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Anniversario di una chiusura
Franco Ferrari
Sto pensando all’odioso secondo anniversario della chiusura del Teatro Comunale. Penso ai miei ex compagni di lavoro che, dopo anni di stress e di sacrifici familiari, ancora non vedono la soluzione. Penso ai precari emarginati, e mi chiedo se il dissesto debba per forza bloccare, non dico gli investimenti, ma la stessa vita civile. Ho letto su RadioGold le dichiarazioni dell’ing. Neri del Comune di AL, l’assunto delle quali sembra essere: se troviamo dei benefattori, bene, altrimenti…! A ciò Neri aggiunge un laconico “deve pagare chi ha rotto”. Ecco, perché siamo ancora al laconico, da cui pensavo si potesse/dovesse uscire dopo le elezioni? Alla base del disastro finanziario del TRA ci fu la totale inattendibilità amministrativa degli ex governanti cittadini. Alla base del disastro fisico del Comunale ci fu un errore tecnico da parte di una ditta scelta dagli stessi governanti.
A riprova della sua responsabilità, la ditta accettò di provvedere a proprie spese alla bonifica, come strombazzato ai quattro venti dai suddetti governanti. Forse, chissà, voleva aggirarsi indisturbata nell’edificio per verificare se il disastro non fosse dipeso da cause diverse; ma non credo proprio abbia trovato alcunché. Indispettiti, i bonificatori non si sono risparmiati ulteriori scivoloni (vi ricordate la sparizione del Fondo Ferrero?), e dopo le elezioni -disarcionati i loro amici dalla volontà popolare- hanno interrotto l’attività, tuttora ferma. Magari negli accordi sottoscritti in allora ci sono inghippi e ambiguità, d’altronde in perfetto stile fabbiesco-repettian-vandoniano. Se fosse così, mi parrebbe tempo di chiarire gli impegni con il massimo rigore. Il destino del Comunale non ricorda i bombardamenti sul Municipale; assomiglia più alla violenza fascista sul Teatro del Popolo: qualcosa che ti impone di ribellarti. Vogliamo combatterla ancora una volta, la sfiga che perseguita i nostri teatri?Forse il Comune dovrebbe trattare la riapertura del teatro davvero come una priorità del programma di mandato, una urgenza “civica” molto prima che culturale. Probabilmente molti alessandrini non arrivano a considerare il Comunale un “bene comune”, ma certo tutti sono convinti che trattasi di un bene pubblico, di un edificio di competenza pubblica e di evidente funzione sociale.
Sarebbe spettato al Comune, anche senza la tragedia dell’amianto, affrontarne il dovuto adeguamento. Un complesso manufatto ormai quarantenne, per di più oggetto di quotidiana fruizione pubblica pagante, obbliga già di suo ad una radicale manutenzione; nel cui ambito potrebbero giustamente inserirsi alcune nuove funzionalizzazioni che in un edificio non storico sono possibili e auspicabili. La Città abbracci questa volontà; vadano in soccorso del Comune le banche, gli imprenditori, le forze sociali. La civitas si ritrova certamente anche in spazi come il Parvum, la Casa di Quartiere, il San Francesco, etc; la piccola iniziativa culturale diffusa, che ormai è molto viva anche nella nostra città, non deve fermarsi; ma Alessandria-polis ha bisogno di un edificio teatrale, che le ha conferito prestigio e la cui vitalità civica è insostituibile. Già mi vedo i sorrisi ironici e i commenti: Ferrari non si rende conto delle proporzioni del dissesto. Va be’. Lasciamo che gli alberi si sforzino di nascondere il Comunale. Tra qualche anno potremo organizzarci taciturne e malinconiche visite, come ad una centrale dismessa!
04/10/2012 16:27:43
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