Dietro la notizia
La pelle dell'orso
Bruno Soro
“Tutto dipende dai modelli sbagliati, le aberrazioni degli uomini dipendono dal fatto che essi in un qualche istante afferrano a caso i loro modelli e poi non se ne svincolano mai più.”
Elias Canetti, La provincia dell’uomo, Bompiani, Milano 1978.
Nessuno, che io sappia, ha mai risposto alla domanda che ponevo in un mio articolo dell’agosto del 2010 (“Vincitori e vinti”) sul “perché Romano Prodi è riuscito laddove invece hanno fallito Massimo D’Alema, Francesco Rutelli e Walter Veltroni”, vale a dire perché mai il professore sia riuscito a battere il cavaliere per ben due volte in libere elezioni, nonostante egli non disponesse del potere mediatico del suo avversario. Proverò allora a darmi una risposta da solo, pronunciandomi sul rischio che il candidato Presidente del Consiglio Pier Luigi Bersani, uscito vincitore dalla tenzone delle primarie sul “bischero” Matteo Renzi, possa correre seriamente il rischio “di aver venduto la pelle dell’orso prima di averlo ucciso”.
Il professor Romano Prodi, che personalmente ritengo il miglior Presidente del consiglio dei ministri della Repubblica italiana dopo Carlo Azeglio Ciampi (1993-94), ha vinto per ben due volte le elezioni politiche nel 1996 e nel 2006 (e in entrambi i casi è stato affossato dal “fuoco amico”), a mio avviso per due motivi principali. In primo luogo perché gli italiani lo hanno ritenuto affidabile, o quanto meno più affidabile del suo sfidante. Con il suo eloquio da “parroco di campagna”, tutti gli elettori erano in grado di capire che, specie quando parlava di economia, sapeva di cosa stesse parlando. Secondariamente, perché in nessun modo avrebbe potuto essere scalfito dal dileggio di essere o essere mai stato “comunista”. I suoi punti di debolezza, quelli sui quali hanno avuto buon gioco i suoi affossatori, erano invece la diffidenza che nutrivano verso di lui le gerarchie ecclesiastiche, nonostante la sua dichiarata fede e la sua vicinanza (o forse proprio per questo) agli ambienti della cultura cattolica di sinistra, unitamente al fatto, come sottolineano Enrico Morando e Giorgio Tonini nel loro libro (“L’Italia dei democratici” edito da Marsilio nell’agosto del 2012) di essere arrivato “al confronto elettorale sull’onda di una grande mobilitazione popolare (e) godendo di una fresca e forte legittimazione democratica”, senza tuttavia essere il segretario del partito dal quale proveniva la sua investitura. La storia ha poi chiarito come sono andate le cose.
Pier Luigi Bersani è a tutti gli effetti segretario del PD, oltre ad essere stato investito con le primarie della legittimazione democratica a governare il paese da oltre tre milioni di italiani. Dunque, nel suo caso, la doppia condizione che mancava a Prodi c’è, ed è anche per questo che tutti i sondaggi lo danno come possibile vincitore delle imminenti elezioni politiche. A mio avviso, e non vorrei per questo essere considerato un antipatizzante o un menagramo, non è affatto detto, come dimostrano le cronache di questi giorni, che l’orso sia stato ammazzato. Non ritengo di essere un antipatizzante, dal momento che alle primarie l’ho preferito al suo sfidante, il quale ha pur sempre il merito di aver provocato l’allontanamento dal Parlamento (ma non dalla vita politica attiva) di due “perdenti radicali” come D’Alema e Veltroni, nonché un autentico rimescolamento delle carte all’interno del partito tra le due correnti degli ex (comunisti e democristiani). Quanto al rischio di essere considerato un menagramo, non me ne preoccupo, non essendo la prima volta che azzecco una previsione, osservando ciò che accade da curioso e non da tifoso.
