BREAK POINT. 003. Vaccini
Credo che ormai tutti noi si sappia di una questione che, da parecchi mesi in qua, è rimbalzata su ogni mezzo di comunicazione: quella delle vaccinazioni dei bambini o, meglio, quella della diminuzione dei bambini che le famiglie fanno vaccinare, con conseguente rischio per tutti. Di qui, prima la diffusione dei dati – allarmanti – poi la campagna degli organi ufficiali – dalle autorità sanitarie al Ministero specifico al Parlamento – quindi l’ampio risalto dei mezzi di comunicazione e, infine, il provvedimento legislativo che definisce l’obbligo di vaccinazione per qualunque bambino da ammettere agli asili e alle materne. Insomma, più o meno dalla nascita ai sei anni d’età.
Perché non dopo? Beh, credo che il dopo si scontri con un altro obbligo di legge: quello scolastico che riguarda elementari e medie o, detto in modo più formale, l’obbligo scolastico fino ai 14 anni d’età. Ma chissà che, prima o poi, qualcuno non riesca a superare l’ostacolo. Nel Bel Paese, non si sa mai.
Comunque, fra le altre cose stupisce non poco l’informazione a senso unico. Se il numero dei bambini che non vengono portati alla vaccinazione aumenta, ci saranno pure genitori, famiglie, che non sono d’accordo o temono la vaccinazione. Eppure, non c’è spazio per un pubblico dissenso. Il fronte del sì si presenta granitico: dichiarazioni, pareri, commenti, proclami, dati. Un’alluvione di messaggi allarmanti sui rischi che corre l’intera comunità, corredata da giudizi di autorevoli medici, scienziati, personaggi pubblici di vario genere, veicolati dai mass media. Persino i talk show, che reggono gli ascolti sulla base di opinioni contrapposte, sfuggono a questa regola basica quando si tratta di vaccinazioni. Solo e sempre, un’informazione a senso unico: l’opinione pubblica invasa dal sì e il no ridotto alla clandestinità.
Ecco perché mi sento costretto a parlarne qui, nello spazio pubblico di questo giornale. Un piccolo fuoco, per la legna che ho. Ma, almeno, potrebbe riscaldare un camino. Cominciamo:
Il sì sostiene che l’aumento dei bambini non sottoposti a vaccinazione procura danni a tutta la comunità. Una recrudescenza di malattie esantematiche che erano quasi scomparse, un aumento della mortalità infantile, un pericolo anche per i bambini vaccinati o da vaccinare.
Il no dice (o direbbe, se lo ascoltasse qualcuno) che i dati ufficiali sono spesso riportati in maniera sovrastimata, che nessuno cita i numeri delle sindromi che colpiscono i bambini vaccinati, le quali sono anch’esse in aumento. Qualcuno sa spiegarne il perché?
Il sì ribatte che mettere in relazione i vaccini con l’insorgenza di sindromi di qualsiasi genere è assolutamente priva di fondamento scientifico. Nessuno studio e nessuna ricerca è mai giunta ad attestare una qualche relazione. Queste sono dicerie, favole, sciocchezze che circolano in ambienti ignoranti, facile preda di chi specula sui guai altrui.
Il no vorrebbe replicare portando casi concreti, bambini che non sono stati più gli stessi dopo le vaccinazioni, assenza di anamnesi prima di sottoporre i bambini alla vaccinazione, trattamento differenziato da caso a caso, meno uniformità e maggiore attenzione al singolo. Più ascolto, insomma, e meno sicumera.
Arrivati a questo punto, il sì dispiega tutto la potenza che ha. Non c’è spazio per le vie di mezzo, o sì o no, senza i ma, i forse, i vedremo. Chiunque scelga questa via non fa del bene a sé stesso e non rispetta gli obblighi che la vita sociale pretende (ed esige) da chiunque voglia farne parte. Zitti e buoni, per legge e a tutela del bene pubblico.
A questo punto, il no non sa più che dire. In questo Bel Paese hanno diritto di parola e di ascolto tutti, ma proprio tutti, dai ladri agli assassini, dagli arrivisti ai bugiardi conclamati. Tutti, meno quelli che vorrebbero esprimere qualche dubbio, anche piccolo, sulla bontà delle vaccinazioni. Ma questi non se ne faranno una ragione.
