che ci fa umani, esiliando
questa dimensione ( chiamiamola come vogliamo: infinito, spirituale, mistero,
divino, invisibile ) e usando solo la ragione ( importante, ma non la sola
nostra dimensione ) l'essere umano manca alla sua umanità..
Quel che serve oggi, quanto
mai, è l'antica e saggia "disciplina delle immagini" ( delle parole)
delle tradizioni monastiche ( non solo occidentali). Anche questo è spirito e
dimensione contemplativa. Senz'altro la discesa dello Spirito, della grazia (
come canta magnificamente Manzoni nella “Pentecoste”
) è la cosa più necessaria e più trasformante. Qui oggi manca totalmente la
retta ragione. La ragione, se usata criticamente, è strumento magnifico,
consapevole dei suoi limiti ( si veda il ruolo di Virgilio nella Commedia, che
lascia spazio allo Spirito). Oggi ( stampa, media, tv ecc. ) mostrano solo
una logica illogica e violentissima. Tornare alle nostre radici,
educare, fare Cultura vera, ecco ciò che si deve curare, vestire e proteggere.
Scoprire cosa significa davvero la Parola Religione, che non è monopolio delle
religioni. E' una dimensione dell'umano senza la quale non si è umani.
Pensiero critico e pensiero del
cuore
Tanto da dire e tanto ne rimane
ancora.
Buon lavoro.