La parola ai numeri. Le più recenti elezioni amministrative comunali e regionali hanno visto una partecipazione al voto di circa il 50% degli elettori. Ora, poiché non esiste, a livello nazionale, il doppio turno, ai nostri scopi vanno considerate le percentuali ottenute dalle forze politiche al primo turno. A solo titolo di esempio (e sono perfettamente cosciente dei limiti di questo paragone), si prendano i dati delle recenti elezioni comunali alessandrine. Il PD ha totalizzato 39,6% dei voti validi; il PDL più la Lega il 24,3%; il Movimento 5 Stelle il 12,0%; L’UDC più la Destra e Forza Nuova il 10,49%; altre liste hanno totalizzato, assieme, il 14,7%. Supponiamo che la quota di astensione si riporti ad un livello più fisiologico, ossia più vicino al 20%. Che ne sarà del restante 30%? Qualora i voti di questa fazione di astenuti si distribuisse (per puro caso) con la stesse percentuali dei voti validi di cui sopra nulla cambierebbe. Qualora, invece, per ragioni a me ignote, si concentrassero tutti su di una lista sola potrebbero determinare sia la vittoria del PD, che del PDL. Posto che il contributo personale del professor Monti alle liste del centro sia, poniamo del 5%, cosa che farebbe salire al 15% il peso di questa forza (che poi è la percentuale ad essa attribuita dai più recenti sondaggi), essa non riuscirebbe in ogni caso a prevalere sulle altre due. L’esercizio numerico, per quanto astratto e ipotetico, è in ogni caso falsato dalla circostanza che una quota significativa degli elettori, stando a quanto emergerebbe sempre dai sondaggi più recenti, sarebbe disposta a cambiare la propria intenzione di voto rispetto al passato. Supponiamo che tale percentuale riguardi anche solo il 3,3% degli elettori del PD, del PDL, e del Movimento 5 stelle. In tal caso, la percentuale del “voto fluttuante” salirebbe al 40% e la sua ipotetica concentrazione su una delle principali liste considerate potrebbe (sempre teoricamente) determinare persino la vittoria delle liste del Centro o del Movimento 5 stelle.
Ora, è pur vero, come sostengono Morando e Tonini che “… gli elettori si spostano dalla propria area di riferimento (centrodestra o centrosinistra) verso l’astensione – di solito perché delusi dalla prova di governo del loro schieramento –, ma mai, o quasi mai, verso il polo opposto” (Morando, Tonini, p. 179), ma per perdere una elezione data troppo frettolosamente per vinta sarebbe sufficiente che il PD “continuasse a farsi del male”, così com’è accaduto con le deprecabili “parlamentarie” (l’area di riferimento del PD sul territorio provinciale alessandrino ha perso in un colpo solo un Ministro, un Senatore, un Deputato ed un Presidente della provincia) o con avventate dichiarazioni.
Detto in altri termini, come accade nell’esperimento sul comportamento delle formiche, ben descritto nel libro di Paul Ormerod “L’economia della farfalla” (instar•libri, Torino 2003), quando una parte consistente del corpo sociale è in fermento, vale a dire quando gli “atomi sociali” sono guidati “dal meccanismo del passaparola” e una quota significativa adegua rapidamente il proprio comportamento osservando quello che fanno gli altri, la “soluzione emergente” (il risultato dell’insieme, ovvero l’esito del voto) è nel breve termine del tutto imprevedibile. E in ogni caso, come suggerisce Gianni Riotta su La Stampa di domenica 13 gennaio (“Se vuoi capire il mondo, devi pensare in rete”), evitando “di interpretare la complessità delle elezioni italiane 2013 con un sistema lineare classico Destra-Sinistra”, studiandola, per contro, come è stato fatto negli Stati Uniti in occasione delle recenti elezioni presidenziali, con gli strumenti forniti dalla «teoria delle reti», vale a dire, “controllando che i «nodi» filo-Obama superassero quelli filo-Romney”.
