Eri bello. Fatto di quella
bellezza che seduce senza essere seduttiva, quella bellezza frutto di profonde
ferite, di sguardi negli abissi, di aguzze redenzioni mai per sempre.
Camminavi con quell'andatura
tra cow-boy e dandy, elegantemente trascinando l'ombra pesante che ti disegnava
quella faccia da bambino, dono delle luci di Coney Island e del nero della
notte americana.
Il tuo sorriso aveva i denti
storti e gli occhi stretti, sguardo di lince, iridi azzurre come lame
d'acciaio, feritoie da cui lanciavi sguardi penetranti come morsi di belva
morbida e feroce.
Sei stato inseguito per tutta
la vita da una bottiglia di tequila, potevi diventare un cartoon, o scriverlo,
hai invece scritto storie che appartengono alle nostre provincie
interiori meno frequentate e meno dignitose, le più nostrane.
Un uomo solitario che non sa
stare solo , ti ha
definito così la donna con cui hai condiviso molta parte della tua vita , una
donna invidiata solo da chi sa di poter portare il peso di un simile compagno.
Sei fuggito per tutta la
vita da un padre alcolizzato e violento, hai fatto tutto il contrario di quello
che lui aveva fatto per ritrovarti alla fine, quando il conto arriva, a vedere
che non si può scappare da quel che comunque ci appartiene, nel bene e nel
male: ognuno ha la sua bottiglia di tequila, la si può bere tutta d'un fiato,
la si può centellinare o nascondere dietro l'armadio, lei c'è, presente
all'appello quotidiano dell'invisibile.
Mi sono innamorata di te al
primo incontro e non mi hai mai deluso.
Te ne sei andato via a cavallo,
ti ho visto di spalle, spero farai pace coi tuoi fantasmi.
A per sempre.
Patrizia