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Il primo allievo di Adelio Ferrero: “un tal Quaresima…”
Nuccio Lodato

 

E’ in libreria, edito da  Mimesis, Wer ist Leonardo? Da Caligari al cinema senza nomi: un corposo volume nel quale un numerosissimo gruppo di  colleghi, amici e allievi italiani e di numerosi altri paesi hanno voluto salutare auguralmente, con altrettanti scritti,  Leonardo Quaresima, professore ordinario di Storia del cinema presso le Università di Udine e Bologna, in occasione del suo settantesimo compleanno

Il felice e doveroso omaggio a uno dei massimi e più nitidamente fecondi  storici e filologi italiani dello spettacolo riprodotto, viene a coincidere col quarantesimo anniversario della scomparsa di Adelio Ferrero, del quale Quaresima fu storico allievo, laureato della prima ora e subito assistente a Bologna, nella stagione iniziale del DAMS, al principio degli anni Settanta.

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Il polemico abbandono di «Cinema Nuovo» da parte di Adelio Ferrero, nel 1970, dopo quelli di Lorenzo Pellizzari e Guido Fink, avrebbe definitivamente marcato una svolta complessiva nel modo prevalente di leggere il cinema in quel periodo. Per dirla molto schematicamente, la lezione di libertà impartita dai «Cahiers di Cinéma» aveva avuto la meglio, in tutte le sue possibili implicazioni, sulla tradizionale impostazione “ideologica” pur meritoriamente contrassegnante il lavoro di Guido Aristarco e della sua rivista nei primi lustri del dopoguerra. Molti avevano ritrovato, al termine di quella contrastata stagione, una propria indipendente e diversa libertà di orientamento e di giudizio.

 

Erano seguiti pochi anni (i primi Settanta) di silente quanto laborioso interludio. Adelio aveva sperimentato, tra i primi in Italia dopo Chiarini, Verdone e il suo antico mentore, l'onore e l'onere della cattedra universitaria: all'inizio fuggevolmente alla Statale milanese, quindi a Pavia. Qui correva l'anno accademico 1972-73: il primo con la stupefatta “ammissione” a denti stretti e occhi sbarrati della “settima arte” in quel severo ateneo storico, la cui Facoltà di Lettere brillava proprio allora di luce continentale, schierando contemporaneamente, tra gli altri, Maria Corti e Cesare Segre, Dante Isella e Franco Gavazzeni. Ma nel frattempo si era posto al centro dell'attenzione il neonato Dams bolognese, e Ferrero, sulla scia del concittadino e amico Eco e dell'infaticabile ideatore e fondatore Benedetto Marzullo, di recente scomparso, era assai sensibile al suo richiamo. Ho il ricordo personale di una telefonata ricevuta in mia casuale presenza da Adelio nella sua abitazione di via Lombroso, con cui “la signorina Corti” lo pregava di restare ticinense ancora per un anno, ma invano: il richiamo della nuova opportunità felsinea era, comprensibilmente, troppo irresistibile.

 

Ma dal lungo periodo non era sbocciato soltanto l'inizio del cammino bolognese (e più in generale emiliano-romagnolo) di Ferrero, che purtroppo la prematura scomparsa proprio a Bologna avrebbe troncato da lì a troppo poco, giusto quarant’anni fa, il 23 settembre 1977. Attraverso il lavoro di tessitura, probabilmente attribuibile anche al prestigio personale di Giorgio Tinazzi, con le edizioni Marsilio dei De Michelis, il trio non solo amicale Ferrero-Pellizzari-Fink si sarebbe ritrovato, nel 1974, ad affrontare una nuova, suggestiva e densa avventura: quella del trimestrale “Cinema e Cinema”, che successivamente avrebbe mutato in “&” la congiunzione in testata, e alla cui guida si sarebbero alternati, nell'ordine, questi tre cari e insostituibili maestri della critica italiana.  Leonardo Quaresima ne sarebbe divenuto, da collaboratore centrale fin dal primo numero, in fasi via via successive,  redattore capo e poi condirettore.

Così, la sera del 24 marzo 1974 (deduco con certezza la data, grazie all'ingiallitissima locandina self-made al ciclostile, che conservo da allora), presso il, per l’epoca, innovativo  filmclub alessandrino “Entrata Libera” nel cortile del n. 78 di via Trotti, Adelio avrebbe avuto il piacere di presentare la nuova rivista anche nella sua città, con la presenza collaborativa al proprio fianco dei suoi “due assistenti” bolognesi. Si fece così la conoscenza, in quell'indimenticabile piccolo evento, dell'ancor più giovane Giovanna Grignaffini e del non ancora ventisettenne Leonardo Quaresima: i due neolaureati che Ferrero aveva scelto per affiancarlo e proseguirne -questo ben prima del previsto...- il lavoro. Di quella siderale occasione si ricorda anche, in prima fila, la fulva chioma di Grazia Robotti Pierallini, che da lì a pochi anni,  legandosi di forte amicizia ai due, sarebbe stata l'insostituibile anima organizzativa del Premio “Adelio Ferrero”. A partire infatti dal 1978 la famiglia dello scomparso critico e il nuovo Teatro Comunale cittadino inaugurando avevano voluto istituire, alla ricerca di giovani aspiranti critici cinematografici (all'epoca pareva di far loro un favore: oggi la riflessione dovrebbe divenire sensibilmente diversa...) un cospicuo riconoscimento annuale in memoria del figlio, primo presidente dell'ente teatrale neocostituito e caro amico precocemente congedatosi. Che per fortuna negli ultimi anni il gruppo dei fondatori del Circolo intitolato alla memoria di Adelio ha saputo riprendere e rilanciare dopo una malaugurata e triste pausa per motivi di forza decisamente maggiore.