14/01/2013 01:25:23
09.03.2018
Bruno Soro
(…) «Le cose che a noi parvero tanto splendide
e giuste
sapranno
dimostrarcele, loro, insensate e fruste,
variando cose
identiche senza troppe fatiche,
come dicemmo in
altra guisa noi parole antiche».
Dalla poesia I nemici, di Costantino Kavafis
Poesie nascoste,
Mondadori Editore, Milano 1974
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08.02.2018
Bruno Soro
“Alcuni
hanno un grande sogno nella vita e mancano a quel sogno. Altri non hanno nella
vita nessun sogno, e mancano anche a quel sogno”
Fernando Pessoa, Il
poeta è un fingitore, Feltrinelli, Milano 1988
In un articolo pubblicato sulle pagine locali di La Stampa di
venerdì 2 febbraio
2018[1],
la giornalista...
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16.12.2017
Bruno Soro
“La
paura o la stupidità sono sempre state alla base della maggior parte delle
azioni umane.”
Albert Einstein, dalla lettera a E.
Mulder, aprile 1954, Archivio Einstein 60-609, p. 140
Mentre stavo riflettendo sul giudizio espresso
da Umberto Eco sulla rete nella sua Lectio Magistralis, in occasione...
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09.12.2017
Bruno Soro
La guerra di
Trump1
“Detto
tra noisono solo un brigantenon un resono uno chevende
sogni alla gentefa promesseche mai potràmantenere”
E. Bennato,
Detto tra noi, Dall’Album
- Non farti cadere le braccia, 1973
Con
cinquantuno contro quarantanove voti il Senato degli Stati Uniti ha
fatto vincere al Presidente...
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26.11.2017
Bruno Soro
“Il segreto dell’agitatore è di rendersi stupido quanto i suoi ascoltatori, in modo che questi credano di essere intelligenti come lui”.K. Kraus, Detti e contraddetti, Adelphi, Milano 1972Il signor Giuseppe Monticone, Presidente del comitato “Oltre il fango”, mi ha onorato della sua attenzione commentando...
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12.11.2017
Bruno Soro
“…l’umanità tende a essere un po’ credulona, e a bersi tutto quello che le
viene propinato. Un buon atteggiamento sarebbe invece chiedersi sempre se
l’informazione che stiamo ricevendo è vera o falsa, e in caso di dubbio andare
a verificare.
I primi a dover fare
questa informazione dovrebbero essere...
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08.10.2017
Bruno Soro
“Il tempo è ciò di cui parliamo chiedendo «quando?».
Lo spazio è ciò di cui parliamo chiedendo «dove?».
Carlo Rovelli, L’ordine del tempo, Adelphi Edizioni, Milano 2017
Mi ero già appuntato il titolo di questo
scritto, ispiratomi dalla lettura del bestseller
del fisico Carlo Rovelli, quando...
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21.09.2017
Bruno Soro
“Nella prefazione alla sua grande
opera, (…) Moore – Keynes si riferisce qui al trattato del grande filosofo britannico
George Edward Moore Principia ethica –
esordisce dicendo che l’errore principale è «cercare di rispondere alle domande
senza prima capire qual è, di
preciso, la domanda cui si desidera...
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31.08.2017
Bruno Soro
Non
mi serve una lapide, mase a
voi ne serve una per me
vorrei
che sopra stesse scritto:
Ha
fatto delle proposte. Noi
le
abbiamo accolte.
Una
simile scritta farebbe
onore a noi tutti.
Bertolt Brecth, Poesie. Einaudi, Torino
1992
È da stupidi dare
dello “stupido” ad uno stupido, così come è...
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21.08.2017
Bruno Soro
«Chi attribuisce alla crisi i suoi
fallimenti e difficoltà, violenta il suo stesso talento e dà più valore ai
problemi che alle soluzioni. La vera crisi è la crisi dell’incompetenza.
L’inconveniente delle persone e delle nazioni è la pigrizia nel cercare
soluzioni e vie di uscita. Senza crisi non ci...
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