Riforma aree protette: i VERDI PIEMONTESI per una vera
tutela del territorio a partire dai Parchi.
E’ stata approvata dal Senato la riforma della
legge 394/91 che riguarda le Aree Protette e ora è approdata alla Camera. I
VERDI piemontesi, nel cui territorio insistono 2 Parchi Nazionali e 94 aree
protette, esprimono grande preoccupazione per i contenuti della riforma.
Nel 1991 il nostro Paese si è dotato di una
normativa organica e unitaria con una visione globale di beni preziosi da
proteggere come ecosistemi ancora incontaminati, la biodiversità, l’acqua, i boschi, il
paesaggio.
17 associazioni ambientaliste e centinaia di
esperti e uomini di cultura hanno criticato una riforma che va nella direzione
opposta agli obiettivi di protezione e salvaguardia dell’ambiente naturale e
contraddice gli articoli 9 e 32 della Costituzione che attribuiscono allo Stato
il compito di proteggere il Paesaggio e la salute delle persone che potrebbero
essere danneggiate dal depauperamento ambientale.
Le modifiche apportate alla 394/91 non colgono il senso costituzionale che vede la
tutela della natura in capo allo Stato e la trasferisce verso il livello
locale.
La riforma non prevede competenze specifiche per
direttori e presidenti dei Parchi togliendo la competenza della nomina al
Ministero e attribuendola al Consiglio direttivo del Parco.
Il Consiglio direttivo prevede la presenza di
portatori di interessi specifici e non generali come deve essere. Non vengono
definiti strumenti di partecipazione dei cittadini né la previsione di comitati
scientifici.
Le risorse stanziate per le 23 perle naturalistiche
del Paese sono irrisorie, meno di quanto occorre per costruire un km della
variante di valico Bologna Firenze.
La riforma non valorizza il ruolo delle aree
protette come strumento efficace per la difesa della biodiversità e non
chiarisce il ruolo che deve svolgere la Comunità del Parco. Un testo che doveva
rafforzare il ruolo e le competenze dello Stato centrale nella gestione delle
aree marine protette, ma che in realtà continua a lasciare questo settore
nell’incertezza e senza risorse adeguate.
. Un sistema di “royalties” che, pur legato ad
infrastrutture ad alto impatto già esistenti, deve essere modificato per
evitare di condizionare e mettere sotto ricatto i futuri pareri che gli enti
parco su queste dovranno rilasciare;
· Controllo della fauna selvatica da parte dei cacciatori, che devono avere conseguito
un'idonea abilitazione. Cio’ potrebbe acuire le pressioni del mondo venatorio
· L’istituzione di un fantomatico Parco del Delta
del Po senza che venga definito se si tratti o meno di un parco nazionale,
quando peraltro la costituzione di questo, come Parco Nazionale, è già oggi
obbligatoria ai sensi dalla legge vigente
· Non si vietano le esercitazioni militari nei
parchi e nei siti natura 2000;
· Non si garantisce il passaggio delle Riserve
naturali dello Stato, del personale e delle risorse impegnate ai parchi;
Sono alcuni dei motivi che fanno di questa riforma
una riforma sbagliata, incapace di dare soluzioni ai problemi delle Aree
Protette, ma addirittura tale da avvicinare troppo sino a sovrapporre
pericolosamente i portatori d’interesse con i soggetti preposti alla tutela,
svilendo la missione primaria delle aree protette e mettendole in ulteriore
sofferenza. Alla luce di ciò, gli elementi utili introdotti dalla riforma,
soprattutto in termini di pianificazione, di classificazione e gestione dei
siti della rete Natura 2000, di considerazione dei servizi ecosistemici,
appaiono sostanzialmente depotenziati.
A venticinque anni dalla sua approvazione, il
Senato, snaturandone i presupposti, approva modifiche inadeguate alla legge
sulle aree protette che ha garantito la conservazione della natura e la
salvezza di una parte cospicua del territorio italiano. La questione ora si
sposta alla Camera dei Deputati. I VERDI faranno di tutto per far capire che la
protezione della natura è una risorsa e una ricchezza che il nostro Paese non
può più permettersi di compromettere ulteriormente.
A tal proposito il Coordinamento dei VERDI
ECOLOGISTI E CIVICI del Piemonte intende promuovere un Convegno per affrontare
le problematiche emerse con la nuova proposta di legge.