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Storia
La nascita di Gamondio. Riflessi in Castellazzo B.da e Alessandria
Piera Maldini
... E' stata un'occasione imperdibile la conferenza del 26 Ottobre 2014 presso la Sala Consigliare del Comune di Castellazzo Bormida, che nell'ambito del progetto" Le Quattro stagioni di Gamondio Antico", ha avviato l'analisi storica del borgo  con la Primavera, ovvero le origine longobarde nel VI sec. d.C. il centro poi scomparso nel 1168 d.C.- 846 anni fa- come é stato marcatamente evidenziato nel manifesto per la prima commemorazione; evento questo collegato nello stesso tempo alla nascita di Castellacium e Alexandria; ed é proprio questa città che dovrebbe cerebrarlo ed essergli particolarmente riconoscente, perché il suo sacrificio le ha permesso di esistere con una presenza privilegiata rispetto agli altri piccoli abitati, sviluppatisi fino allora.

Lo hanno sottolineato il Sindaco di Castellazzo, Gianfranco Ferraris e i due relatori, Piera Maldini con l'analisi e lo sviluppo dell'arrivo dei Longobardi, affiancata da "vari tecnici d'eccezione" Gianna Orsi, Gianni Casanova, Sergio Maranzana, Giampiero Varosio, e Pier Luigi Cavalchini con la toponomastica longobarda.

E' stata l'occasione che ha permesso di confermare la matrice longobarda  di Gamondio, (non essendo alla fondazione affiancato da alcun aggettivo, "antico e nuovo" ovviamente) innanzitutto  nella denominazione stessa, tedesca nella costruzione, laddove gau (territorio amministrato) si unisce al termine longobardo, presente nei dizionari italiani,  mundio  (in questo caso: diritto di tutela/protezione del re sul territorio), ottenendo letteralmente "sito protetto dal re", ovvero un Protettorato, corte regia, gestita da funzionari temporanei, nominati annualmente dal sovrano, i gastaldi; e sempre considerando il luogo, ci si é soffermati su un altro indizio, decisamente germanico, la propria mappa: elissoidale con strade strette e tortuose, in contrasto con la concezione romana squadrata e diritta, quella stessa che ritroviamo a Castellazzo delimitata dalle vie: Gamondio, Trieste, Generale Moccagatta, il nucleo primitivo da cui si allontanano le quattro vie periferiche, Pietragrossa, verso Genova passando da Portanova, via Trinità da Lungi e in direzione  Acqui .

E' stata l'occasione per mostrare come il toponimo persista  sia in Castellazzo ( in modo più evidente e diffuso) sia in Alessandria.

E' stata l'occasione per mettere in luce che Gamondio é stato un centro molto importante a tal punto che il geografo arabo Edrisi in una carta  dell'Italia del 1154 d. C. ancora molto confusa,  lo riporta, affiancandolo  a centri come Roma, Pisa, Tortona senza registrare centri, che pure c'erano, come Rovereto, Foro, Marengo, Bosco.

E' stata l'occasione per esplorare il passato e ciò che esso ci ha lasciato in: usi e costumi (indossare le braghe, mangiare carne, bere birra, risarcire col denaro un danno), termini linguistici ( la lingua italiana, i cognomi , le denominazioni dei luoghi), ed anche politicamente la divisione del nostro stato, che si colmerà nell'Unità del 1861, a conclusione del Risorgimento.

E'  stata l'occasione per vedere i tesori artistici, che contraddistinguono il loro stile, derivato da un'abile sintesi di influssi nordici, la geometria, germanici, aspetti zoomorfi, fitomorfi, classici, colonne corinzie , foglie d'acanto, bizantini intrecci di nastri, il che rende le opere originali e perfettamente distinguibili; il tutto si può ammirare a Castellazzo nei leoni posti davanti alla chiesa di San Martino, nelle quattro colonne, visibili nel suddetto edificio nei pressi del precedente ingresso principale, quando il complesso era disposto nell'altro senso, rispetto a quello attuale, nelle colonne della pieve della Trinità da Lungi, e ad Alessandria nelle Sale d'Arte, dove insieme ad altri, provenienti dal demolito Duomo di piazza della Libertà, in cui erano giunti, quando Emanuele Boidi riuscì a far spostare i nobili gamondiesi con "sacra et profana" nel nuovo sito, fa bella mostra di sè uno straordinario capitello dell'VIII secolo,  raffigurante su una faccia due grifoni intenti per cupidigia a scontrarsi e sull'altro lato una pecora partoriente, volendo significare l'eterno contrasto, odio-amore, insito nell'umanità. Ai reperti scultorei si devono aggiungere le opere architettoniche: a Castellazzo la cripta di Santo Stefano extra muros, fabbrica coeva a quella di Santa Giustina a Sezzadio, fatta costruire nel 722 d.C. da re Liutprando e la torre di Teodolinda nei pressi del Museo di Marengo.

E' stata l'occasione per superare l'oblio in cui é caduta la bisecolare dominazione longobarda, che inevitabilmente ha lasciato delle tracce vistose, che nessuno si pone di analizzarle, per questo l'incitamento a cambiare posizione la si attinge da Dante, riportando il suo discorso politico, nella forma letteraria più elevata, "Considerate la vostra semenza: fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e conoscenza".

Se l'incitamento venisse messo in pratica  da Castellazzo e da Alessandria, attraverso i loro vertici amministrativi; si avrebbe modo di valorizzare le testimonianze artistiche, che ciascuno ha, e in particolare Alessandria troverebbe un preciso riferimento storico per festeggiare San Baudolino, eremita, vissuto all'epoca di Liutprando, la qual cosa non sarebbe razionale, se non fosse Gamondio nuovo; altresì troverebbe  giustificazione il suo stemma, sorretto da due grifoni, figure mitologiche riportate dai Longobardi, ma poi bandite dalla Chiesa.

L'ccasione più allettante però é quella di ripercorrere il breve, ma intenso e variegato cammino di Gamondio, perchè la sua vicenda si configura un mito, al paragone di quella di Troia o di Atlantide, oltretutto a differenza di queste città c'é la sorprendente nota epica del continuare a rivivere in Castellazzo e in Alessandria, ma ce ne dobbiamo accorgere senza più perderci dietro improbabili leggende.

 

 

08/11/2014 17:32:25
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