Il futuro del centro-sinistra
Scacchi e piazza
Mauro Calise
Renzi sta
faticosamente cercando di riprendere l’iniziativa. Non sarà facile. Lo schema
della partita è molto semplice. Da una parte c’è un leader, l’unico oggi su
piazza nell’area di centrosinistra che possa aspirare a questo titolo. Per
unanime riconoscimento dei suoi avversari – mezzo interni e mezzo esterni –
che, dall’altra parte, proprio per questa ragione vogliono farlo fuori. Dopo
settant’anni trascorsi – ex-democristiani ed ex-comunisti – a cogestirsi e
cooptarsi il potere secondo le logiche dell’aggiustamento oligarchico, l’arrivo
del rottamatore è stato – giustamente – percepito come una minaccia letale. La
stessa che aveva scompigliato il centrodestra quando scese in campo Berlusconi.
Ma mentre il Cavaliere non ha trovato – quasi – resistenza, nel centrosinistra
le truppe si sono riorganizzate. E con la sapiente regia di D’Alema si sono
riprese la scena. Che è, nell’immediato, la vera e unica posta in gioco.
Renzi, infatti, si
nutre di comunicazione carismatica, il rapporto diretto che ha instaurato con
una fetta ampia dell’elettorato. Quel famoso quaranta per cento che, alle
europee come al referendum, sembra essere la quota massima ma anche una
percentuale ragguardevole di italiani disposti a seguirlo. Privo di un bagno di
folla – e relativo costume da bagno – l’ex-premier è come un pesce fuor
d’acqua. Lo hanno capito bene i suoi competitor – o, più esattamente,
terminator, visto che non fanno mistero che una volta spianato lui tutto si
aggiusterebbe. E quindi si stanno muovendo con una sola strategia: metterlo
mediaticamente in un angolo.
Per un mese sono
andati avanti con lo psicodramma scissionista, oggi sono all’attacco – ahi, la
giustizia ad orologeria e il vizietto del giustizialismo – con le fughe di
notizie, gli arresti, i sospetti e via insinuando con l’appoggio quasi
incondizionato della stampa (c’è sempre qualche lodevole eccezione). Si sa che
i giornalisti non fanno altro che il loro mestiere, cherchez l’intercettazione.
In America c’è un termine apposito, muckraker, rastrellatori di fango. Quanto
riuscirà a durare lo pseudoprocesso in cui la – eventuale – onta del padre deve
cadere, ma perchè no!, sul figlio? Occhio e croce un paio di settimane.
Abbastanza per oscurare il Lingotto (a Londra, forse, qualche bookmaker starà
già scommettendo su un avviso eccellente di garanzia mentre avrà preso la
parola Renzi). Poi, bisogna inventarne un’altra. E volete che l’oligarchia
ex-comunista (il post è ormai finito in cantina) non riesca a tirare fuori
qualche scheletro dagli armadi del giglio nero?
Nel mentre che va
avanti, coi colpi al viso, il tentativo di kappao, procede anche il lavoro ai
fianchi. Orlando si sta guadagnando un ruolo di tutto rispetto. La sua sortita
in consiglio dei ministri, ottenendo di porre la fiducia sulla riforma del
processo penale che giaceva da anni in naftalina, ha raggiunto un doppio
obiettivo. Gli ha dato un po’ di visibilità governativa, mettendo finalmente
una stelletta sul suo track-record di Guardasigilli, dopo tre anni in cui si
era avvertita poco la sua presenza. Ma, soprattutto, ha fatto incavolare di
brutto i parlamentari di Forza Italia, proprio quelli che, nei prossimi giorni,
potrebbero essere chiamati a fare da stampella al governo Gentiloni nella
mozione di sfiducia a Lotti. A conferma che Orlando ha qualità indiscutibili di
manovratore, soprattutto dietro le quinte.
Renzi, per il
momento, resiste. Sa bene che, se riesce ad arrivare al campo aperto delle
primarie, avrà di nuovo un po’ di vento nelle vele. E, a seconda dell’entità
della vittoria, potrebbe perfino riprendersi un po’ di supporto tra i media che
oggi lo danno quasi per spacciato ma domani tornerebbero a corteggiare la sua
audience. Ma anche una vittoria sonante non muterebbe il dato sistemico con cui
Renzi dovrà comunque fare i conti. Nell’Italia neo-proporzionale, nessun
partito potrà più contare su coesione e unità d’azione. Se già negli ultimi due
anni, una parte di deputati Pd ha votato ripetutamente contro, figuriamoci
quante volte accadrà alle truppe di Orlando ed Emiliano. E che tipo di esecutivo
potrà mai nascere da questo coacervo di ricatti e veti incrociati?
