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Libri
"Il Diavolo veste Praga" .
Pietro Mercogliano

 Bisogna esser cauti nel parlare di “Il cimitero di Praga” di Umberto Eco.                                                                     ​ In occasione della sua pubblicazione, un importante giornale ha pubblicato le recensioni di due persone che godono di una certa considerazione e che si sono mostrate scandalizzate per tutto l’antisemitismo presente nel romanzo (ho incontrato una di queste due persone in Università, e avrei dovuto sostenerci un esame ma l’ho previdentemente sostituito con un corso diverso); non è possibile negare che le tematiche antisemite siano presenti nel libro: ma non sono minimamente condivise dall’Autore, e il libro può avere semmai l’effetto di porle in ridicolo. O sarebbe come gridare all’orrore perché “Il dottor Stranamore” seduce la gente a far saltare in aria il globo.

         Bisogna dunque esser cauti: chissà che non mi capiti di spendere qualche parola di apprezzamento, ed esser cosí catalogato come nazista (pur se l’aver citato “Il dottor Stranamore” non mi abbia già catalogato per lo meno come dinamitardo).

         In verità, non mi spiego come un lettore dotato di un livello anche men che medio di attenzione possa non notare il profondo sarcasmo di cui il libro è intessuto. Ma forse è solo che s’impone ai recensori di fare in fretta; o d’esser prevenuti quanto basta o poco piú.

         Il romanzo, ad ogni modo, è un capolavoro di architettura.

         La voce principale è quella di un Narratore anonimo (ma “Umberto Eco” va benissimo) che commenta e presenta il diario di Simone Simonini. Costui è il vero e proprio protagonista-narratore del romanzo, la voce interna alla storia che la vive e la interpreta. Si tratta di un falsario: non è il primo personaggio di Eco a svolgere quest’onorata professione, e non sarà l’ultimo. è costui – non il Narratore di primo livello! – ad essere antisemita: ed Eco corrisponde al Narratore di primo livello – non a costui! –.

         E Simonini è tanto antisemita (oltre che misantropo e misogino): antisemita fino alle punte dei capelli, ovvero fino al midollo (a seconda del senso in cui si vogliano percorrere gli strati d’un antisemita). Antisemita al punto da creare – grazie alle sue abilità professionali – alcune delle prove piú atroci che gli antisemiti portavano alla loro causa: e in tal modo non solo il romanzo ribadisce in effetti (cosa risaputa, per altro) che tali prove sono dei falsi, ma ne inscena anche la costituzione dipingendola di malafede e livore.

         La storia ruota attorno alla macchinazione dei “Protocolli dei Savî di Sion”, un falso messo insieme per gettare odio sugli Ebrei e ambientato durante una tenebrosa riunione di potenti rabbini nell’antico cimitero ebraico di Praga. Su questo s’incardina tutta una serie di storie di complotto che ruotano attorno al Risorgimento italiano: Massonerie, possessioni demoniache, sante isteriche, polizie segrete, controspionaggi, l’immancabile rete sotterranea di Parigi, l’ancor piú immancabile cospirazione del Mondo ai danni del Mondo; e intanto incontri epocali, come quello con Ippolito Nievo e quello con Sigmund Freud; e sempre e ovunque la minaccia semita (ossia a dire quella che il personaggio Simonini vive come la minaccia semita), e sempre e ovunque il Diavolo con tutte le sue manifestazioni. E tutto è sommamente virtuosistico e bello, perché praticamente tutti i personaggi ad eccezione di Simone Simonini sono realmente esistiti e hanno compiuto le azioni e detto le parole che il romanzo cita: solo il libro riunisce i fili sdipanandoli dalla loro trama e rifondendoli nella propria e di questo lavoro fa la sua storia, in tutto e in nulla veridica.

         Ma, tornando al capolavoro d’architettura, c’è da dire che le voci narranti non sono finite: c’è anche l’abate Dalla Piccola. Costui non sembra esser noto a Simonini e i due non sembrano incontrarsi mai; ma abitano in due appartamenti comunicanti, e quando l’uno dorme l’altro si desta e aggiunge in diversa grafia le proprie postille al diario dell’altro. Simonini in realtà è Dalla Piccola, o Dalla Piccola in realtà è Simonini, o sono due persone distinte? Fin quasi alla fine, se si è disposti a lasciarsi mesmerizzare dall’illusione ottica, tutt’e tre le cose contemporaneamente sono vere.    



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