Fin che in vita, Ferrero aveva saputo “difendere” con fermezza i suoi. Un suo ex-collega dell'équipe di “Cinema Nuovo”, i cui interventi erano spesso caratterizzati da taglienti polemiche personali (peraltro, onestamente, non sempre infondate) aveva ironizzato a proposito di “un tal Quaresima”, alludendo probabilmente alla sua ancora forzatamente limitata notorietà e produzione. «Ma come si permette, cosa vuole?» commentava in privato Adelio con gli amici: «adesso uno per cominciare a lavorare in università e nella critica deve prima andare a far l'esame con lui?». Per obiettività, va anche ricordato che in una delle ultime edizioni dello sfortunato festival alessandrino “Ring!” (per la precisione quella del 2008) il qui innominato polemista d'antan avrebbe avuto profonde e sentite parole di riconoscimento per l'uno e per l'altro dei suoi remoti bersagli.

 

Così un altro 24, quello del settembre 1978, vide l'apertura inaugurale della grande struttura di spettacolo (che la città piemontese si era permessa unicamente con le proprie risorse, caso allora abbastanza unico in Italia), con l'assegnazione della prima edizione del premio -ex-aequo a  Eric Michael Scullin di Ferrara e Flavio Tuliozi di Modena. Tra quei concorrenti anche Milena Gabanelli, Davide Ferrario ed Alberto Crespi, prime avanguardie dei molti nomi che la manifestazione avrebbe saputo “lanciare” in quasi quarant'anni di esistenza. E l'intitolazione allo stesso Ferrero di una delle sale del grande complesso polivalente.

Per molte, molte edizioni del “Ferrero” l'apporto di Leonardo in una giuria in cui lo affiancavano (per limitarsi a quanti troppo frettolosi di raggiungere Ferrero là unde negant redire) colleghi come Gianni Rondolino e Gian Paolo Bernagozzi, Alberto Farassino e Morando Morandini, “presieduti” dallo stesso Pellizzari, si sarebbe rivelato profondo e appassionato, spesso determinante: incoraggiante con gli “altri”, distaccato e nelle fasi decisionali muto o addirittura assente nelle numerose e non casuali occasioni in cui si trattava di suoi studenti, lungimirante sempre. Anche in quella sede, insomma, Quaresima avrebbe avuto modo di rivelare nitidamente le sue straordinarie qualità non soltanto intellettuali e critiche, ma anche umane e amicali.

 

Non sarebbero mancate altre occasioni di contatto, confronto e collaborazione con lui: le lontane e rimpiante riunioni di redazione della rivista nella sua severa e accogliente casa del centro storico bolognese, al n. 1 di via Battibecco, nelle quali si presentiva già l'aria che da lì a non molti anni avrebbe fatto della città definitivamente una delle capitali della cultura cinematografica nazionale e non solo. Gli incontri autunnali di ogni anno all'appuntamento immancabile delle Giornate del Muto di Pordenone, prima che i crescenti impegni di Leonardo e il fluire della vita di ciascuno accentuassero le distanze. Per lui l'aria giuliana sarebbe divenuta anche quello del lavoro scientifico e didattico quotidiano

L'ultimo contatto diretto, se pur solo telefonico, che ricordo, ormai risalente a qualche anno, fu quello in cui ebbi il piacere e l'orgoglio di parlargli della mia carissima laureata quinquennale Laura Sangalli, che si era aggiudicata da par suo ed esclusivamente facendo assegnamento sulle proprie forze, un ambìto dottorato goriziano da lui ispirato e coordinato.

Poi le cose sono andate come dovevano andare: dei due ormai remoti coprotagonisti di quella serata alessandrina, Giovanna Grignaffini sarebbe diventata deputato di Bologna per due legislature, e ora narratrice di vaglia coi primi due romanzi. E il “tal Quaresima”, da parte sua, come testimonia clamorosamente questo volume, un'autentica pietra angolare degli studi italiani ed europei, e della loro organizzazione e circolazione, che tutti abbiamo negli anni via via sempre più apprezzato, anche affettivamente, e ritenuto -com'è tuttora- un'avanguardia indispensabile nell'esplorazione e nella decifrazione delle strade del cinema.

25/09/2017 22:16:51
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