Forse è vero che
l’Italia si sta avviando su una china spagnola. E che le prossime elezioni
saranno solo la prova generale del sommovimento più profondo – e tumultuoso –
che dovremo affrontare. Con elezioni a ripetizione all’orizzonte. E nuovi
partiti in gestazione. Sulla destra, dove finalmente si entrerà nel
dopo-Berlusconi. E al centro, dove Renzi potrebbe optare per la via francese.
Mettendosi anche lui «In cammino». Con la scelta che, fino a oggi, ha evitato e
ancora sta cercando disperatamente di evitare. Facendosi un suo partito
personale. E lasciando gli ex e neo-oligarchi al destino dei socialisti
francesi. Un partito del dieci o quindici per cento, col quale continuare a
coltivarsi le vecchie idee e qualche nuova poltrona.
(“Il Mattino”, 5 marzo
2017)
07/03/2017 23:17:46
17.03.2018
Danilo Bruno
Ieri (il riferimento è al 14 marzo u.s.), a stare alle cronache di stampa, il
ministro allo sviluppo economico e neo-PD Calenda,che era presente a Bari
con Prodi a presentare il libro di Giovannini sull’utopia sostenibile, avrebbe
pronunciato, tra le altre cose, una importante affermazione: “ Serve un...
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14.03.2018
Mauro Fornaro
Qualche riflessione, più
di carattere psicologico che non politologico, sul crollo del PD da parte di un
“vecchio” simpatizzante. Classe dirigente e molti militanti del PD sembrano al
momento essersi arroccati sulla difensiva, sia a seguito degli attacchi
insistenti e insolenti della Lega e del M5S nel...
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13.03.2018
Mauro Calise (*)
Inutile, per il momento, affacciarsi sul crogiuolo
della crisi in corso. Troppe incognite ancora da sciogliere. E, soprattutto,
troppe spavaldissime mosse tattiche che dovranno cedere il passo a più miti consigli
– e consiglieri – strategici. Ma, quale che sarà la soluzione che alla fine
prevarrà,...
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12.03.2018
Egidio Zacheo
C'è smarrimento nel Partito Democratico e
a sinistra. La loro sconfitta è stata bruciante . Ma mentre quella del PD da
molti - diciamolo- era stata prevista da tempo, anche se non nelle proporzioni
verificatesi, una sorpresa generale ha destato quella di " Liberi e
Uguali". Vi è stata una polarizzazione...
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12.03.2018
Goffredo Bettini
"Articolo
proposto dal Cives Pier Luigi Cavalchini"
Abbiamo subito una sconfitta storica. Infatti, se ragioniamo
su un arco temporale ampio, balza agli occhi il rovesciamento di una anomalia
italiana. Negli anni '70 l'anomalia
consisteva nella forza elettorale di una sinistra comunista e socialista...
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10.03.2018
Franco Livorsi
Nel
mio articolo del 28 febbraio ultimo scorso, “L’Italia congelata” - scritto pochi giorni prima delle elezioni
politiche - motivando il mio voto a favore del PD - di cui ero e sono
totalmente convinto - esprimevo tutta la mia preoccupazione per la tenuta della
democrazia liberale e rappresentativa...
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09.03.2018
Filippo Boatti
La disfatta, questa volta finale, della sinistra era
purtroppo prevedibile e inevitabile, inevitabile perché la sinistra non ha
saputo né voluto reagire alla gabbia che le impedisce di sussistere. Certo si
può chiamare in causa una “questione morale” interna alla sinistra. E’ un fatto
vero, il mancato...
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08.03.2018
Alfio Brina
I
vari politologi fanno risalire al comportamento un po’ guascone di Matteo
Renzi, le cause della sconfitta elettorale di questo 4 marzo 2018. Un uomo solo
al comando attorniato da fedelissimi, sicuramente toscani e possibilmente
fiorentini, Poi il modo irriverente, per non dire sguaiato con cui è...
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07.03.2018
Carlo Clericetti (*)
Il seguente articolo comparso sul blog di "repubblica.it" curato da Carlo Clericetti è segnalato (e proposto alla lettura) dal civis Filippo Boatti....Due indagini del dopo-elezioni confermano quello che
chiunque abbia osservato con un po’ di attenzione quello che accade aveva già
capito, e che conferma...
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07.03.2018
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1. Dopo tanto impegno e
tanti sacrifici, il risultato tanto sperato finalmente è arrivato. Finalmente abbiamo perso.[1] E non poteva che
essere così. Siccome siamo stati particolarmente in gamba, abbiamo perso anche
in maniera pesantissima, inequivocabile, con cifre oltre ogni previsione. Da
capogiro....
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