002. Avanti un altro
E’
proprio il caso di dire che, di questi tempi, le piazze sono più affollate che
mai. Non passa quasi giorno senza che i telegiornali ci mostrino qualche
manifestazione di protesta. Una volta i taxisti, un’altra i terremotati,
un’altra ancora gli agricoltori. E, via a scalare, truffati dalle banche,
associazioni pro-emigrati, cassintegrati, gente che vede a repentaglio il posto
di lavoro, gente che il posto di lavoro lo cerca da una vita… Sarebbe lunghissimo
l’elenco di quelli che sfilano, a cui occorre aggiungere quelli che non
sfilano, ma si fanno sentire in altri modi, come gli ex amministratori e
amministrati delle (ex) province, sindaci e popolo di Comuni con le casse
vuote, categorie che vorrebbero rinnovare il contratto di lavoro, camionisti
che invocano protezione dalla concorrenza estera, professionisti che ingiungono
di tener giù le mani. Insomma un universo variegato, difficile da mettere
insieme sotto il medesimo sguardo.
A
ben vedere, però, almeno due cose accomunano tutti o quasi:
1.
l’assoluta
volontà di tenere a bada il nuovo che avanza. Un’ampia, trasversale convergenza
nel resistere a questo presente-futuro che si sta mangiando consolidati diritti
ed erodendo rendite-redditi acquisiti in decenni, quando non secoli andati.
Perché, cos’altro sono le proteste dei taxisti, dei camionisti, dei contadini,
e delle altre categorie che sfilano per le strade?
2.
la
seconda questione investe direttamente il potere centrale, segnatamente il
Governo. “Pensaci tu” come recitava Calimero in famoso Carosello. Già, pensaci
tu. Intervieni sulle regole oppure non intervenire sulle regole. Comunque,
caccia i quattrini. Noi, qui, non ce la facciamo più. Servono soldi freschi e
tu li devi trovare.
Il
Governo??? E dove li va a trovare, meschino? E’ già tanto che stia in piedi,
mentre la politica è troppo presa a litigare per occuparsi d’altro. L’Europa
preme, sono in corso guerre, sul terreno e negli ovattati studi di grandi
banche, grandi Stati, grandi imprese mondiali. Tutti troppo grandi per un paese
come l’Italia. O ci svegliamo tutti, oppure non ne usciremo sani.
001. Dietro le elezioni olandesi
Ieri
si sono tenute le elezioni politiche in Olanda e sappiamo ormai tutti com’è
andata. Il partito anti-islamico e anti-Comunità Europea è un tantino cresciuto in seggi, il partito
al governo è un tantino calato, ma alla fine hanno vinto i “buoni” e tutta
l’Europa può tirare un respiro di sollievo.
Ma
è veramente così? Per capire meglio, sarà il caso di ricapitolare alcune
questioni, accadute nel corso della campagna e subito a seguire.
Prima
questione, l’informazione. Nessuno di noi è obbligato a informarsi delle
vicende olandesi, a questo dovrebbero pensare i media. E i media cosa fanno?
Cominciano a tambureggiare quasi un mese prima, accreditando la tesi che,
vincessero gli anti-europei, sarebbe la fine dell’Unione Europea. L’Olanda
farebbe la sua exit e l’Unione si dissolverebbe senza appello alcuno.
Non
è così e si sa bene che non sarà così, non potrà essere così. Chiunque volesse,
potrebbe facilmente arrivare a definire gli scenari possibili. Nello scenario
più negativo, al massimo il partito anti-europeo potrebbe arrivare a fare 25-28
seggi. Per governare l’Olanda occorrerebbe una maggioranza che arrivasse poco
sotto i 100 seggi, cosa che gli anti-europei non potrebbero fare neanche con la
proposta di una coalizione, proposta che ogni altro partito in causa ha già
pubblicamente rifiutato.
E
allora, cos’è che ha scatenato questo clima di paura, grondante dai
telegiornali, dai talk show, dalle testate giornalistiche, dai commentatori di
professione? Beh, azzardo una spiegazione: la concorrenza impone delle scelte e
gridare allo scandalo, alla decadenza, al colpo di mano politico è una via che
può rendere. Gli spettatori-lettori? Dopo. Prima viene la sopravvivenza delle
testate. Adeguarsi o perire.
In
tutto ciò brilla un’altra questione, per una risposta piccola ma significativa.
Subito dopo la conclusione della tornata elettorale, a urne chiuse e spoglio
quasi terminato, mentre i partiti olandesi facevano i conti, gli Stati Maggiori
della Comunità Europea ringraziavano caldamente e si affrettavano a dire che il
populismo aveva subito un fiero colpo.
Cos’è,
paura di perdere l’Unione Europea oppure i propri scanni e il sistema di potere
organizzato a Bruxelles? Beh, non si rallegrino molto. Ognuno di noi sa bene
che, o la Comunità Europea cambia assetto e sistema di governo oppure è
destinata a sfasciarsi. Il responso degli olandesi le dà un po’ di tempo in
più, ma si sbrighino. Tra qualche mese potrebbero arrivare altre cannonate.
...